Dopo 15 anni Mattino
battuto da Dell'Orefice

IN CONCOMITANZA con l’avvio della terza ristrutturazione del Mattino, che ridurrà l’organico a settanta unità, arriva a conclusione la vertenza avviata da uno dei giornalisti prepensionati nel 1995. Il combattente di lunga durata è Carlo Dell’Orefice, che ha affrontato e superato cinque gradi di giudizio

prima di portare a casa la vittoria con il suggello della Corte di cassazione.
Napoletano, settantanove anni compiuti a marzo, per sette anni alla Banca Commerciale, poi praticante al Roma di Achille Lauro, dove diventa professionista nel 1971, cinque anni più tardi


Romolo Acampora, Paolo Graldi e Ernesto Tempesta

Dell’Orefice viene assunto al Mattino dal direttore Orazio Mazzoni; lavora in cronaca, al Mattino illustrato, allo sport per poi approdare all’economia, prima inviato e poi responsabile del settore. Nel biennio ’95-'96 (il direttore è Paolo Graldi) viene coinvolto nell’operazione che manda in pensione o in prepensionamento i quadri dirigenti del giornale, trentacinque giornalisti, tra cui, per citare qualche nome, il redattore capo centrale Riccardo Cassero, il vice Gerardo Guerra, Romolo Acampora, Antonio Aurigemma, Mimmo Carratelli, Gianni Festa, Ciro Paglia, Ernesto Tempesta.
Nel gennaio 1995 Dell’Orefice viene messo in cassa integrazione e ci resta due anni; poi il 25 gennaio 1997 arriva il licenziamento, impugnato davanti al giudice del lavoro con l’assistenza del professore Emilio Balletti, che negli anni successivi difenderà con successo altri redattori del Mattino (Romolo Acampora, Dino De Lorenzo, Nino Masiello, Domenico Pessetti). Nell’agosto del ’98 il pretore del lavoro di Napoli Renata Quartulli accoglie il ricorso del giornalista, decisione confermata in sede d’appello nel gennaio 2002 dal giudice Rosa Arienzo. Tre anni più tardi la Cassazione (“con una sentenza davvero sorprendente”, secondo l’avvocato Balletti) accoglie in parte le tesi degli avvocati Marcello De Luca Tamajo e Antonio


Antonio Armentano, Mimmo Carratelli e Gianni Festa

Armentano, che difendono il Mattino, e rinvia alla Corte d’appello, che nel novembre 2007 con il giudice Giulio Ferdandes conferma la giustezza delle richieste di Dell’Orefice.
L’otto luglio 2011 viene depositata dalla sezione lavoro della Corte di

cassazione (presidente Michele De Luca, con giudici a latere Antonio Ianniello, Giovanni Amoroso, Antonio Manna e il relatore Gianfranco Bandini) la sentenza che mette la parola fine al lunghissimo contenzioso.
“La Cassazione – dichiara l'avvocato Balletti – ha stabilito in via definitiva che il licenziamento di Carlo Dell’Orefice è illegittimo. Resta ora soltanto da chiudere il giudizio per stabilire la somma che il Mattino deve pagare”. Se ne sta occupando il giudice del tribunale di Napoli Federico Bile che ha nominato come consulente Luigi Di Lauro, mentre i tecnici di parte sono Mario D’Aniello per il giornalista e Fabio Rizzo per il Mattino.
“Anche se suona banale, - è il commento di Carlo Dell’Orefice – e persino poco credibile, più che i soldi che dovranno versarmi, e sono tanti, la soddisfazione maggiore a quindici anni dal licenziamento è la vittoria su un’azienda incapace, come è certificato dalla serie di errori messa insieme nella mia vicenda, e stupida”.