A giudizio i genitori
di Salvatore Giuliano

COMINCIA IL 28 novembre il processo per le minacce subite tra il 2005 e il 2006 dal giornalista Arnaldo Capezzuto, e da don Luigi Merola. Il primo era allora cronista del quotidiano Napolipiù e oggi è redattore di E Polis Napoli; il secondo due anni fa era parroco della chiesa di San Giorgio ai Mannesi di Forcella e ora è responsabile della fondazione ’A voce d’ ‘e

creature, ospitata nella zona orientale di Napoli in una villa confiscata a Raffaele Brancaccio, capo clan di Poggioreale, scomparso nel 2001. Davanti al giudice monocratico Antonio Panico,


Annalisa e Giovanni Durante e Giustino Gatti

della XI sezione penale del tribunale di Napoli, compariranno cinque imputati, con l’accusa di concorso in minacce: Luigi Giuliano, omonimo e cugino di ‘Lovigino’ (ex re di Forcella e dal 2002 collaboratore di giustizia) e padre di Salvatore Giuliano, condannato a venti anni di reclusione, con il sigillo della Cassazione, per l’omicidio di Annalisa Durante, avvenuto il 27 marzo del 2004; Carmela De Rosa, moglie di Luigi e madre di Salvatore; Guglielmo Giuliano, zio di Salvatore; Gilda D’Angelo e Salvatore Turino.
Tre (Guglielmo Giuliano, Turino e la D’Angelo) sono accusati di avere minacciato il parroco di Forcella; in particolare Gilda D’Angelo e Salvatore Turino avrebbero inviato sms minatori a don Luigi Merola, con riferimenti a fatti circostanziati. I genitori di Salvatore Giuliano sono invece coinvolti in una serie di intimidazioni subite da Capezzuto in un arco di tempo che va dal maggio 2005 al gennaio 2006.
Due i motivi all’origine delle minacce: la denuncia documentata con foto e tallonante degli abusi edilizi commessi da esponenti della famiglia Giuliano, denuncia che spinse il comune di Napoli ad abbattere nel settembre 2004 le


Luigi Giuliano e Raffaele Marino

costruzioni abusive; la notizia, pubblicata a più riprese su Napolipiù, di pressioni e minacce subite dai testimoni chiamati a deporre al processo per l’omicidio di Annalisa Durante, che comincia il 14 aprile 2005 davanti alla quarta sezione della corte d’assise di Napoli, con

presidente Giustino Gatti e giudice a latere Isabella Iaselli.
“Dell’omicidio di Annalisa, - ricorda Capezzuto – si occuparono i media nazionali e internazionali. Forcella venne scossa da un’emozione profonda che toccò tutti gli abitanti del quartiere, anche perché tutti conoscevano il padre di Annalisa, Giovannino Durante, come una brava persona. L’emozione e l’indignazione spinse tante persone a dare la propria testimonianza, anche presentandosi in questura. E per chi vive a Forcella non fu una scelta agevole”. Poi trascorrono i mesi, l’attenzione di giornali e tv si spegne e prende il sopravvento la routine: qualcuno comincia ad andare a casa di chi ha visto e sono diversi i testi che ritrattano; una bottiglia incendiaria viene scagliata il 14 luglio 2005 davanti al portone del palazzo dove abita la famiglia Durante; il 9 giugno e il 4 novembre il cronista di Napolipiù è avvicinato da familiari dei Giuliano e denuncia immediatamente gli episodi alla polizia. E in questura va anche quando nel gennaio 2006 riceve una telefonata di minacce. Le denunce vengono affidate al magistrato che ha condotto le indagini sull’omicidio di

Annalisa, Raffaele Marino, allora sostituto della procura di Napoli, oggi procuratore aggiunto a Torre Annunziata. 
Ora parte il processo e alla prima udienza Capezzuto, assistito dell’avvocato Cesare Amodio, si costituirà parte civile, mentre don


Cesare Amodio e Isabella Iaselli

Luigi Merola non ha ancora sciolto la riserva. Intanto il tesoriere Adriano Albano ha annunciato l’intenzione dell’Ordine dei giornalisti della Campania di essere presente in giudizio come parte lesa, decisione che verrà formalizzata il 18 novembre. Ed è stato già contattato il presidente dell'Ordine degli avvocati di Napoli Francesco Caia per la costituzione di un collegio di difesa.