Rai, il verbale dell'assemblea

Con i soliti tempi tranquilli è stato diffuso il verbale dell’assemblea tenuta il 7 luglio dai giornalisti della sede Rai di via Marconi, cui ha partecipato oltre la metà degli aventi diritto, ventuno i redattori su quarantuno in organico, che all’unanimità hanno approvato il verbale.
Il documento più completo prodotto sulla crisi profonda che vive l’informazione giornalistica della Rai partenopea è il dossier già pubblicato da Iustitia.
Per chi segue le singolari vicende della redazione di Fuorigrotta è però utile leggere il verbale dell’assemblea perché nel testo vengono snocciolati diversi episodi interessanti come le censure ‘romane’ o di capi e capetti di via Marconi subite dai  cronisti napoletani, che nessuno tutela, o la scelta del direttore del Tg3 Bianca Berlinguer di non servirsi mai dei redattori della sede partenopea.
La decisione viene segnalata da Massimo Milone, che si limita a definirla “scelta editoriale criticabile” senza però chiarirne i motivi: razzismo? Profonda disistima professionale? O  altro ancora?
Enrico Lottara
Verbale dell’assemblea dei redattori
della Tgr Campania

Silvio Luise, cdr, introduce il dibattito, spiegando che l’assemblea è stata chiesta con una convocazione ad horas da un gruppo di colleghi, superiore ad un terzo della redazione, che ha sentito l’esigenza di confrontarsi sul momento delicato che l’azienda sta vivendo: militarizzazione della Rai operata con nomine di stretta osservanza di alcune logge e cricche di potere che poi eseguono ordini di una ben precisa parte politica, oscurando il dissenso, cancellando programmi, licenziando conduttori che portano in dote ascolti e pubblicità, depauperando il significato e il valore aggiunto dell’azienda di servizio pubblico, il primo polo culturale del Paese. Un’assemblea che vuole solidarizzare e appoggiare pienamente le iniziative sindacali della Fnsi e dell’Usigrai, “Riprendiamoci la RAI” e “Fuori le logge dalla Rai”. Luise ricorda alcuni episodi recenti di censura o di tagli non concordati con l’autore di parti di servizi chiesti alla redazione di Napoli da alcune testate nazionali. Va sottolineata la mancanza di rispetto verso i giornalisti della redazione di Napoli. Luise definisce tutto ciò un’offesa al contratto collettivo di lavoro giornalistico e alla professionalità dei colleghi. Si chiede il ripristino della correttezza, della deontologia professionale, il ripristino delle buone pratiche del lavoro, contro ogni  manipolazione.
Rino Genovese, cdr, concorda che quelli richiamati sono episodi da condannare, anzi che bisogna alzare il tiro. E’ del tutto inaccettabile che, spesso, i servizi seppur chiesti non vengano poi mandati in onda, mettendo i colleghi nelle condizioni di impegnarsi e lavorare per le doppie testate inutilmente. “Chiedo all’assemblea di aprire un confronto nazionale”, dice Genovese. A tal proposito legge un articolo de “Il Giornale”, in particolare dove è scritto che la soppressa rubrica “Neapolis” è un prodotto dell’Usigrai, cioè espressione editoriale del sindacato dei giornalisti Rai, perché il segretario Carlo Verna è incardinato nella redazione di Napoli, da dove la rubrica a carattere nazionale, eliminata senza alcun confronto col vertice aziendale, nonostante gli ottimi ascolti, veniva prodotta ed editata. Genovese propone all’assemblea di prendere posizione, anche con una querela nei confronti della testata che ha pubblicato l’articolo.
Enzo Perone si dice d’accordo.
Massimo Milone, caporedattore, chiede di essere informato sugli episodi di censura avvenuti.
