Terremoto sul Comune

Che giornata, il 17 dicembre. Uno tsunami squassa le istituzioni cittadine nella sonnacchiosa attesa del Natale.
È una tempesta, una bufera, un uragano (come quelli a cui gli americani hanno il vezzo di dare nomi familiari: il nostro, con l’arresto di Alfredo Romeo, non possiamo che chiamarlo Romy).
Nei giornali napoletani, che pure hanno familiarità a raccontare arresti eccellenti, c’è la tensione delle giornate

26 novembre 1980. La prima pagina del Mattino
importanti e l’attenzione ai titoli, giacché Romy colpisce a sinistra, al centro e a destra (secondo il principio giapponese Haddò cojo cojo). Insomma, 28 anni dopo, un altro terremoto occupa l'apertura dei quotidiani. E Il Mattino guidato

da Mario Orfeo, con il vice Virman Cusenza e il numero tre Antonello Velardi, memore del grido angosciato di Roberto Ciuni che ha fatto storia, fa presto a titolare. Forse troppo presto: e il terremoto arriva dal cielo (Appalti a Napoli, terremoto sul Comune), anziché sprigionarsi dalle viscere della terra come in Irpinia e in Basilicata.
Poteva essere un innocuo “Bufera sul Comune”, oppure “Uragano sul Comune” e invece lo spirito di emulazione, uno strisciante senso di frustrazione e la parlata napoletana che spinge per andare in pagina hanno provocato la frittata.
Intanto i redattori cercano di fare qualche intervista per avere dichiarazioni a caldo. Nessuno risponde. Ci riescono soltanto con Anna Finocchiaro (“Io avrei
lasciato
”). Soltanto con lei, perché forse a qualcuno è venuta l’ispirazione di rintracciarla sul telefonino. Gli altri non c’erano: forse avevano sceso il cane. Chissà.

Fabrizio Arcella
 
Alfredo Romeo
Mario Orfeo
Antonello Velardi
Roberto Ciuni
Anna Finocchiaro