Disciplina, forfait
del secondo presidente

Il consiglio di disciplina in Campania è un’esperienza mai partita perché senza una stanza per riunirsi, senza un computer per ricevere e inviare mail, senza un armadio dove conservare i fascicoli non si capisce come potrebbe svolgere la sua attività”.
È lapidario con Iustitia il bilancio di Mimmo Carratelli, dal novembre scorso presidente del consiglio di disciplina che il 24 maggio ha presentato “formalmente” le sue dimissioni al presidente del tribunale di Napoli Carlo

Alemi che nel novembre scorso l’ha nominato: “mi rincresce comunicarle che sono sul punto di trasferirmi nelle Marche, presso mio figlio Roberto, medico all’Ospedale civile di Fermo, e pertanto non potrò più assolvere al compito di presidente


Carlo Alemi e Mimmo Carratelli

del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania”. Carratelli ha indirizzato la stessa comunicazione al presidente dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli e ha quindi chiesto alla segretaria del comitato Barbara Ruggiero di informatore gli altri consiglieri.
Ora il pallino ritorna ad Alemi che dovrà pescare un nuovo  professionista dalla rosa di nomi che gli ha fornito l’Ordine campano, ma il presidente del tribunale ha dimostrato che assolve la sua parte in maniera veloce.
Il nodo da sciogliere è quindi un altro: un consiglio di disciplina che è riuscito nell’impresa di non infliggere neanche una sanzione in quattordici mesi di attività. A parziale attenuante vanno ricordate le dimissioni a ripetizione (Romolo Acampora, Claudio Azzolini, Titti Marrone e ora il presidente in carica) e, come evidenziato da Carratelli, la totale assenza di strumenti per operare, assenza di cui è responsabile l’Ordine regionale che ha i fondi per attrezzare in maniera rapida e adeguata il nuovo organismo.
Nel sonno imperdonabile di chi deve occuparsi di disciplina e deontologia, non vengono affrontati casi lievi e meno lievi e non ci si occupa nemmeno dei giornalisti che vengono arrestati, processati o indagati. In questo campo la Campania vanta da anni un primato nazionale assoluto e il caso più recente è il coinvolgimento del giornalista casertano Giuseppe Perrotta nelle indagini della procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno portato all’arresto, ai domiciliari, del presidente del consiglio regionale della Campania Paolo


Enzo Iacopino e Paolo Romano

Romano.
La paralisi totale che va avanti ormai da oltre un anno e mezzo rende necessario un intervento di chi ha per legge il compito di vigilare sull’Ordine campano e quindi sul consiglio di disciplina. Prima di tutto l’Ordine nazionale, presieduto da

Enzo Iacopino, ma a giudicare dal suo sito che riporta ancora come componenti del consiglio di disciplina della Campania Acampora, il presidente che ha dato le dimissioni nell’ottobre scorso, Azzolini e la Marrone andati via a gennaio, non c’è da essere ottimisti.
C’è poi la procura generale temporaneamente affidata a Napoli all’avvocato generale Luigi Mastrominico, dopo la morte di Vittorio Martusciello. Infine, come stabilisce l’articolo 24 della legge istitutiva, “l’alta vigilanza sui consigli dell’Ordine” è compito del ministro della Giustizia e l’incarico di occuparsi dei giornalisti è stato affidato al magistrato Tamara De Amicis.