Anna Teresa Damiano spiega che era presente ed informato il capo-redattore di turno Procolo Mirabella. Nel pezzo sui rifiuti lei ha scritto “Scontato il no politico della Lombardia”. Riferisce quindi che il Tg1, nella persona di Filippo Gaudenzi, le chiede di togliere l’aggettivo “politico “ dal servizio. Cosa che lei non ha fatto, ma che il Tg1 ha provveduto ad espungere, insieme ad altre frasi del servizio, facendo così perdere il senso e la continuità del racconto dei fatti, che risultavano monchi, incompleti, per molti versi poco comprensibili. Stessa cosa è accaduta nell’edizione della sera, “volevano si togliesse la frase: ‘la Lombardia dice, spiacente non possiamo’ Non ho sollevato un caso perché è prevalso il disprezzo per comportamenti così poco confacenti all’etica e alle regole professionali”, dice la Damiano.
Enzo Perone idem, pezzo sul decreto rifiuti per il Tg1, sempre Gaudenzi toglie senza avvertire il giornalista tre righe finali che spiegavano il senso delle posizioni delle istituzioni locali: “il Comune, la Provincia, la Regione all’unisono criticano le posizioni della Lega che non vuole approvare il decreto sblocca flussi sui rifiuti in altre regioni”. Il motivo della censura è che le istituzioni criticavano la Lega Nord. Ne è stato informato anche il segretario dell’Usigrai presente in redazione, che ha liquidato il comportamento del caporedattore cronaca Tg1 con un: “Negli ultimi tempi sta andando fuori dal seminato”. Altro episodio che riporta Perone, risalente a circa un anno fa, riguarda la notizia da lui stesso raccolta su “Radio Radicale”, attraverso la testimonianza del pentito Spatuzza nel processo di Appello contro Marcello Dell’Utri, senatore Pdl, già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza rivela che nella cosiddetta “stagione delle stragi” (Falcone, Borsellino, Georgofili, Palestro) la mafia mandò dell’esplosivo anche a Napoli per un grosso attentato (che poi non ci fu). Dopo aver approntato il servizio, da Perone stesso proposto, prima della messa in onda, senza avvertirlo, Procolo Mirabella, caporedattore vicario, taglia la frase dove si diceva che il processo riguardava il sen. Dell’Utri, eliminando una notizia e decontestualizzando il racconto dei fatti. Perone ricorda, a tal proposito, che la responsabilità penale dell’estensore di un servizio o articolo è personale, per cui chi modifica, taglia, cambiando il senso di quanto scritto da chi firma il servizio, espone l’autore -a sua completa insaputa- alla potenziale commissione di un reato, nell’ipotesi di una diffamazione a mezzo stampa per la diffusione di un elaborato firmato dal quale sono state avulse parti che ne modifichino l’impianto informativo. Altro episodio, questa volta ad opera del Tg2, guidato dal direttore ad interim De Scalzi, che ha chiesto a Perone di togliere il riferimento a Gianni Letta dal servizio dell’edizione delle 18,15, “perché la notizia non era presente sulle agenzie di stampa”, nonostante Perone avesse avvertito la cronaca del Tg2 di aver verificato direttamente alla fonte, e cioè con il pm competente, la fondatezza del coinvolgimento del Sottosegretario alla Presidenza del governo Berlusconi.
Ettore De Lorenzo, cdr, sottolinea come le testate nazionali scavalcano la nostra testata, quando chiedono direttamente ai service esterni di registrare interviste anche folckloristiche per strada, senza l’ausilio del giornalista, dirigendo da Roma il contenuto di quello che si vuole che emerga da queste interviste: “Napoli fa schifo”, “il sindaco non fa niente”, etc
Massimo Milone, caporedattore, ricorda all’assemblea quanto, tra gli altri, soprattutto il Tg3 nazionale oramai non chieda più, da quando è direttore la Berlinguer, un solo servizio alla redazione di Napoli. Una scelta editoriale criticabile.
