Pomicino ridiffamatore:
150mila € a 3 magistrati

PAOLO CIRINO POMICINO non ama le mezze misure: nel maggio del 2000 esordì come saggista con lo pseudonimo di Geronimo, che utilizza per firmare gli editoriali sul Giornale, pubblicando con Mondadori ‘Strettamente riservato’ e fu subito best seller; grande successo ottenne due anni dopo la sua seconda fatica: ‘Dietro le quinte’, ancora con Mondadori. Libri notevoli anche sul versante risarcimenti: il primo volume è costato decine e decine di migliaia

di euro per danni da diffamazione e il secondo è avviato sulla stessa strada.
Per ‘Dietro le quinte’ le condanne più recenti sono arrivate dal tribunale di Milano, prima sezione civile, giudice Marisa Gisella Nardo, che ha firmato due sentenze, la prima depositata il 21 febbraio scorso e la seconda il 4 aprile.
Nel primo caso lo hanno citato gli ex pm della procura partenopea Rosario Cantelmo, dal marzo 2006 procuratore aggiunto a Napoli, e Nicola Quatrano, giudice del tribunale del


Paolo Cirino Pomicino

Riesame; nel secondo caso Marco Occhiofino, in passato gip e presidente del tribunale dei ministri, oggi consigliere di corte d’appello penale.
Nutrito lo staff di legali schierato dai contendenti: per i tre magistrati erano in campo gli avvocati Achille Janes Carratù e Tiziana Milani; per Pomicino l’avvocato Luisa Beretta e il professore Salvatore Pescatore; per la Mondadori il professore Achille Saletti nel giudizio promosso dagli ex pm e l’avvocato Giovanni Polvani nella causa contro il giudice Occhiofino.    
Nella sentenza sui due ex pm il giudice Nardo elenca vari passaggi aspri del libro; ci limitiamo a citarne qualcuno. “Geronimo, - ricorda la Nardo- nel raccontare di una asserita convergenza politica tra il vecchio Pci e la mafia stragista, scrive di un intreccio di tale convergenza ‘con un filone della magistratura e delle forze dell’ordine che tradirono la Repubblica e contribuirono, con le loro ingiuste accuse, a modificare gli assetti politici del paese. I tasselli fondamentali furono le incriminazioni di Andreotti, Gava, Mannino, Contrada e Carnevale’.”
La sentenza riporta poi un passo tratto dal terzo capitolo del libro: “L’inizio della fine è fissato nel ’91, con l’arresto di Contrada e l’incriminazione di Carnevale’. Geronimo prosegue raccontando l’operato e la vicenda giudiziaria del giudice Carnevale, descrivendolo come ‘un magistrato di Cassazione che aveva fatto il suo mestiere’, e concludendo che ‘tanto per non cambiare, chi incominciò l’offensiva contro il magistrato della Cassazione (riferendosi a Carnevale) furono due magistrati a me ben noti: Cantelmo e Quatrano’.”
Anche in un altro paragrafo Pomicino si concentra sugli ex pm. “Nel capitolo


Giulio Andreotti e Antonio Gava

VII intitolato ‘Cari magistrati. Piccole storie di una grande ingiustizia’ Geronimo ritorna a parlare dei magistrati Cantelmo e Quatrano scrivendo: ‘Un altro gruppo di magistrati napoletani – penso a Nicola Quatrano, Rosario Cantelmo, Paolo

Mancuso, Franco Roberti e Marco Occhiofino – per anni mi ha accusato di ogni crimine: corruzione, estorsione, ricettazione, camorra. I giudici mi hanno sempre assolto in primo grado, tranne una volta che sono stato assolto in secondo grado. I cinque magistrati l’hanno vissuta come una sconfitta. E allora, non potendo più resistere, quando è uscito il mio libro, mi hanno citato per diffamazione. Forse avevano esaurito gli altri reati’.” 
“Non può dubitarsi – scrive il giudice Nardo – dell’offensività dei brani contestati, poiché il messaggio che giunge ai lettori è che i dottori Cantelmo e Quatrano abbiano strumentalizzato a fini politici le loro funzioni di Sostituti Procuratori della Repubblica. L’immagine che se ne trae è di persone non affidabili da un punto di vista professionale e, in ultima analisi, ne vengono certamente lesi l’immagine professionale, la reputazione e l’onore”.
Prima di arrivare alla decisione il magistrato milanese dedica un passaggio alle affermazioni dell’ex ministro del Bilancio, passaggio certamente utile per qualche direttore  partenopeo abituato a pubblicare senza filtro comunicati sulle ‘assoluzioni’ a raffica. “Egli (Pomicino, ndr) ha utilizzato nell’esposizione

osserva il magistrato – proposizioni di tipo assertivo, e non meramente dubitativo, come richiederebbe invece l’espressione di opinioni personali, ed ha accostato maliziosamente notizie false e comunque non provate a notizie vere, collegandole in modo


