Basti pensare che il sindacato dei giornalisti "Aspi -Associazione stampa periodica italiana" (poi confluita nell'Associazione stampa romana dopo la prima guerra mondiale) nacque ben 142 anni fa proprio a seguito del duello per un articolo ritenuto diffamatorio. La sfida, avvenuta a Roma la sera del 18 maggio 1877, fu vinta dall'onorevole Augusto Pierantoni (avvocato, deputato radicale per molte legislature e genero del ministro della Giustizia Pasquale Stanislao Mancini) - che, soprattutto grazie alla sua prestanza fisica (era alto circa 1 metro e 90, quasi come un corazziere) ferì in allungo all’avambraccio dopo tre attacchi il giornalista del ‘FanfullaFedele Albanese
I quattro mesi che sono trascorsi a vuoto solo per notificare l'ordinanza del Tribunale di Salerno alle parti in causa, al pubblico ministero, alla Presidenza del Consiglio e ai Presidenti di Camera e Senato prima che venisse finalmente depositata a Roma nella cancelleria della Consulta hanno indotto il Sindacato cronisti romani a verificare se vi sia stato - oppure no - un miglioramento nella tempistica che intercorre tra la data di pubblicazione di un provvedimento giudiziario con cui viene contestata la legittimità costituzionale di una disposizione di legge e la data della sua pubblicazione sull'apposita Gazzetta Ufficiale.​
È un vecchio problema, purtroppo sottovalutato da politici e giuristi. Infatti già trentaquattro anni fa in prima pagina su "La Stampa" del 4 maggio 1985 si dette notizia che un'ordinanza della Corte d'Appello di Napoli del 17 ottobre 1975 era giunta a Roma alla Corte Costituzionale il 7 dicembre 1984. Aveva, cioè, impiegato ben 9 anni e 2 mesi per coprire la distanza che separa il capoluogo campano dalla capitale, battendo così il precedente record negativo appartenente ad un'ordinanza del Tar della Toscana del 28 gennaio 1976 giunta all'Alta Corte 8 anni e 5 mesi dopo​.
Il Sindacato cronisti romani ha quindi riesaminato una ad una tutte le Gazzette Ufficiali - Parte 1^ Corte Costituzionale, pubblicate da un anno a questa parte ogni mercoledì dall'agosto 2018 ed è giunto alla conclusione che, paradossalmente, la situazione è, purtroppo peggiorata, nonostante il progresso tecnologico intervenuto nel frattempo (internet, PEC, processo telematico, ecc.) che consentirebbe di rispettare le prescrizioni di legge, se non in un solo giorno al massimo in una settimana.​ Pertanto, purtroppo, è rimasto irrisolto il problema della velocizzazione nell'inoltro a palazzo della Consulta delle ordinanze di presunta incostituzionalità di norme di legge da parte della magistratura civile, penale, militare, contabile, amministrativa, tributaria di ogni parte d'Italia con conseguente danno per i cittadini e per la certezza del diritto.