Maria Laura Massa riporta il dibattito assembleare sulle problematiche della redazione di Napoli. Sottolinea il fatto che, dalla precedente assemblea, non si sia portato avanti nessun buon proposito manifestato, né alcuna correzione alle molte criticità del lavoro quotidianamente vissute e sofferte dai colleghi della Tgr Campania. La Massa si dice poi molto inquietata dalle notizie che provengono da Roma, sulle inchieste e sulle rivelazioni che riguardano la Rai, la cosiddetta P4 e l’indagine, anche dell’audit interno, sull’inquinamento della dirigenza aziendale ad opera di una cosiddetta “struttura Delta”, che ci si augura non abbia omologhi nella nostra regione, e cioè una prefettura regionale della “struttura Delta”.
Ettore De Lorenzo ricorda come alcuni problemi si sia cercato di affrontarli.
Valeria Capezzzuto spiega che esistono molte sacche di malcontento, di disagio, per le quali si sono indette le assemblee e si è aperta la discussione, per parlare dei problemi, per metterli sul tappeto apertamente e lealmente, per affrontarli, per cercare di risolverli. Senza ricorrere al solito venticello più o meno offensivo tipico del gossip da corridoio Rai.
Geo Nocchetti interviene e ricorda all’assemblea che da otto anni, da quando è capo redattore Milone, poiché lui stesso ha votato contro il piano editoriale del nuovo responsabile, è stato messo da parte, accantonato, frustrato nelle sue competenze professionali. “L’insicurezza professionale di chi ci dirige e la critica che ne scaturisce vengono considerati attacchi personali”. Ricorda che un personaggio come Alfonso Papa (parlamentare Pdl, magistrato in aspettativa, accusato dalla Procura napoletana di essere la talpa giudiziaria dell’affarista Bisignani, destinatario di un ordine di arresto che il Parlamento deve autorizzare) è stato intervistato dalla nostra testata 33 volte, prima del coinvolgimento nell’inchiesta. “La violenza –spiega Nocchetti- si fa anche accantonando le persone. Facciamo un altro esempio: il cardinale Sepe è intervistato o nominato nei servizi più di una volta al giorno. Che dire del rettore del ‘Suor Orsola Benincasa’, università privata, intervistato 250 volte negli ultimi tempi su tutti gli argomenti, finanche sui minori dei quali, pare, non abbia alcuna competenza. Sono tutti dati pubblici che qualsiasi impiegato Rai può consultare, attingendoli dal sistema di archiviazione chiamato “Octopussy”.
Sandro Compagnone ha annotato i dati relativi alle presenze di politici, professori universitari, religiosi e personaggi vari all’interno delle diverse edizioni della Tgr Campania, dati che sono pubblici e consultabili, non essendo sottoposti ad alcuna privacy, già andati in onda ed archiviati. Li riferisce, traendoli da un appuntino scritto a penna, senza alcun commento:
cariche istituzionali nei circa 1820 giorni in cui è stato arcivescovo di Napoli (dal 20 maggio2006 ai primi di giugno) ci sono stati 1332 tra servizi e notizie sul cardinale Sepe.
Prefetto      516
Procuratore 428
Questore     250
Nello stesso periodo, il Tgr di Milano realizza 371 servizi sull’arcivescovo del capoluogo lombardo, la sede di Roma, nello stesso periodo, realizza sul Papa 752 servizi.
