Gentile direttore,
sono rimasto stupito nel vedermi innalzato – un quiescente come me, poi – agli onori della prima pagina del Suo giornale, con una lettera, di spalla addirittura, a firma Hans Schnier. Non entro nel merito delle valutazioni espresse dall’articolista, perché sarebbe troppo lungo e tedioso discutere di metonimia, della differenza tra lo stile barocco e quello criptico o ermetico, del valore della conoscenza anche se a volte costringe a sfogliare vocabolari ed enciclopedie. Mi sta bene tutto: l’ironìa, il sarcasmo. Sono le inesattezze che mi lasciano perplesso, l’attribuzione di affermazioni, smanie e concetti che sono evidenti e forzate distorsioni della realtà. Il mio scritto può piacere o meno, ma è comunque un discorso completo. Capisco il gusto della battuta a tutti i costi, un po’ meno le tante righe dedicate ad una ‘a’ che non c’è. In verità il termine mancante tra ‘un’ e ‘Moncada’ è: effetto.
Mi permetta un consiglio: rilegga con più attenzione i pezzi di Hans Schnier, la sintassi è una cosa seria. Un’ultima cosa: colgo l’occasione per invitare lei ed il suo articolista alla presentazione di un mio modesto lavoro letterario di prossima uscita. Mi scusi, ma ho fretta di tornare ai miei amati minuetti. Distinti saluti. |
Risponde Hans Schnier. Ringraziamo Mollichelli per l’invito alla presentazione del suo libro e ricambiamo l’esortazione a leggere con più attenzione gli articoli prima di mandarli in pagina. Per quanto riguarda le inesattezze, dispiace dirlo, ce ne è una soltanto: la ‘a’ che manca davanti alla parola ‘Moncada’, la caserma che Fidel e Raul Castro assaltarono senza successo nel luglio del 1953 nel tentativo di abbattere il dittatore Fulgencio Batista. |