Sequestro Fortapàsc,
decisione il 23 aprile

È SORPRESO Ernesto Mahieux, l’attore che in ‘Fortapàsc’ interpreta Sasà (il capo redattore di Giancarlo Siani), per la richiesta di sequestro della pellicola presentata da Mino Jouakim, che nel 1985 era il diretto superiore del giornalista precario del Mattino ucciso dalla camorra. “Non riesco a capire

– spiega Mahieux a Iustitia – dov’è la diffamazione. Jouakim dice che è stato offeso, ridicolizzato; mi sembra che si sbagli. Tutti sappiamo che la stampa in Italia è fortemente condizionata e gli interventi e le pressioni su chi fa il giornalista sono all’ordine del giorno. Quanto ai miei dialoghi con Giancarlo sono marcati da uno spirito che definirei


Maurizio D'Albora e Fabio Mariottino

paterno, né più né meno come i consigli che do ai miei figli; non sono parole da vigliacco, né da lecchino, sono soltanto inviti energici a essere prudente. Se non sono stato capito, vuol dire che non sono un buon attore. Chiarito il passaggio su “giornalista-giornalista” e “giornalista-impiegato”, non resta molto altro. Presumo che Jouakim, per essere stato un redattore capo di un grande giornale come il Mattino, sia un professionista di livello; e un professionista di livello si sente ridicolizzato per il tossico in redazione o per il fatto che io sono basso? Ma la droga è una malattia e l’altezza è un dato che non può diventare la discriminante per giudicare una persona. Se queste sono le argomentazioni, rischiano di diventare un boomerang”.
La difesa di Sasà fatta da Mahieux non convince Jouakim, settanta anni, da trentasette giornalista professionista, per venticinque anni al Mattino, dal dicembre ’93 in pensione, autore di vari libri, a cominciare da ‘O malommo, dedicato al boss della camorra Antonio Spavone, pubblicato nel 1980.


Libero Di Rienzo e Marco Risi

Marco Risi, – dichiara Jouakim a Iustitia – che pure in passato ha firmato pellicole eccellenti, in questo caso ha girato un film ambiguo perché mischia senza chiarezza il racconto e il documento. Da un lato ci sono i personaggi positivi, che si battono contro la camorra; così Giancarlo è Giancarlo, Amato Lamberti è Amato Lamberti, Paolo Siani è

Paolo Siani. Dall’altra c’è il caravanserraglio della redazione del Mattino, con il cronista sfaticato, la redattrice concentrata su unghie e rossetto, il giornalista drogato e, su tutti, la macchietta di Sasà (interpretata dal bravo Mahieux), di cui viene ripreso persino il robusto tacco delle scarpe. Ma non è questa la mia storia professionale e di chi con me lavorava in quella redazione”. 
Non a caso la metà delle quattordici pagine del ricorso d’urgenza, presentato per Jouakim dagli avvocati Maurizio D’Albora e Fabio Mariottino, viene dedicato al profilo professionale del redattore capo del Mattino, dal 1984 al 1986 responsabile della redazione di Castellammare di Stabia, (nel film spostata a Torre Annunziata), e ai colloqui in ufficio e sulla spiaggia tra Sasà e Giancarlo, interpretato dall’attore Libero Di Rienzo.  
Oltre ai libri, alle inchieste sulla criminalità organizzata e sul terrorismo, Jouakim ricorda un articolo di Repubblica scritto dieci giorni dopo l’omicidio; nell’articolo Giuseppe D’Avanzo riporta le accuse del redattore capo al pretore dirigente di Torre Annunziata Luigi Gargiulo che sollecitava Giancarlo a scrivere un’inchiesta sui rapporti tra politici e camorristi. L’altro

passaggio del ricorso è centrato sul “contenuto diffamatorio del film, chiaramente percepito sia dal pubblico che dagli organi di stampa”. Vengono elencati i giornalisti che gli hanno espresso solidarietà e viene riportata la dichiarazione di Amato Lamberti, nel film interpretato da Renato Carpentieri, alla redattrice del Mattino Donatella Longobardi:


Renato Carpentieri e Giuseppe D'Avanzo

“anche la redazione di Castellammare viene ridicolizzata. Conoscendo le persone che vi lavoravano non riesco a capirne il motivo”. Chiude il ricorso l’elenco dei testi, tutti Mattino o ex Mattino: Domenico Carratelli, Ernesto Tempesta, Marco Pellegrini, Marisa La Penna, Donatella Longobardi, Gaetano Borelli e Annamaria Asprone.
Per decidere sulla richiesta di sequestro il giudice del tribunale civile di Napoli Laura Tricomi ha fissato l’udienza alle 14 del 23 aprile.