Urbano Cairo (*) e Bruno Contrada

fuorviante. A tal proposito, occorre sottolineare anche come il convenuto abbia, ai suoi fini, riferito in modo del tutto parziale alcune informazioni che lo riguardavano allo scopo di avvalorare la tesi della persecuzione giudiziaria.   
In particolare, egli ha omesso di specificare che alcuni dei procedimenti a suo carico, sebbene non sfociati in sentenze di condanna, sono terminati con sentenze di patteggiamento, o con dichiarazioni di prescrizione o di non luogo a procedere per mancata autorizzazione a procedere. Insomma, partendo da verità, mezze verità ed episodi falsi, e collegandoli con commenti dai toni spesso smodati, l’autore induce nel lettore il convincimento del più disonorevole operato dei due magistrati del pubblico ministero”.
Accertata e dichiarata la diffamazione”, il giudice ha condannato l’ex ministro e la Mondadori a risarcire con 50mila euro sia Cantelmo che Quatrano (e il solo Pomicino a versare altri 2500 euro a ognuno dei due ex pm) e al pagamento di 14.163 euro di spese legali; ha inoltre ordinato la pubblicazione del dispositivo della sentenza per due volte sul Mattino e per una sul Corriere


Paolo Mancuso e Franco Roberti

della sera, su due colonne e a caratteri doppi del normale.
Più leggera la condanna di Pomicino e della Mondadori per la diffamazione nei confronti di Marco Occhiofino: 30mila euro di risarcimento, altri duemila a carico del solo ex

ministro, 8.155 di spese legali e la pubblicazione del dispositivo della sentenza, su due colonne e a caratteri doppi del normale, sul Corriere della sera e, per due volte, sul Mattino.
Nelle diciassette pagine della sentenza il giudice elenca una serie di paragrafi del libro ‘Dietro le quinte’ offensivi nei confronti dell’ex presidente del tribunale dei ministri, attaccato sul versante professionale e sul versante privato. Ne citiamo soltanto uno: “Per esempio Occhiofino – scrive Pomicino – si ritiene diffamato pure dal fatto che l’ho definito brutto e single. A prescindere dal fatto che  la sua bruttezza l’avevo definita pari alla mia (e, come è noto, io sono un uomo fascinoso), quella sua lamentela, lo confesso, mi ha fatto sentire piccino piccino. Ho capito, infatti, che con quelle espressioni, vere ma non cattive, avevo suscitato nell’animo dell’Occhiofino un turbinio di ricordi fatti tutti probabilmente di fallimenti amorosi”.
Per il giudice Nardo il quadro è chiaro e conclude: “L’immagine (di Occhiofino, ndr)  che se ne trae è anzitutto di persona non affidabile dal punto di vista professionale, posto che una delle accuse più disonorevoli per un magistrato è proprio quella di utilizzare la propria posizione istituzionale non ai

fini di giustizia, ma per il raggiungimento di scopi personali, quale quello di perseguitare l’On. Pomicino. In secondo luogo la dignità e la figura dell’attore è certamente offuscata dalla descrizione di sue reazioni infantili e turbate, conseguenti a negativi apprezzamenti


Achille Janes Carratù e Achille Saletti

estetici, per di più già espressi nel libro precedente e oggetto di causa civile e reiterati nel nuovo volume in maniera penetrante e per sottolinearne anche la presumibile solitudine affettiva”.
Giustamente il giudice milanese ricorda che Pomicino è testardamente recidivo nel diffamare perché per il primo libro aveva già subito diverse condanne e, tra i risarciti, c’erano anche i magistrati napoletani: Cantelmo, Occhiofino e Quatrano ottennero un risarcimento complessivo di 64mila euro, con 21.500 per le spese legali e la pubblicazione del dispositivo su Corriere della sera e Repubblica. E forse anche per questi esborsi a ripetizione il terzo libro dell’ex ministro del Bilancio, ‘La politica nel cuore’, non è stato pubblicato da Mondadori, ma dall’editore Cairo.

(*) Da www.lastampa.it