Il 13 febbraio, vigilia del giorno dedicato agli innamorati, c’è aria di festa anche nella redazione del Mattino, dove non si lasciano scappare una sola occasione per fare baldoria. C’è chi si prepara ad una cena romantica, chi a portare fiori alla sua bella. Ma c’è anche qualche incallito donnaiolo che gira tra i corridoi intonando il proprio inno “questa o quella per me pari sono…”.
E il verdiano duca di Mantova sembra avere epigoni anche tra i responsabili della prima pagina del dorso cronaca. C’è stato un fatto importante: la solita storia di mazzette sugli appalti. Nove persone, tra imprenditori e funzionari dell’Asl 1 vengono arrestate.
Il 14 febbraio il quotidiano diretto da Mario Orfeo dedica alla notizia l’intera apertura della cronaca, titolando con una frase intercettata a uno degli arrestati: “Ci dobbiamo mangiare Napoli”. Titolo forte, probabilmente frutto dell’intuizione di uno dei tanti capi: o qualcuno della cabina di regia della cronaca (Vittorio Del Tufo, il vicario Paolo Russo e la new entry Marilicia Salvia) oppure dell’ufficio dei redattori capo del Chiatamone (con il responsabile Antonello Velardi e il vicario Massimo Baldari, il vicario cronache Antonino Pane, Armando Borriello, Francesco De Core, Lino Zaccaria).
Forte il titolo, forte l’attacco del pezzo: “La Procura di Napoli ha emesso ieri nove ordinanze di custodia cautelare…”, tanto forte da spiazzare perfino il capo della procura partenopea Giovandomenico Lepore che quegli arresti non li aveva mai disposti per il semplice motivo che arrestare qualcuno non rientra nelle sue competenze. Ancora più contrariato, c’è da supporre, Bruno D’Urso, presidente aggiunto dei gip napoletani, cui è demandato il compito di emettere i provvedimenti.
Corretto, al contrario, il resoconto che Giuseppe Crimaldi fa nel primo piano dedicato all’evento: “… l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli Pia Diani….le misure richieste dal pubblico ministero Giancarlo Novelli della Procura di Napoli…”.
Ma tant’è: “questa o quella per me pari sono”, e un ufficio vale l’altro, avrà pensato il duca di Mantova responsabile del riepilogo da piazzare in prima pagina.
Di fianco al pezzo c’è un’intervista al professore Biagio De Giovanni, e qui emerge la lucida intelligenza del filosofo che nel titolo, pur ignaro di quanto sta accadendo nelle colonne alla sua sinistra, riflette amaramente: “Livelli altissimi di degrado”.
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