Crescenzio Sepe,
difesa senza accusa

È QUASI UN tuffo nel passato la lettura del Mattino del 14 novembre. Riporta alla memoria la seconda metà degli anni Ottanta quando il quotidiano, allora di via Chiatamone, con il direttore Pasquale Nonno metteva in pagina le repliche di Antonio Gava ma non i fatti per i quali l’allora Pci chiedeva le dimissioni del ministro scudocrociato.
Questa volta nella prima di cronaca, in fascia alta a sinistra, c’è un titolo che è un manifesto: “Sepe, il pastore generoso oltre l’etichetta di vescovo-manager”. Il ritratto agiografico è di Angelo Scelzo, nativo di

Castellammare di Stabia, settantasei anni, una vita professionale all'Avvenire, il giornale dei vescovi, all’Osservatore Romano, la voce della Santa sede, fino a conquistarne le vice direzioni, e all’ufficio stampa del Vaticano.
Chi legge si domanda perché il Mattino pubblichi un ‘santino’ di Sepe, casertano di Carinaro, ottanta anni da compiere il prossimo giugno, che è stato arcivescovo di Napoli dal maggio del

Angelo Scelzo

2006 al febbraio del 2021 quando gli è subentrato il vescovo Domenico Battaglia. E da allora è in pensione. La risposta arriva dallo stesso Scelzo: Sepe “continua a fare notizia, come s’è visto in settimana, per il servizio di Report, al quale il cardinale ha replicato partendo dal fatto, forse ignoto a molti, che solo il 15 per cento delle chiese, come edifici di culto, appartengono alla curia”. Alla trasmissione Report, senza citare fatti specifici, Scelzo dedica poche righe generiche, ostili e anche poco comprensibili: “Un’inchiesta che partiva lancia in resta quasi ancor prima di cominciare”. E che vuol dire? E ancora: “Quella di Sepe è una biografia che continua a parlare; e a raccontare, ora più che mai, una storia che nessun tipo di inchiesta potrà mai intercettare. Certo non poteva farlo Report che, a suo modo, aveva la telecamera puntata altrove e in cerca del suo, per portare a casa il servizio”. Lasciamo perdere l’italiano, a cominciare dalla punteggiatura, ma c’è ancora da

Crescenzio Sepe

domandarsi: che vuol dire?
Nelle 116 righe di testo abbondano invece le pennellate per Sepe: “pastore umile e generoso pronto a spendersi per il suo popolo”, “con la sua passionalità e la sua esuberanza”. Ma non c’è neanche una riga per la ‘Cittadella apostolica’ di Pozzuoli, 38mila e 500 metri quadrati con edifici e persino una chiesa con campanile e sacrestia, affacciati sul mare con davanti le tre

isole del golfo di Napoli, lasciata in eredità da monsignor Gaetano Cascella alla curia partenopea con l’obbligo di riservarne l’uso ai preti bisognosi e ai cittadini poveri. È stato trasformato invece in un albergo stellato con spa attraverso una opaca operazione economica sulla quale sta lavorando la procura di Napoli.
I tempi cambiano. Il direttore Pasquale Nonno schierava il Mattino per difendere il ministro Gava; il direttore Francesco De Core spende oltre cento righe per tutelare l’immagine del pensionato Sepe.