Contro Fca ricorso
alla Corte europea

LA LOTTA LUNGA dei cinque operai licenziati nel giugno del 2014 dalla oggi Fca Italy di Pomigliano per avere inscenato con un manichino il suicidio dell’amministratore delegato Sergio Marchionne va avanti.
Nel giugno scorso la Corte di Cassazione con una decisione a sorpresa, firmata dal presidente Antonio Manna e dalla relatrice Elena Boghetich, ribalta la sentenza della Corte d’appello di Napoli che aveva reintegrato in servizio gli operai. È un provvedimento importante e grave ma viene nella sostanza ignorato dai media nazionali che invece qualche settimana dopo daranno grande risalto a un’altra operazione targata Fiat, attraverso la controllata Juventus football club: l’acquisto dal Real Madrid del calciatore lusitano Cristiano Ronaldo
Torniamo alla Corte d’appello. Secondo i magistrati napoletani l’iniziativa degli operai andava inquadrata “nell’esercizio del legittimo diritto di critica dei dipendenti in quanto rispettosa dei limiti di

continenza sostanziale (per la rispondenza al criterio della verità oggettiva, in considerazione della lettera lasciata da uno dei dipendenti morto suicida (Giuseppe Di Costanzo nel gennaio 2014, ndr) che riconduceva la ragione della tragica scelta alla condizione lavorativa e delle opinioni dello stesso tenore

Guido Raimondi (*)

rilasciata da altra dipendente (Maria Baratto, ndr) suicidatasi nel maggio del 2014) e di continenza formale (per l’assenza di violenza o di espressioni offensive, sconvenienti o eccedenti lo scopo della denuncia che si voleva realizzare e trattandosi di fatti già portati all’attenzione dell’opinione pubblica)”.
Di opinione diametralmente opposta nel giudicare l’iniziativa degli operai (Marco Cusano, Roberto Fabbricatore, Domenico Mignano, Antonio Montella e Massimo Napolitano) sono la relatrice Boghetich e il collegio della sezione lavoro della Cassazione. I magistrati della Suprema corte tra l’altro scrivono che gli operai “hanno travalicato i limiti di rispetto della democratica convivenza civile mediante offese gratuite, spostando una dialettica sindacale anche aspra … su un piano di non ritorno che evoca uno scontro violento e sanguinario”. Eppure forse bastava aver presente le date dei suicidi di Di Costanzo e della Baratto (gennaio e maggio 2014) e la messa in scena per Marchionne che nel giugno del 2014 porta ai licenziamenti per inquadrare i fatti in maniera più completa e oggettiva.
I cinque licenziati sono comunque decisi a continuare la battaglia con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro e a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo, dall’ottobre 2015 presieduta dal giudice napoletano Guido Raimondi.
La sentenza della Cassazione - dichiara l’avvocato Marziale - sembra in contrasto con i principi cardine sia dell’ordinamento nazionale che di quello comunitario. Siamo intenzionati a proporre ricorso alla Corte europea per violazione della carta fondamentale dei diritti dell’uomo per quanto attiene la libertà di pensiero e di espressione nonché per la violazione del diritto al giusto processo dal momento che la Suprema corte ha ritenuto di decidere nel merito pur avendo respinto come inammissibile uno dei motivi di ricorso della Fca Italy riferito ad autonoma motivazione della sentenza della Corte d’appello”.


(*) Da www.dagospia.com