Il mistero dei lavori agli scavi di Pompei

Gentile direttore,
ho letto l’appello a favore di Ciro Crescentini, sindacalista della Fillea Cgil licenziato dal suo sindacato. E ho anche letto l’articolo di Panorama sul cantiere del sito archeologico di Pompei, dove un operaio di 51 anni, Raffaele Giusto, che lavorava al restauro della casa di Trebius Valens, ha rischiato di morire precipitando da un ponteggio di otto metri, cavandosela fortunatamente, proprio perchè Dio è grande, solo con un trauma vertebrale e una prognosi di trentacinque giorni. Naturalmente, sia il titolare della ditta che i colleghi dello sfortunato operaio hanno giurato sulla Madonnina di Pompei che Giusto indossava il casco di protezione, le scarpe da lavoro antinfortunistica e l’imbracatura anticaduta. Come abbia fatto a cadere con tutta l’imbracatura resta però un mistero.
Il segretario della Fillea-Cgil di Napoli, Giovanni Sannino, attaccò allora pubblicamente la soprintendenza - titolare dell’appalto che fa capo al ministero dei Beni culturali (guidato da Francesco Rutelli) - perchè affidava i lavori di restauro ad aziende che non rispettano il contratto nazionale di lavoro e utilizzano illegalmente il subappalto.
Quel cantiere di Pompei era già stato denunciato il 30 ottobre 2006 con un esposto indirizzato al procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore e al capo dell'Ispettorato del lavoro di Napoli Sergio Trinchella da Ciro Crescentini, il sindacalista licenziato dalla Cgil con una lettera che ha in calce proprio la firma di Sannino.
Quell'esposto fu ritrovato, qualche settimana dopo, sulla scrivania di Sannino, che disse di averlo avuto da Luigi Petrucciuolo della segreteria della Cgil provinciale (guidata da Peppe Errico), che a sua volta dichiarò di averlo ricevuto dall'Ispettorato del lavoro esasperato dalle continue denunce di Crescentini.
Non so se quel cantiere è stato visitato dall'ispettorato del lavoro, ma intanto l’imprudente sindacalista, ostinato nel denunciare situazioni a rischio, è stato licenziato.
Nello stesso cantiere lavoravano cinque restauratrici che qualche settimana prima avevano segnalato alla Fillea una serie di illegalità contrattuali e buste paga irregolari. Sannino avvisò allora il City manager di Pompei, Luigi Crimaco. Dalla Soprintendenza, retta da Pietro Giovanni Guzzo, assicurarono Sannino che sarebbe stata aperta un'indagine. Fu avvisato il direttore dei lavori il quale a sua volta informò l'impresa titolare dell’appalto. Le cinque restauratrici furono costrette a ritirare tutto sottoscrivendo un documento indirizzato alla Fillea Cgil di Napoli ed alla Soprintendenza. Il City manager di Pompei telefonò a Sannino e gli comunicò che l'inchiesta era conclusa e che non erano state rilevate irregolarità. Qualche giorno dopo, durante un convegno a Napoli sui beni culturali, cui partecipava Mauro Macchiesi della Fillea Nazionale, alla presenza di decine di persone, Sannino cercò di impedire a Crescentini di parlare della vicenda.
Oramai l’ultima parola spetta alla magistratura. Speriamo tutti che qualche altro De Magistris sia rimasto presso questa terra meravigliosa piena di sogni, avventure e magia.

Enrico Alves Pereira

(*) Da www.laprovinciacosentina.it
 
Ciro Crescentini
Giovanni Sannino
Francesco Rutelli
Giandomenico Lepore
Peppe Errico
Pietro Giovanni Guzzo
Luigi De Magistris (*)