Ho apprezzato sempre di Iustitia i papaveri, più che le papere. L’errore può capitare, fa parte del gioco. La sudditanza verso i potenti, l’ipocrisia e la mancanza di coraggio sono invece peccati capitali e il suo settimanale meritoriamente li ha messi spesso in evidenza.
Ho seguito anche, un po' divertito e un po' nauseato, i molti pezzi dedicati agli articoli scritti in clamoroso conflitto d’interesse, ai pezzi che erano in realtà spot pubblicitari, ai cambi di linea editoriale dettati da parentele, incarichi, piccole prebende o grandi affari. Talvolta in stridente contrasto con stentoree e retoriche enunciazioni sulla libertà di stampa e sulla sacralità della notizia.
Molti si sono arrabbiati, qualcuno credo abbia anche querelato e immagino che questo possa avere contribuito a determinare la scelta del direttore di cessare le pubblicazioni.
Mi auguro, però, che lei ci ripensi, perché c’è grande necessità di Iustitia nella palude del giornalismo napoletano e campano.

Giacomo Guardascione

Gentile direttore Nello Cozzolino,
spero di cuore che la “sospensione delle pubblicazioni” annunciata nel numero del 5 febbraio scorso sia davvero momentanea. Diciamo simile a un “fermo pesca biologico”, giusto il tempo per raccogliere e approfondire le notizie, soprattutto quelle in via di estinzione che raccontano i fatti veri - come hai sempre fatto – riguardanti anche la comunità dei giornalisti e non solo. 
Il settimanale d'informazione online Iustitia da te ideato e diretto da ben 25 anni e con all'attivo 1083 numeri è una storia, un patrimonio che appartiene soprattutto a chi ha scelto di esercitare il 'mestieraccio' senza fare inchini, senza genuflettersi, senza guardare in faccia a nessuno inseguendo sempre e solo la Verità.
Lo scrivo pensando, non casualmente, a Fabio Postiglione appena 44 anni, scomparso a seguito di un incidente stradale. Una tragedia che ci ha privato del migliore cronista della nostra generazione. Dove ancora conta qualcosa il talento, l'onestà, l'umiltà, la riservatezza, il merito, la preparazione, la virtù, l'etica, la deontologia e l'intuito per la notizia.
Bene ha fatto il Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc) nel dedicargli la sua sala riunioni. 
Iustitia ha contribuito, in questi anni, a far maturare una coscienza critica in molti di noi che apparteniamo a una categoria che molte volte ha dato prova di non brillare per onestà intellettuale e spesso ha tradito la propria ragion d'essere: raccontare le notizie, informare in modo corretto. Iustitia è il cane da guardia verso noi stessi, uno sguardo a volte umoristico e feroce dove il rigore di verifica e di documentazione ha insegnato come si dovrebbe fare davvero il mestiere di giornalista.
Arnaldo Capezzuto

Gentile direttore Cozzolino,
apprendo con sconcerto e una vena di tristezza la notizia della - spero momentanea - cessazione delle pubblicazioni di Iustitia.
Comprendo le difficoltà e le ragioni: un dibattito pubblico aggressivo e intimidatorio, le continue richieste risarcitorie spesso avviate al solo scopo di stroncare la libertà di espressione e la legittima attività giornalistica, un panorama culturale e intellettuale come quello campano in particolare, ormai

 
assuefatto al conformismo, alla piattezza informativa, alla pressoché totale incapacità di guardare oltre il proprio naso preferendo girarsi dall'altra parte pur di non infastidire i potenti di turno o scoprire scomode verità.
Capisco la stanchezza, la frustrazione, l'oggettiva complessità di sostenere una missione che da oltre 20 anni offre un importante contributo di idee, informazione, documentazione difficilmente rintracciabili nelle proposte dei media ‘ufficiali’.
Ci mancherà la sua visione ‘terza’ rispetto a una narrazione ormai fondata sull'acritica accettazione delle veline, sul facile encomio di politici e amministratori di mezza tacca, sull'autocensura preventiva volta a non turbare l'inviolabilità di santuari o parrocchie. Ma, soprattutto, ci mancherà un appuntamento divenuto col tempo ormai familiare, capace, in ogni caso, di suscitare dibattito, confronto, polemica. Se può, ci ripensi.
Giovanni Tibuzza

A Iustitia una lettura, anche veloce, l'ho sempre data. E, dunque, dispiace che abbia sospeso le pubblicazioni. In venticinque anni (una vita, come quella dei suoi lettori) era diventato un confronto costante, e, spesso, anche l'occasione per un sorriso.
Tuttavia un po' me lo aspettavo. Non mi sembra più tempo di quell'informazione. Personalmente leggevo Iustitia come latrice di un livello di conoscenza più approfondito, vorrei dire superiore, cui accedere, se si era interessati, una volta note le notizie basiche pubblicate sui quotidiani, ricevute attraverso radio o tv.
Su Iustitia cercavo informazioni su chi quelle informazioni le dava con la possibilità di valutare le fonti, gli editori, quali gruppi o interessi finanziassero o ispirassero il sistema. Oggi è già tanto se dedica qualche secondo a quella che qualcuno ha deciso che sia la Notizia ufficiale di giornata, premasticata e resa agevolmente fruibile nei pochi istanti di attenzione prima che il pollice compulsivo scivoli sul telefonino e passi oltre. Ma come ci è arrivata, chi l'ha scelta, chi l'ha scritta? 
Oltre a questo, su Iustitia c'erano notizie che nessun altro pubblicava né pubblica. Di quanto abbiamo letto, (più di venti anni fa!) sull'allora direttore del Roma Gennaro Sangiuliano pochi si sono, evidentemente, interessati e le 'singolarità' del giornalista sono diventate quelle del ministro della Cultura; del praticantato giornalistico dell’oggi deputato Francesco Borrelli che si domanda come possano gli avvocati difendere i colpevoli, che si batte addirittura contro la sosta selvaggia e che ha recentemente dichiarato che non disdegnerebbe di concorrere alla carica di prossimo sindaco di Napoli, forse sarebbe ora d'interessarsi.
Iustitia era per me un patrimonio di conoscenze di persone e cose non risapute messo a disposizione di chi volesse formarsi un'opinione propria, e a esso si è sempre unita una singolare cura per il dettaglio, un'attenzione al particolare, alla verifica della fonte: avrei difficoltà a indicare anche un solo articolo privo delle foto (ricercate con tigna maniacale) dei protagonisti o dei documenti.
Un lavoro utile, accurato, fatto bene. Che in questo tempo superficiale e, temo, rassegnato è giusto che venga sospeso

Gloria Emblema