Domenico Battaglia,
"provinciale e clericale"

L’E-MAIL È arrivata nelle redazioni alle 9,57 del 7 maggio, con il titolo adrenalinico “Comunicazione urgente”. Firmato Enzo Piscopo, addetto stampa della curia arcivescovile di Napoli. “Alle 12 l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia darà alla Curia, alla Diocesi e a tutta la Comunità un importante annuncio”. 
Le ipotesi hanno cominciato a circolare: si dimette. No, annuncia la visita del Papa.  No, un nuovo Santo. Con solennità alle 12 in punto, nel salone della curia arcivescovile in largo Donnaregina, monsignor Battaglia comunica che il nuovo vescovo di Telese, Cerreto Sannita e

Sant’Agata dei Goti, la diocesi dalla quale proviene, è don Giuseppe Mazzafaro, per undici anni segretario del cardinale Crescenzio Sepe, che è presente alla conferenza stampa.
Lunghi discorsi non ‘notiziabili’ di Battaglia

Federico Monga e Crescenzio Sepe

e del nuovo vescovo, breve intervento del cardinale Sepe, segnali di insofferenza dei numerosi giornalisti, operatori e fotografi accorsi. Intanto la sala stampa vaticana ha già diffuso un breve comunicato sulla nomina di Giuseppe Mazzaferro. Almeno – sperano i cronisti – ci sarà spazio per qualche domanda al termine della cerimonia. Neanche a parlarne. L’arcivescovo si trasferisce direttamente in una saletta dove è allestito il rinfresco mentre solerti addetti sbarrano il passo ai cronisti.
Questa è la comunicazione secondo Battaglia, che si è insediato da più di tre mesi, ha esordito con una clamorosa scivolata e già in precedenti uscite pubbliche, come il 27 aprile all’Arciconfraternita dei Pellegrini, di fronte ai giornalisti ha girato le spalle e si è rapidamente allontanato. Dopo i primi ed incerti passi, con una comunicazione da parrocchiella, affidata ai collaboratori del settimanale diocesano “Nuova Stagione” che lavorano al “Corriere del Mezzogiorno”, un misto di provincialismo e clericalismo, il nuovo arcivescovo di Napoli, di fronte allo scontento degli altri quotidiani, ha fatto retromarcia, strappando una intervista del direttore del Mattino, Federico Monga. Poi la nuova linea: con i giornalisti solo annunci. E interviste mirate. Interlocuzione zero. 

Aramis de Vannes