università dal 10 luglio 2003, insediamento caporedattore, ad oggi (numero di servizi):
Federico II (pubblica)     955
Suor Orsola Benincasa (privata). 527 (uno ogni 5,4 giorni)
Parthenope                     108
Orientale (privata)            40
Lucio D’Alessandro, rettore Suor Orsola  220 servizi
Guido Trombetti, ex rettore Federico II  271 servizi
Carmine Gambardella, preside di Architettura Sun 23 servizi in cinque anni
politici
Raffaele Lauro, Pdl, 102 presenze
Alfonso Papa, 33 interviste in 3 anni
Maurizio Tesorone, vicepresidente Municipalità Chiaia 32 presenze
Fabio Chiosi, presidente Municipalità Chiaia 36 presenze
Mario Coppeto, presidente Municipalità Vomero 5 presenze
Nello Formisano, Idv, membro Commissione di Vigilanza, 150 presenze dal giugno 2010
società civile
Salvo Iavarone, presidente “Mezzogiorno e Futuro”..?, 28 presenze
Gerardo Marotta, Istituto Studi Filosofici, 35 presenze
Rotary (106)
Lions (65)
ricerca scientifica 
CNR, 117 servizi
Marco Salvatore (70 servizi) e il suo Sdn (37 servizi)
Franco Salvatore, fratello di Marco (24 servizi) e il suo Ceinge (55 servizi)
totalizzano 184 servizi, 67 più del CNR
Enzo Perone ricorda che l’attuale sindaco De Magistris, già pubblico ministero, aveva avvisato i suoi colleghi magistrati sulla caratura ambigua del personaggio Alfonso Papa, mentre noi lo abbiamo intervistato 33 volte. Fa il paragone con le sue esperienze in altre redazioni, puntando sulla riunione di redazione completamente stravolta in Campania. Non un momento di partecipazione di idee, di confronto, di dialettica, di dialogo, ma un semplice dettato del caporedattore responsabile al conduttore e ai colleghi presenti, tanto che dopo aver assistito alcune volte a questa consuetudine poco edificante, ha deciso di non parteciparvi più, accettando di ricevere ogni giorno il”compitino” una volta giunto in redazione.
Francesca Ghidini interpreta positivamente queste richieste della redazione. Vogliamo dare le notizie. Vogliamo il confronto. Chi ha scopi propri, interessi di carriera, deve restare fuori da queste discussioni. Speriamo si possa mettere in chiaro già da settembre.
Corrado Fidora dice che la professione è cambiata. C’è sempre stato attrito tra giornalista ed editore. È normale la frizione. Fidora propone di scrivere 10/15  righe di curriculum personale da consegnare al capo redattore centrale, che poi lo trasmetta al capo del personale, per far conoscere le competenze e le professionalità di ciascuno.
Silvio Luise propone invece di confrontare, sì, i curricula, ma per vedere chi lavora e come.
Ettore De Lorenzo prende come modello “Buongiorno Regione”, che soprattutto nello spazio del “Ditelo alla TGR” ha trovato il vero spirito del servizio pubblico, di come dovrebbe essere il lavoro del giornalista. Propone -al di là di questioni personali- di organizzare il lavoro sulla base del confronto, dando fiducia a ciascun redattore, per quello che sa, per quello che dà, per quello che di meglio e di più può dare.
Silvio Luise giustifica l’assenza di una parte della redazione (in assemblea ci sono 21 colleghi su 41 aventi diritto, comunque la maggioranza) visto il periodo estivo. 
Gianni Occhiello riporta l’attenzione sui numeri dati in assemblea. Conferma le critiche raccolte dai telespettatori, che notano la massiccia e debordante presenza nei servizi quotidiani del cardinale di Napoli, delle attività di un’università privata, il “Suor Orsola Benincasa”, a scapito dell’accademia federiciana, per esempio, la pubblica e più antica, dopo Bologna, università d’Italia. “Senza voler fare indagini su cosa c’è dietro ai numeri, già evidentemente molto eloquenti (solo per inciso il nostro caporedattore insegna Etica della professione giornalistica al Master del “Suor Orsola”), dobbiamo porci la domanda su cosa sia normale e cosa non lo è, mettendoci soprattutto dalla parte degli ascoltatori. Io stesso sono additato come un appartenente alla redazione che ultimamente è tornato all’impegno e alla battaglia sulle idee, ma finora ho vissuto una vicenda personale ultradecennale per il riconoscimento giudiziale dei miei sacrosanti diritti di tele-cineoperatore giornalista, finalmente da qualche mese ne sono, ne siamo venuti positivamente a capo, e ora sono convintissimo che lo sprone dell’assemblea dei redattori darà una spinta molto proficua, una svolta al lavoro, alla professionalità, all’equilibrio ed all’impegno di questa redazione, che rappresenta la terza e più importante città d’Italia”.
