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Tredici querele da
un solo magistrato |
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NELL’ARCO DI sette mesi, dall'otto giugno 2011 al 10 gennaio 2012, il magistrato Alberto Cisterna ha presentato una raffica di tredici querele per diffamazione contro Michele Inserra, responsabile della redazione di Reggio del Quotidiano di Calabria, diretto da Matteo Cosenza.
Il cronista aveva puntigliosamente raccontato le dichiarazioni dei pentiti della ‘ndrangheta e le indagini della procura reggina che coinvolgevano vari magistrati, tra cui Cisterna, oggi giudice civile a Tivoli, un centro a trenta |
chilometri da Roma. A Tivoli Alberto Michele Cisterna, occasionali natali tarantini, radici nella materana Pisticci, cinquantatre anni, in magistratura da ventisette, è arrivato per una decisione adottata in via |

Pietro Grasso (*) e Antonino Scopelliti (**) |
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cautelare dal Consiglio superiore della magistratura che lo ha trasferito dalla Direzione nazionale antimafia (era il vice del procuratore Pietro Grasso) dopo lunghi anni di attività a Reggio Calabria dove si era occupato di vicende importanti e delicate; tra l’altro, ha firmato nel 1994 il rinvio a giudizio dei boss di Cosa nostra per l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti e ha lavorato poi alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria fino al 2002.
Sui fronti delle intricate indagini penali, delle quali da aprile si occupa il nuovo procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, e delle questioni disciplinari che ancora lo coinvolgono Cisterna sta andando avanti in tutte le sedi (Csm, Tribunale amministrativo, Consiglio di Stato, aule di tribunale) con risultati altalenanti, ma un quadro chiaro e definitivo è ancora lontano.
Ma ora torniamo alle querele. E lo scontro comincia già sul numero delle querele: il magistrato ha parlato di otto, poi di cinque, anche se poi ha aggiunto di non ricordarne con precisione il numero; il cronista e l’avvocato che lo
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Lirio Abbate e Giovanni Bianconi
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assiste, Gianluca Acciardi del foro di Cosenza, ne hanno contate tredici. La prima è del dicembre 2011 e in rapida successione arrivano le altre in risposta ai servizi che Michele Inserra firma sul Quotidiano di Calabria.
Ma per correggere notizie |
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ritenute diffamatorie non è preferibile chiedere al direttore del giornale una rettifica ampia e ben visibile? E la raffica di querele non certifica soprattutto la volontà di ‘annientamento’ del cronista ritenuto ostile? “Io non agisco, reagisco; - spiega a Iustitia il giudice Cisterna – e ho querelato tutti i giornalisti che hanno scritto su di me notizie false e diffamatorie. Ho cominciato con Giovanni Bianconi del Corriere della sera che è stato il primo a pubblicare nell'aprile 2011 un’informativa sulle indagini della procura di Catanzaro sui presunti rapporti di alcuni magistrati con esponenti della ‘ndrangheta. Poi ne ho denunciati altri, tra cui Lirio Abbate dell’Espresso e Francesco Viviano di Repubblica. Non ho invece querelato Antonio Massari del Fatto Quotidiano, che due anni fa ha scritto un articolo durissimo, a mio giudizio diffamatorio, perché ha avuto la correttezza di interpellarmi prima di scrivere”.
Rimane comunque il dato grave di querele a ripetizione che non mirano più |
soltanto a ripristinare la ‘verità’ dei fatti. “Quando il Quotidiano di Calabria – replica Cisterna - ha scritto di miei presunti “viaggi di piacere” in compagnia di esponenti della ‘ndrangheta, con locandine che hanno tappezzato Reggio Calabria, ho scritto una |

