Soltanto tre su 50
bocciano il direttore

L’OTTO GIUGNO nella sala Siani del Mattino il neo direttore Federico Monga ha illustrato in poco più di un’ora il suo programma ai redattori presenti quasi al completo. È stato un intervento molto pragmatico che punta a riportare al centro del giornale le notizie, le storie delle persone, le istanze dei cittadini, i soprusi e i privilegi, e punta al recupero di pezzi di città persi negli ultimi anni, il tutto con l’obiettivo se non di recuperare copie, almeno di frenare l’emorragia dei lettori.
Si tratta di un cambio radicale rispetto alla linea del suo predecessore, che pure ha più volte ringraziato e al quale ha riconosciuto il merito di averlo reso meno irruento. Barbano privilegiava la politica, le idee, le polemiche. Volendo ipotizzare giornali di riferimento per l’ex direttore

si può pensare al Foglio, per Monga il modello può essere la Stampa, quotidiano da cui peraltro proviene.
In maniera furba ha presentato come proprie indicazioni precise dell’editore: la riduzione drastica degli editoriali di prima pagina (che costano), un maggior utilizzo delle forze interne (che sono gratis). E su questa strada si è mosso subito varando, il 12 giugno, in prima pagina la rubrica 'I Moschettieri'. La

Federico Monga

nota d’esordio l’ha firmata Marilicia Salvia, responsabile della Grande Napoli, negli ultimi tempi utilizzata anche come commentatrice di calcio. La rubrica non ha un titolare fisso e viene affidata a rotazione: il giorno successivo è stato il turno di Vittorio Del Tufo, il 14 giugno di Francesco De Core.
Per quanto riguarda la riorganizzazione del giornale ha annunciato che deve studiare bene la situazione e a settembre farà degli spostamenti. Del resto il primo settembre il numero due dello sport, Antonio Sacco, andrà in ferie e poi in prepensionamento. Sarà quindi necessario partire con un adeguato rafforzamento dell’organico dello sport impegnato a raccontare le imprese del Napoli. Verrà nominato un nuovo vice direttore? Ancora non si sa: l’ufficio centrale sarà rafforzato con una scelta interna o con l’arrivo di un redattore capo dal Messaggero.
L’undici giugno i giornalisti hanno votato la fiducia a Monga. E la sera la commissione elettorale (Marco Esposito, presidente, Rosa Palomba, e Elena Romanazzi), ha reso noto il risultato: aventi diritto 59, votanti 50, una bianca, tre no e 46 sì, con una percentuale di voti favorevoli del 92 per cento.
Come si spiega il quasi plebiscito?
Monga lavora a via Chiatamone – ricorda uno dei redattori anziani – dal luglio del 2010. Ci conosciamo bene e siamo cresciuti insieme. E poi condivido l’idea di giornale che ha illustrato”. Un altro giornalista integra la lettura del voto con un secondo elemento: “il primo passo di Monga è stata la mancata pubblicazione della lettera di solidarietà al direttore licenziato firmata da Biagio De Giovanni, Paolo Macry e Aldo Masullo. Una scelta dettata dalla volontà di non creare attriti con i Caltagirone. E più di un redattore, preoccupato dalla ruvidità dell’editore che con poche righe ha messo alla porta Barbano, ha pensato che se il direttore è allineato e coperto conviene adeguarsi e rimanere tranquilli”.