Disciplina, Mazzetti
si insedia al vertice

Toccherà a Ernesto Mazzetti tentare l’impresa di svegliare il consiglio di disciplina della Campania che è in carica, e in sonno, da quattordici mesi.
A fine maggio si sono dimessi il presidente Domenico Carratelli e il consigliere Domenico Ferrara e, con la consueta rapidità, il presidente del tribunale di Napoli Carlo Alemi li ha sostituiti con altri due professionisti: Mazzetti e Maurizio Romano. Il primo napoletano, settantasei anni da

compiere a fine luglio, è professionista da cinquantacinque anni; anche il secondo è napoletano, ha tre mesi meno di Mazzetti ed è professionista dal giugno del 1966.
Per le norme che regolano i consigli di disciplina, la presidenza va al giornalista
Francesco Compagna (*) e Ugo Leone

con la maggiore anzianità non anagrafica (il meno giovane è Domenico Gargano, che è nato nell'agosto del 1937), ma ordinistica, una competizione stravinta da Mazzetti, mentre mantiene l'incarico di segretaria la pubblicista Barbara Ruggiero che è il consigliere più giovane. E con l’arrivo di Mazzetti e di Romano i pensionati Rai diventano cinque su sei professionisti; unica ‘esterna’ è l’ex Mattino Carmela Maietta.
Ora qualche notizia sul nuovo presidente del consiglio di disciplina che ha un curriculum lungo diverse pagine. Due i binari lungo i quali si sviluppa la sua attività: l’università e il giornalismo. Nel 1962 si laurea in Scienze politiche alla Federico II e, secondo quanto scritto nelle sue note biografiche, nello stesso anno diventa “assistente incaricato alla cattedra di Geografia politica ed economica nella facoltà di Scienze politiche dell’università di Napoli, (allora retta da Francesco Compagna)”. Al di là della straordinaria perfomance dello studente-assistente, va segnalato un dettaglio: Scienze politiche era un corso di laurea e diventerà facoltà soltanto una decina di anni

Ermanno Corsi e Federico RIcciuti
più tardi.
All’ombra di Compagna, insieme a Ugo Leone, l’altro pupillo del professore, il geografo Mazzetti percorre l’intera carriera accademica che si sviluppa tra la Federico II e l’università di Catania.
Sul versante giornalistico l’attività comincia negli

anni della scuola quando al liceo Sannazaro dà vita al giornalino Obiettivi, sul quale pubblica un articolo dal titolo ‘Esami di Stato come Lascia o raddoppia?’, e risulta iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista dal ’57, a diciannove anni, e come professionista dal luglio del 1959.
Figlio d’arte, il padre Mario è giornalista del Mattino, comincia a lavorare all’edizione partenopea del Tempo, che aveva tra i collaboratori Federico Ricciuti e tra i corrispondenti Ermanno Corsi da Portici. Li ritroverà anni dopo alla Rai. Nel ’62, anno magico, viene assunto al Mattino, diretto da Giovanni Ansaldo, e crescerà fino a diventare inviato e poi vice del capo cronista Orazio Mazzoni. Dopo sei anni passa alla redazione di via Marconi, di cui è responsabile dal 1987 al 1989 quando diventa direttore della sede regionale della Rai, incarico che mantiene per cinque anni. Ha al suo attivo decine di pubblicazioni e ha ricoperto diversi incarichi, anche oltre l’università e il giornalismo; uno per tutti: per venti anni è stato consigliere d’amministrazione e dal ’91 al ’94 vice presidente della Banca Sannitica.
È stato anche più volte al centro di polemiche quando ha guidato la redazione e il centro di produzione; ne ricordiamo due. Nel ’90 l’irruzione dell’allora ministro Pomicino e del suo entourage a via Marconi per seguire in bassa frequenza la partita Milan-Napoli. Nell’estate del 1988 il contratto di collaborazione a Edoardo Sant’Elia, figlio di Alfredo, allora procuratore della Repubblica a Napoli, con Mazzetti che minimizzava con il comitato di redazione: “è il solito contrattino a termine”. Poi il cdr (Salvatore Biazzo, Giuseppe Mariconda e Carlo Verna) scopre che le informazioni fornite dal

capo redattore non sono vere: si tratta di un contratto a tempo indeterminato, in pratica un’assunzione definitiva.
C’è ancora un'altra vicenda clamorosa. Nel ’90 Mazzetti viene chiamato a testimoniare in processo per diffamazione su alcune promozioni alla

Giuseppe Mariconda e Edoardo Sant'Elia

sede napoletana della Rai. Davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Napoli assicura: in Rai non c’è lottizzazione e “le promozioni avvengono esclusivamente sulla base delle qualità professionali e chi non merita, anche se raccomandato, viene emarginato”.
Parole singolari per chiunque seguiva e segue le vicende Rai, ma addirittura sorprendenti da parte di Mazzetti protagonista di una vicenda segnalata nell’agosto del ’77 dal comitato di redazione del Tg2 (Stefano Gentiloni, Mario Montaldi e Mario Pastore) all’interno di un durissimo documento contro la lottizzazione indirizzato al direttore generale Pierantonio Bertè, documento pubblicato con grande rilievo dal Corriere della sera.
Sappiamo che si è sfiorato il grottesco; – denunciano i componenti del cdr – sappiamo che l’emissario di un partito estratta dal taschino la cartuccella fornitagli da chi di dovere, ha pronunciato storpiandolo il nome del beneficiario, costringendo gli uffici del personale Rai ad affannose indagini per accertare in quale angolo aziendale fosse in quel momento sistemato il personaggio da promuovere. Personaggio inesistente, dato il cognome inesistente”.
Il giallo del lottizzato 'introvabile' lo scioglie il Corriere della sera che scrive: “si trattava di Mazzetti, il cui nome era stato storpiato in Merzetti”.


(*) Da www.cameradeputati.it