Virnicchi: "Garantiamo i cronisti"

Spettabile Iustitia,
in merito a quanto pubblicato sul numero del 2 aprile scorso sono necessari alcuni chiarimenti:
1) Chi ha firmato (Paolo Chiariello, ndr) la lettera “Nuovi lacci per le notizie” ignora, forse è giovane e maleinformato, che già negli anni difficili del terrorismo e del grande conflitto di camorra, “Cutolo contro tutti”, i cronisti che lavoravano in strada erano riconoscibili per una fascia blu con la “G” che avevano sul braccio destro; va detto che per ovvi motivi alcuni cronisti non la usavano! nessuno disse che era in atto una discriminazione; l’iniziativa aveva un solo scopo: far lavorare meglio i cronisti e scongiurare qualche rischio. L’incontro avuto tra il questore Oscar Fioriolli (assistito da Antonella Vertucci, responsabile dell’ufficio stampa della questura, ndr) ed il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ermanno Corsi, Gianni Ambrosino presidente dell’Assostampa Regionale, Maurizio Cerino presidente dell’Unione Cronisti, Tony Iavarone della Stampa Sportiva e Ciro Fusco per i cinefotooperatori, aveva un solo scopo: garantire tranquillità operativa ai cronisti, giornalisti iscritti all’Ordine, e consentire alle Forze dell’Ordine di individuare chi non è giornalista iscritto all’Ordine (e sono tanti) che si improvvisa giornalista, che partecipa a conferenze stampa organizzate dalle Istituzioni
(Prefettura, Procura, Questura, Comando Provinciale dell’Arma, Guardia di Finanza ed altro). Disciplinare l’accesso alla informazione in qualunque settore istituzionale non significa fare discriminazioni; oggi i “discriminati” sono i giornalisti iscritti all’Ordine sconcertati da una invasione di “abusivi” specialmente, ma non soltanto, impegnati nel settore della cronaca nera.
2) Essere accreditati nei rispettivi settori di competenza non è una novità; è sfuggito a chi ha scritto a Iustitia che per disciplinare l’accesso alle informazioni istituzionali esistono: la Stampa Parlamentare, Giornalisti per la cronaca Giudiziaria, l’ Ussi per i giornalisti sportivi, l’Unione Nazionale Cronisti (presieduta da Guido Columba, ndr), tutti gruppi specializzati che hanno avuto tra i loro iscritti giornalisti che hanno fatto la “storia del giornalismo” i cui nomi non facciamo perché nulla direbbero a chi ha indirizzato la lettera a Iustitia.
3) Nella lettera viene utilizzata la parola “scrivania” con chiaro intento denigratorio per i colleghi che lavorano in Sala Cronisti; non si tratta di semplici scrivanie, cosa che chi parla di “nuovi lacci” (quanta inesperienza e quanta presunzione!) saprebbe se avesse frequentato soltanto per qualche giorno la Sala Cronisti della Questura: sono vere postazioni con computer, fax, scannerizzatori, stampanti e linee telefoniche tutto pagato dagli editori che hanno ritenuto necessario, per la loro tipologia di lavoro, essere presenti, (cosa che avviene da quasi cento anni), nello storico palazzo di Via Medina che l’Ente Provincia destinò a sede della Questura con annessa Sala Stampa.
4) Basta la tessera di iscrizione all’Ordine per farsi accreditare nelle sedi istituzionali, (ci mancherebbe!”), quando il giornalista occasionalmente è incaricato di un certo servizio, ma se il giornalista svolge quotidianamente il suo lavoro nel contesto di una Istituzione, o in un settore specifico, ha bisogno di un ulteriore accredito che non può valere per un giorno o due; ripeto: nessuno ha mai messo in dubbio l’esistenza di Giornalisti Parlamentari, dell’Unione Cronisti e di altri “gruppi specializzati”.
5) Se un editore non sente la necessità di far frequentare ad un suo redattore, mattino, pomeriggio e notte, una istituzione come la Sala Cronisti, se non sente la necessità di avere in quegli ambienti ed in altre strutture (fonti di informazioni), un redattore con computer, fax, stampanti e telefoni e…scrivania, è una sua scelta: nessuno lo obbliga; poi è di cattivo gusto ritenere che la professionalità acquisita in anni di duro lavoro in settori non facili, sia un “servigio professionale”; servigio sta per assistenza, favore, cortesia e nulla ha a che fare con il lavoro retribuito; ribadendo l’obbligatorietà della iscrizione all’Ordine è ovvio che va rispettato il contratto di lavoro Giornalistico che prevede l’articolo 1 per i giornalisti assunti per un lavoro subordinato, l’articolo “2” per vari tipi dicollaborazioni e tante altre “forme” di rapporto lavorativo che vanno dagli informatori a contratto, ai contratti ai corrispondenti, fino alle consulenze che spesso vengono assegnate a giornalisti anziani, esperti e pensionati che hanno un limite nella retribuzione e l’obbligo del cumulo reddito-pensione. Ben vengano tanti di questi contratti per dare lavoro a giornalisti iscritti all’Ordine e che cessi da parte degli editori il ricorso agli abusivi, allo sfruttamento di giovani.
6) “Basta pagare i colleghi giusti - è scritto nella lettera a Iustitia -, quelli che hanno la scrivania”. Che cosa si propone l’autore della lettera, di non pagare i colleghi giusti o non giusti che siano, di suggerire agli editori di smantellare le postazioni, di disattivare computer e linee telefoniche, di agevolare la presenza di altri abusivi in “strada”, dove ci sono sommosse e omicidi, esponendoli a rischi enormi; propone di far arrivare altri abusivi là dove devono esserci soltanto giornalisti iscritti all’Ordine e regolarmente pagati?
7) La “spiata” su alcuni cronisti che utilizzano gli scanner sintonizzandosi sulle frequenze delle Forze dell’Ordine non merita alcun commento.

Giovanni Virnicchi,
decano dei cronisti napoletani in attività

 
Paolo Chiariello
Raffaele Cutolo
Oscar Fioriolli
Antonella Vertucci
Gianni Ambrosino
Maurizio Cerino
Tony Iavarone
Ciro Fusco
Guido Columba
Giovanni Virnicchi