Matteo Cosenza e Francesco Viviano (***) |
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lettera al direttore che me l’ha pubblicata di domenica a pagina 21. Allora ho pensato che non c’erano margini per discutere e sono andato avanti con l’unico strumento a mia disposizione”.
Intano le querele vanno ad abbattersi su cronisti che ogni giorno si misurano con una criminalità pervasiva e violenta che non gradisce resoconti dettagliati su traffici illeciti e collusioni con politici ed esponenti della società civile.
Napoletano di Castellammare, come il direttore del Quotidiano di Calabria , trentotto anni a settembre, da sei giornalista professionista, maturità scientifica e studi di Giurisprudenza interrotti a metà percorso, Michele Inserra ha la pelle dura: esordi con Metropolis nella versione mensile e poi settimanale, dal 2000 abusivo al Mattino a coprire l’area calda tra Torre Annunziata e Castellamare, come Giancarlo Siani, nel 2006 lascia il giornale vivo, e con un praticantato d’ufficio, e spende due anni da addetto stampa del deputato Gioacchino Alfano e del senatore Luigi Bobbio. Nel maggio 2007 è a Roma al Quotidiano della sera, un esperimento dalla vita breve promosso da Ennio |

Federico Cafiero de Rao e Ennio Simeone
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Simeone, e sei mesi più tardi viene assunto da Matteo Cosenza al Quotidiano come corrispondente dalla Locride; dal 2010 è capo servizio responsabile della redazione di Reggio che conta sei giornalisti. “Non sono stati anni facili; – racconta a Iustitia – a |
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Siderno nel marzo 2010 mi hanno recapitato dei proiettili, a Reggio nel luglio 2012 ho ricevuto dei mini rotoli di carta igienica e a settembre ho subito danneggiamenti alla macchina e il furto del computer. E ora devo fronteggiare l’offensiva giudiziaria di Cisterna. Per questo motivo il 14 maggio ho deciso di rendere pubblico, con un articolo sul Quotidiano, l’attacco che sto subendo”.
E il giorno successivo il giornale ha messo in pagina la replica del magistrato. “Una replica – commenta Inserra – offensiva e piena di allusioni dalla quale ho appreso che Cisterna aveva chiesto alla magistratura anche il sequestro del mio computer. Una replica peraltro ricca di dati inesatti: le querele son tredici; otto sono state archiviate, una è ancora sulla scrivania del pm e per quattro sono stato rinviato a giudizio. E in due casi si tratta di imputazione coatta perché il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione. A settembre dell’anno scorso, dopo le minacce il direttore voleva che mi trasferissi a Matera a curare le pagine del Quotidiano di Basilicata, ma io ho deciso di
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continuare il mio lavoro” a Reggio Calabria.
Ma è un lavoro che va avanti in solitudine. Dopo l’articolo del 14 maggio c’è stata la solidarietà compatta del cdr e dell’intera redazione. E basta. Con grande tempestività l’Ordine della Calabria si libera della |

Gianluca Acciardi e Enzo Iacopino |
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faccenda annunciando il 15 maggio una linea burocratica ineccepibile: Inserra non è un nostro iscritto. Negli stessi giorni il presidente dell’Ordine della Campania Ottavio Lucarelli assicura: mi farò sentire. Ma evidentemente da allora le linee tra Napoli e Reggio Calabria non funzionano bene. Anche il presidente dell’Ordine nazionale, il reggino Enzo Iacopino, ha una risposta inattaccabile: possiamo intervenire soltanto dopo gli Ordini regionali, siamo istanza di secondo grado.
E Inserra sarà solo anche il 19 settembre quando si svolgerà l’udienza di uno dei processi promossi da Alberto Cisterna. Il giudice deve sentire Inserra e, come teste per il giornalista, il pentito della ‘ndrangheta Antonino Lo
Giudice, detto il nano. Ma a settembre Lo Giudice non sarà in aula: il 4 giugno è sparito e ha lasciato un memoriale con il quale ritratta tutto. |
(*) Da www.internetepolitica.blogosfere.it
(**) Da www.mnews.it
(***) Da www.zimbio.org |
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