60mila € ai giudici,
il Mattino fa appello

SI È SVOLTA a Roma il 4 giugno la prima udienza effettiva del giudizio di appello per gli articoli diffamatori sulla ‘restituzione’ della villa di San Sebastiano al Vesuvio al boss della camorra Luigi Vollaro, pubblicati dal Mattino il 4 gennaio 2007.
In primo grado il giudice Anna Mauro, della prima sezione civile del tribunale di Roma, ha accolto la richiesta di risarcimento presentata da Giovanna Ceppaluni, Eugenia Del Balzo, Paola Faillace, Lucia La Posta e

Vincenzo Lomonte, magistrati della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Napoli, assistiti dagli avvocati Adriano Giuffrè e Achille Janes Carratù, quantificando il danno in 60mila euro


Francesco Barra Caracciolo, Achille Janes Carratù e Mario Orfeo

complessivi, oltre a seimila euro di spese legali. Sono stati condannati al pagamento l’autrice degli articoli Amalia De Simone, l’allora direttore Mario Orfeo e l’editore del Mattino.
I dirigenti del quotidiano di via Chiatamone, di solito lenti nei pagamenti, in questo caso sono stati rapidi: il 27 ottobre 2009 è stata depositata la
sentenza
; il 23 dicembre Francesco Barra Caracciolo, avvocato del Mattino e di Orfeo, ha inviato ai legali dei magistrati il fax del bonifico con il pagamento di 69.236,48 euro (risarcimento, spese legali e interessi). A dare velocità al pagamento ha certo contribuito il precedente del Mattino con un altro magistrato: nel luglio 2004 vennero immediatamente liquidati 43mila euro di risarcimento da diffamazione a Carlo Di Casola, giudice di Cassazione ed ex componente del Csm, dopo che l'ufficiale giudiziario, attivato dai legali del magistrato, aveva eseguito un pignoramento mobiliare ai Parioli a casa di Paolo Graldi, direttore del Mattino dal ’94 al ’99.
A fine dicembre il Mattino, Orfeo e Amalia de Simone, difesa dall’avvocato romano Stefano D’Acunti, presentano appello, mossa alla quale i giudici delle Misure di prevenzione replicano con un appello incidentale, chiedendo di rivedere casomai al rialzo il risarcimento riconosciuto in primo grado. L’appello del Mattino e di Orfeo viene assegnato alla prima sezione civile, relatore Roberto Reali; l’appello della De Simone va alla terza civile, relatore Giuseppe Lo Sinno. Poi, su richiesta delle parti, i due giudizi vengono unificati e assegnati alla terza sezione, con udienza fissata al 4 giugno, quando il collegio decide di rinviare per le conclusioni al 18 gennaio 2013.
Una ultima notazione. A dicembre nessuno del Mattino (dirigenti, legali,


Carlo Di Casola, Paolo Graldi e Luigi Vollaro

giornalisti) ritiene di informare Amalia De Simone, per quattro anni presenza più che assidua delle pagine di cronaca, che il risarcimento è già stato pagato. E a gennaio l’avvocato della giornalista presenta la richiesta di sospensione della esecutività della sentenza

di primo grado. Il 19 febbraio la terza sezione della corte d’appello (Fausto Severini presidente, consigliere Giorgio Poscia e relatore Giuseppe Lo Sinno) si pronuncia sulla richiesta, respingendola: “rilevato che nella fattispecie non si ritengono sussistenti gli estremi del fumus in relazione alle motivazioni della sentenza che pare congruamente motivata rigetta la sospensione dell’efficacia esecutiva, nonché della esecuzione della sentenza".