Il 26 aprile fiaccolata
a Ponticelli contro Sepe

IL 26 APRILE alle 19 a Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, si svolgerà una fiaccolata per Arturo Borrelli che da quasi dieci anni cerca giustizia per le violenze sessuali che ha subìto dai tredici ai diciassette anni dal suo insegnante di religione, don Silverio Mura.
La fiaccolata è l’ennesima protesta che Borrelli, testardo e disperato, organizza per denunciare il comportamento ‘scandaloso’ della curia napoletana (gli insabbiamenti, la perizia a cui venne sottoposto che tendeva trasformarlo da vittima in responsabile di quanto accaduto con

Mura, la pubblicazione del suo nome vero quando era segreto ripetuta per ben otto volte in un comunicato firmato da un collaboratore del cardinale Sepe) a cui ora si aggiunge la decisione del tribunale ecclesiastico di Milano, guidato dal vescovo Mario Enrico Delpini, che avrebbe chiuso il processo al prete pedofilo con la prescrizione.
Il condizionale è necessario perché la ’sentenza’ risalirebbe a un mese fa ma

Mario Enrico Delpini

non c’è nessuna comunicazione ufficiale, neanche alla vittima degli abusi e al suo avvocato, il civilista Carlo Grezio.
La fonte dell’indiscrezione sarebbe, e siamo davvero al paradosso, il legale che assiste Silverio Mura. In ogni caso per arrivare alla ‘prescrizione’ il tribunale diocesano di Milano, presieduto dal vicario giudiziale monsignor Paolo Giuseppe Bianchi, avrebbe preso in esame soltanto una delle due denunce presentate da Borrelli perché con l’altra doveva andare a giudizio.
A questo punto sono necessarie due osservazioni. Nonostante gli appelli di papa Francesco sulla inflessibilità da adottare quando emergono responsabilità di sacerdoti pedofili la chiesa italiana dimostra da nord a sud di essere largamente impreparata e inadeguata. La seconda notazione riguarda la ‘prescrizione’ perché è la scappatoia che cercano gli avvocati di un mariuolo o di un truffatore. Un tribunale della chiesa però, se vuole essere credibile, non può imboccare la scorciatoia della prescrizione che

Paolo Giuseppe Bianchi

porta a chiudere un caso di abusi sessuali su un bambino durati tre anni ma deve cercare verità e giustizia.
Se confermata, la decisione del tribunale di Milano è sorprendente non soltanto per il merito della vicenda ma anche perché a febbraio Borrelli aveva scritto alla segreteria vaticana per avere “un incontro con rappresentanti della Congregazione per la dottrina della fede”. E il 14 febbraio si è recato

a Roma con l’avvocato Grezio che ha parlato con due ufficiali della Congregazione, i sacerdoti John Kennedy e Matteo Visioli. E Kennedy aveva chiesto a Grezio di tranquillizzare Borrelli e garantito l’esito positivo del giudizio del tribunale di Milano. Evidentemente si sbagliava perché mentre il Papa e il Vaticano prendono posizioni nette sulla pedofilia le periferie della chiesa si muovono in una direzione diversa.