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Premio dei massoni
al museo diocesano
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Per la trentanovesima edizione del “Premio Internazionale Sebetia Ter”, che prende il nome dall’omonima loggia massonica del “Rito Scozzese Antico e Accettato”, la sede scelta quest’anno è stata il Museo Diocesano, di proprietà della Curia Arcivescovile di Napoli, ospitato nel complesso monumentale di Donnaregina.
Presidente del Premio è il professore Ezio Ghidini Citro, che nel 1984 ha rifondato la loggia Sebetia Ter, le cui origini risalgono all’Ottocento.
Conduttori della serata, che si è svolta il 24 maggio, i giornalisti Lello La Pietra e Brunella Postiglione. Dopo la consegna dei riconoscimenti era in programma una “cena degustativa” in “location riservata” e, trattandosi di massoni, la riservatezza si può capire. Quello che invece non si capisce è come sia possibile che un’associazione massonica si |
riunisca con il consenso della Curia nel Museo della Diocesi.
La Chiesa ha scomunicato i massoni nel 1738 con papa Clemente XII. Nel 1983 la Congregazione della Dottrina della |
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Domenico Battaglia e Joseph Aloisius Ratzinger |
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Fede, presieduta dall’allora cardinale Joseph Aloisius Ratzinger, ha ribadito che
l’iscrizione alla Massoneria è proibita e che i fedeli che vi appartengono sono “in stato di peccato grave”. Nel 2023, un documento della stessa Congregazione, approvato da papa Francesco, ha ribadito il divieto per i cattolici di aderire alla Massoneria.
Poco conta il fatto che il 22 maggio, due giorni prima dello svolgimento del Premio Sebetia Ter, i funzionari della prefettura abbiano chiuso il Museo Diocesano per il mancato rinnovo del contratto di fitto con la prefettura. Il complesso Donnaregina è di proprietà del Fondo edifici per il Culto, che dipende dal ministero degli Interni.
In ogni caso i massoni hanno potuto tenere il Premio nei locali della chiesa di Donnaregina Vecchia, attigua e comunicante con la chiesa di Donnaregina Nuova, grazie all’ intervento fulmineo del Comune di Napoli.
La decisione di non rinnovare il contratto di locazione era stata presa mesi fa, e comunicata a marzo, dal nuovo direttore del Museo Diocesano e vicario episcopale per la Cultura, il sacerdote Antonio Loffredo, che ha annunciato l’intenzione di riorganizzare il Museo. Nessuna risposta ai giornalisti da parte di don Loffredo. “Ho cose più urgenti”, ha replicato alle domande di Fabrizio Geremicca del Corriere del Mezzogiorno riportate nel servizio pubblicato il 23 maggio.
E chissà se il cardinale Battaglia, già alle prese con l’ inchiesta “Ducale” della Dda di Reggio Calabria, che ha coinvolto il responsabile per le |
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Ezio Ghidini Citro e Antonio Loffredo |
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Risorse umane della Facoltà Teologica di Capodimonte Daniel Barillà, genero del presunto boss della ‘ndrangheta Domenico Araniti e rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione e brogli |
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elettorali, e il Decano della stessa Facoltà, monsignore Antonio Foderaro, troverà il tempo per occuparsene.
Don Mimmo, come ama farsi chiamare, già vescovo di Cerreto Sannita Telese e Sant'Agata dei Goti, si è insediato a Napoli come arcivescovo a febbraio 2021 e a dicembre 2024 è stato nominato cardinale.
Trasparenza, lotta alle mafie, apostolato da “prete di strada” le parole d’ordine che lo hanno accompagnato. Quattro anni dopo, però, la diocesi di Napoli si trova coinvolta con sue figure di spicco in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per brogli elettorali e corruzione mentre i massoni si danno appuntamento nel Museo diocesano, proprio di fronte al palazzo dove risiede don Mimmo. |
Aramis de Vannes |
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