Le ordinanze 'lumaca'
arrivate alla Consulta

Inchiesta del Sindacato cronisti romani sulle ordinanze ‘lumaca’ giunte nell'ultimo anno da tutta Italia con ingiustificabile ritardo alla Corte Costituzionale causando un grave danno ai cittadini e alla certezza del diritto. La "palma" per il maggiore ritardo spetta ad un provvedimento emesso in Calabria dal Giudice unico del tribunale di Rossano (poi inglobato nel tribunale di Castrovillari), che ha impiegato addirittura 11 anni e 4 mesi per arrivare a palazzo della Consulta. Ma altre 9 ordinanze hanno tardato da un minimo di 2 anni ad un massimo di 10 anni e 2 mesi. Il 2 agosto scorso il Sindacato cronisti romani ha segnalato che dopo 4 mesi non era ancora giunta alla Corte Costituzionale l’ordinanza  del 9 aprile scorso con cui il Tribunale di Salerno, accogliendo un’eccezione sollevata dall’avvocato Giancarlo Visone, legale del Sugc (Sindacato unitario giornalisti della Campania), nel processo a carico di un ex collaboratore e del direttore del quotidiano “Roma” e di cui si era data ampia notizia su giornali, radio, tv, internet e agenzie di stampa, aveva sospettato di illegittimità la possibilità di condanna al carcere ancora prevista dalla legge per i giornalisti querelati e ritenuti responsabili in sede penale di diffamazione.   
Nel frattempo l'ordinanza è finalmente arrivata a palazzo della Consulta e il Presidente dell’Alta Corte Giorgio Lattanzi dopo le ferie estive potrà quindi decidere se fissare l’udienza pubblica prima del 9 dicembre prossimo quando dovrà definitivamente appendere al chiodo il robone senese e lasciare il prestigioso incarico in concomitanza con la scadenza del suo mandato novennale di giudice costituzionale. Sarebbe di certo il degno coronamento del grande lavoro di un giurista da tutti molto apprezzato sia per l'equità e l'equilibrio dimostrati nella sua lunga attività di magistrato di carriera (per anni è stato presidente di sezione della Corte Suprema di Cassazione), sia per l'autorevolezza delle sue pubblicazioni (al momento se ne contano ben 234 soprattutto riguardanti il Codice penale e quello di procedura penale, annotati con la giurisprudenza e norme complementari).
La delicata e dibattuta questione sollevata dal tribunale di Salerno coinvolge infatti direttamente la libertà di stampa e il diritto di cronaca con riflessi anche sull’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Se fosse discussa entro il 9 dicembre consentirebbe anche ai 15 giudici della Consulta di battere sul tempo il Parlamento che non è ancora riuscito a varare in tema di diffamazione una riforma equa, equilibrata e di buon senso dopo decenni di inutili discussioni con le più svariate proposte finite nel cestino o rimaste nei cassetti di Montecitorio e di palazzo Madama.