Geo Nocchetti invita tutti a ricordare ciò che ha detto in precedenza, si dice pronto a portare avanti il discorso da solo. Non basta un pentimento ci vuole una conversione. Bisogna partire da quei numeri incredibili, sorprendenti. Non c’è possibilità di dialogo se non ci si rapporta su quei numeri, su quelle presenze in video di alcuni personaggi assolutamente improprie, sproporzionate rispetto alle buone pratiche della professione giornalistica, alla correttezza ed ai doveri del servizio pubblico di informazione. “Non voglio parlare di cose astratte –spiega Nocchetti-, i complici sono assenti. Sto valutando le azioni personali a mia tutela. Credo che il Cdr dovrebbe far uscire un documento chiaro, netto, esplicativo di tutto il dibattito assembleare, con tutte le posizioni espresse e soprattutto richiamando la forza dei fatti, di quei numeri, così anomali, così devastanti nella semplice oggettività delle cifre squadernate. Non deve essere tradita la realtà e la verità di ciò che accade. Quei numeri non sono opinioni ma fatti. Evitiamo ipocrisie formali (per inciso, sull’ipocrisia, mi sono divertito a scrivere un romanzo). La Cassazione con una importante sentenza ha ribadito i doveri della gestione dell’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo, in particolar modo richiamando il controllo delle risorse pubbliche ad essa attribuite (il canone) da parte degli organismi di controllo e vigilanza, tra cui la Corte dei Conti (Perone interviene con un inciso, precisando che dopo tale sentenza della Suprema corte in Consiglio di amministrazione Rai siede un rappresentante della magistratura contabile con funzioni di sindacato preventivo di controllo, ovviamente senza diritto di voto), tale controllo si fa ancor più stringente nell’utilizzo dei soldi pubblici per fare informazione, disciplinata da concessioni e convenzioni, sottoposta per la sua delicatezza, per il richiamo ai principi di completezza, obiettività, esaustività, lealtà, agli atti di indirizzo della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, che confermano l’autonomia e l’indipendenza del giornalista Rai, ma ne sottolineano il dovere di imparzialità. A nessuno può essere consentito un uso “privatistico” di queste risorse, a meno che non si voglia risponderne non solo dentro l’azienda, ma soprattutto in quelle sedi esterne deputate al sindacato di controllo - evidentemente non solo contabile - dei soldi pubblici versati attraverso il canone devoluto alla Rai dai contribuenti italiani.
Antonella Fracchiolla rimarca il fatto che non ci sono nemici contro cui indirizzare strali, ma di convogliare una sacrosanta diffidenza verso chi si mostra troppo ossequioso e che collabora in maniera acritica ad una linea editoriale che ha mostrato e mostra da tempo diverse criticità. Al di là dei rapporti personali, che in alcuni momenti possono essere più o meno tesi, sarebbe meglio tener presente questi principi.
Silvio Luise ritiene che il dissenso quando viene espresso all’interno di un’assemblea di redazione merita grande attenzione e rispetto, proprio perché è a viso aperto, senza infingimenti, né secondi fini rispetto a quello di manifestare lealmente il proprio punto di vista, il proprio disagio, le proprie proposte per il miglioramento del lavoro di ciascuno che si incrocia con quello di tutti, per un risultato, un prodotto informativo migliore, più confacente ai requisiti del servizio pubblico. “Le ritorsioni –precisa con forza- non fanno parte della persona del capo redattore Milone. Il dibattito è stato centrato fin dall’inizio sulla qualità del servizio pubblico”.
