La Città: D'Antona via,
lo sostituisce Tamburini

È DURATA soltanto quindici mesi la direzione di Enzo D’Antona alla Città di Salerno. Nell’ambito di una ristrutturazione dei vertici Finegil (l’Editoriale dei quotidiani locali del Gruppo L’Espresso) è stato spostato a Trieste a guidare Il Piccolo al posto di Paolo Possamai passato a dirigere i quattro quotidiani veneti della Finegil.
Si tratta certo di un incarico prestigioso (basta ricordare che il quotidiano di Trieste ha una diffusione di 27mila copie, dati Ads 2015, mentre per il giornale di Salerno l’editore dichiara una diffusione di 8.200 copie), però il nisseno di

Riesi D’Antona, approdato a Salerno dopo il prepensionamento da redattore capo centrale vicario di Repubblica, forse avrebbe volentieri continuato il lavoro di rinnovamento della Città, privilegiando la politica, la cultura, gli spettacoli, curando molto la scrittura e riducendo gli spazi riservati alla provincia e allo sport.
Sulla sua poltrona dal 20 aprile siede il cinquantacinquenne Stefano Tamburini, toscano di Piombino, che lascia l’incarico

Maurizio D'Elia (*)

di responsabile dei prodotti centralizzati del Gruppo L’Espresso e arriva a Salerno con una grande capacità tecnica nel governo della macchina giornale dopo avere, tra l’altro, girato l’Italia per spiegare alle redazioni locali di Repubblica il nuovo sistema editoriale. Nell’editoriale di presentazione si è impegnato a fare “un vero e proprio diario della comunità, senza reticenze e senza amici da proteggere o nemici da combattere a prescindere”. Ha indicato due parole d’ordine: “schiettezza e trasparenza”; le paludi da evitare: “rassegnazione e assuefazione”, e i tre fronti sui quali lavorare: “il giornale cartaceo, il sito internet e i social”.
E il primo intervento ha riguardato l’on line anticipando il turno di copertura dalle nove alle otto e coinvolgendo l’intera redazione nel lavoro sul web,

Vito Bentivenga

anche se non tutti al momento sono pienamente alfabetizzati, che prima era affidato soprattutto a Luigi Amati e a Enrico Scapaticci.
Il nodo è ora vedere se la redazione riesce a rispondere alle proposte e alle iniziative che arrivano da Tamburini. L’organico è di tredici unità: Maurizio D’Elia redattore capo; capi servizio Vito Bentivenga, responsabile della cronaca, Piero Delle Cave, Carlo Meoli, Tommaso Siani;

vice capo servizio Gianni Giannatasio; redattori Luigi Amati, Barbara Cangiano (rientrata a marzo dopo un distacco di sei mesi a Roma a lavorare a un settimanale sui programmi tv poi saltato), Clemy Di Maio, Carlo Pecoraro, Enrico Scapaticci, Michele Spiezia e Monica Trotta. Ai redattori vanno aggiunti un contratto di copertura ferie (per maggio e giugno c’è Angela Caso e per luglio e agosto Fiorella Loffredo) e due stagisti del master di giornalismo dell'università di Salerno.
Con Tamburini è tornata una gestione più elastica del giornale: le pagine sono quaranta, ma di frequente diventano 48; c’è minore preoccupazione nell’utilizzo dei collaboratori; settori trainanti come le pagine della provincia e, soprattutto, dello sport hanno nuovo ossigeno: si era inaridito a tre pagine, ora spesso sono sei e anche sette e il 30 aprile il direttore ha inviato Michele Spiezia a seguire la Salernitana nell’importante trasferta ad Ascoli.

Conosco Salernodichiara Tamburini a Iustitiaperché curavo gli speciali dei quotidiani del gruppo e venivo spesso alla tipografia di Boccia dove venivano stampati. Partiamo da risultati importanti: tra città e provincia copriamo il 42 per cento delle copie vendute contro il 30 per cento del Mattino che però nel capoluogo è un
centinaio di copie avanti. Dobbiamo perciò lavorare molto per consolidarli e

Michele Spiezia

migliorarli. Sono comunque convinto che un direttore debba anche uscire dalla redazione e vedere da vicino la realtà che racconta. E ho cominciato con un doppio paginone sulle vittime (si ipotizza 215 tra morti e malati gravi) dell’inquinamento dell’area di Fratte e della Valle dell’Irno e sulle accuse che vengono lanciate alle Fonderie Pisano”.


(*) Da www.fieg.it