Appannamento
della memoria

LA TENDENZA ERA già chiara con la gestione di Antonello Perillo: uno vale uno, azzeramento delle competenze, dei curricula, della qualità, spazio ai neo assunti, in qualche caso "gggiovani", che vengono lanciati in diretta o in conduzione senza alcuna esperienza, gavetta, si diceva una volta, senza badare a capacità professionali, inclinazioni, telegenia, men che mai preparazione di base in grado di evitare "papere" grammaticali, giudiziarie e via declinando.
"Sei bravissimo" era il mantra che Perillo ripeteva a chiunque, purché non gli creasse problemi redazionali e professionali, in primis politici.

Una strategia che ha consentito a un giornalista "senza qualità", per parafrasare Robert Musil, di scalare passo dopo passo tutti i gradini della scala gerarchica Rai arrivando, per ora, alla vice direzione, ma molti scommettono che

Oreste Lo Pomo e Antonello Perillo

l'ultimo gradino, quello di direttore, sia alla sua portata e nemmeno tanto lontano nel tempo. Intanto dal quinto piano del palazzo Rai di via Marconi si gode il panorama del golfo di Pozzuoli con vista su capo Miseno, Procida e Ischia e l’incarico di seguire le redazioni di Lombardia, Umbria, Molise e Campania.
L'attuale gestione del capo redattore virtual centrale Oreste Lo Pomo è la continuazione in tutti i sensi, della linea Perillo: tutti bravi, tutti possono fare tutto, anche se commettono svarioni, anche se hanno lacune vistose. Vale la pena di ricordare che per entrambi le notizie sono "rotture di cazzo", come diceva il capo redattore al compianto Giancarlo Siani e basta vedere i telegiornali attuali o rivedere quelli dell'era Perillo per capire che questa politica ha giovato eccome ai singoli capi redattori centrali della Campania, ma ha prodotto la progressiva riduzione della memoria giornalistica a scapito dei pochissimi che hanno cercato di frenare questa deriva.
Lo spazio indiscriminato, non guidato, non coltivato ai "gggiovani" o ai neo assunti ha eliminato dal tgr Campania linea editoriale, approfondimenti, in poche parole quantità al posto della qualità. E può accadere che l'inviata esperta Francesca Ghidini e la neofita Lara Martino facciano appena un cenno sui trenta anni di ritardi per la bonifica di Bagnoli, sui miliardi di lire e poi milioni di euro spesi inutilmente, sulle due inchieste e sul processo di appello ancora in corso a carico degli amministratori di Bagnolifutura. E la quantità preferita alla qualità, fa dire proprio all'inviata esperta Ghidini alla fine del collegamento da Bagnoli che la " linea torna a Napoli". Per carità, può capitare, soprattutto se si guarda alla tabella di marcia della Ghidini delle ultime due settimane: Sant'Antimo, Napoli, Salerno, Caivano, Bagnoli,

Francesca Ghidini e Lilly Viccaro Theo

appunto, poi Ischia.
E può accadere anche che all'inaugurazione della linea sei della metropolitana, sempre Francesca Ghidini, sorvoli sul fiume di danaro buttato letteralmente in fondo ad un tunnel nel quale trenta anni fa si incaglia

la cosiddetta talpa diventando uno dei monumenti allo spreco sul quale sono stati versati fiumi di inchiostro e di parole da tutti i media italiani e non solo.
Una ‘dimenticanza’, figlia di quell’appannamento della memoria che il giorno dopo guida una leggiadra Lilly Viccaro Theo nelle stazioni della linea 6 in un crescendo di esaltazione della qualità artistica delle stesse, opere d'arte, belle bellissime, stupende, e che vuoi che sia che i tornelli non hanno funzionato e vi sia stato qualche problema con l'energia elettrica, che per percorrere cinque chilometri si impieghino 13 minuti.
Sono notizie e cioè "rotture di cazzo" che un tranquillo capo redattore virtual centrale nella sua lunghissima permanenza in Basilicata non ha mai avuto e non si vede ora, a fine carriera,  perché debba averle a Napoli queste "rotture di cazzo".
Gualtiero Navarra