Massimo Milone accoglie le riflessioni scaturite dall’assemblea sulla riorganizzazione del lavoro in redazione, specializzazioni, sensibilità, vocazioni, apertura alla possibilità di impostare le competenze secondo aree tematiche, tenendo però presente che le fasce di lavoro si dividono e si spalmano su più turni, dall’alba alla notte, ricordando la nuova esigenza informativa sorta con “Buongiorno Italia” e “Buongiorno Regione”. Si dice pronto ad incontrare il Cdr e i singoli colleghi. Ribadisce che esige rispetto per la sua storia personale e professionale, “a chiare lettere adamantina, in questi anni ho contribuito a creare professionalità. Non ho mai dato risposte negative a nessuno. Il rapporto con le testate nazionali va oltre il potere di controllo di un caporedattore regionale, visto che dipende dalla discrezionalità di ciascun direttore di testata. Tutto ciò è innanzitutto dovuto al livello di dequalificazione aziendale cui si è arrivati. Cercherò, nell’ambito delle mie competenze, di respingere, come ho sempre fatto, ogni azione spiacevole, dequalificante, censoria, verso la redazione. E’ molto positivo mettere al centro della discussione il servizio pubblico. C’è piena disponibilità ed apertura al confronto per recepire proposte. Dovremo dare nuove risposte in base ai nuovi palinsesti. In merito ai quei “numeretti”,  non penso di avere esagerato. Sono alle prese con le disponibilità economiche dell’azienda di anno in anno più ristrette. Ricordo solo il problema del turn-over dei tele cineoperatori interni che l’azienda, una volta pensionati,  non vuole più assumere. Massima apertura al confronto, nonostante il periodo di ferie. Bisogna incanalare un discorso che però non può prescindere dalle fasce orarie. Siamo service per 24 testate, continuerò a chiedere a chiunque di fare tutto: dallo spettacolo, all’omicidio, ecc. Non posso cambiare niente. Posso sbagliare ma devo decidere. Devo rispettare il telespettatore e le professionalità. Al di là del Tgr bisogna pensare anche agli spazi nazionali”.
Silvio Luise chiede all’assemblea se il documento deve essere scritto subito o nelle ore successive e poi condiviso. L’assemblea concorda di delegare al comitato di redazione la stesura di un documento di sintesi, dal quale emergano tutte le posizioni e le criticità emerse nel dibattito assembleare.

21 presenti, approvato all’unanimità – ore 18, 53 del 7 luglio 2011
(Tra gli altri, hanno partecipato all’assemblea anche Fabrizio Cappella, Carlo Carione, Carlo De Cesare, Cecilia Donadio, Antonello Perillo, ndr)

(*) Da www.nostalgiatoscana.it
(**) Da www.nostalgiatoscana.it
(***) Da www.raffaelelauro.it
 
Bianca Berlinguer (*)
Massimo Milone
Silvio Luise
Rino Genovese
Carlo Verna
Enzo Perone
Anna Teresa Damiano
Procolo MIrabella
Marcello Dell'Utri
Giovanni Falcone (**)
Paolo Borsellino (**)
Gianni Letta
Silvio Berlusconi
Ettore De Lorenzo
Marialaura Massa
Valeria Capezzuto
Geo Nocchetti
Crescenzio Sepe
Sandro Compagnone
Benedetto XVI
Lucio D'Alessandro
Guido Trombetti
Raffaele Lauro (***)
Fabio Chiosi
Mario Coppeto
Nello Formisano
Gerardo Marotta
Marco Salvatore
Franco Salvatore
Luigi De Magistris
Francesca Ghidini
Corrado Fidora
Gianni Occhiello
Antonella Fracchiolla
Fabrizio Cappella
Carlo Carione
Carlo De Cesare
Cecilia Donadio
Antonello Perillo