L’Appello ricondanna
gli aggressori di L. Esposito

Per parafrasare una pubblicità molto trasmessa negli ultimi mesi: ci sono voluti otto anni ma ne valeva la pena. Il 5 giugno la prima sezione della corte d’appello di Napoli (presidente Giovanni Carbone, giudici a latere Allegra Migliorini e Alberto Maria Picardi) ha pubblicato il dispositivo che nella sostanza conferma l’impianto della sentenza di primo grado, depotenziata però dalla morte di una delle imputate e dalla

prescrizione.
Oggetto del processo l’aggressione subita dalla giornalista Luciana Esposito il 21 dicembre del 2015 al parco Merola di Ponticelli, oggi conosciuto come il parco dei murales, da parte dei coniugi

Luciana Esposito e Tullio Morello

Giuseppe Cirella e Mariarosaria Amato e della figlia Carmela Cirella, i quali non gradivano l’attività della cronista che quotidianamente raccontava, sul giornale online Napolitan da lei fondato nel luglio del 2014, il degrado di quella zona che i Cirella consideravano il loro ‘regno’, anche perché Mariarosaria Amato era la cognata di Annunziata D’Amico, reggente dell’omonimo clan, uccisa con sette colpi di pistola nell’ottobre del 2015.
Dopo la denuncia presentata dalla giornalista, che nell’aggressione aveva riportato due vertebre incrinate e nei mesi successivi era stata ancora oggetto di intimidazioni e di danni alla sua auto, il 20 ottobre del 2016 è iniziato il processo davanti al tribunale penale di Napoli. Alla prima udienza, con Luciana Esposito, difesa dall’avvocata Emilia Granata, si è costituito parte civile anche il Sindacato unitario dei giornalisti campani con l’avvocato Maurizio Sosti.
Il 24 febbraio del 2022 il giudice Tullio Morello ha firmato la sentenza che condannava Giuseppe Cirella e Mariarosaria Amato a un anno e due

Emilia Granata e Maurizio Sosti

mesi di reclusione e Carmela Cirella a dieci mesi e tutti al pagamento delle spese processuali. Inoltre condannava “gli imputati al pagamento del danno in favore delle parti civili da liquidarsi in separata sede e al pagamento delle spese

di costituzione in favore delle parti civili costituite che si liquidano forfettariamente in tremila euro per ciascuno oltre iva e cpa in favore dei rispettivi difensori”.
Ora sarà necessario attendere il deposito della sentenza della Corte d’appello per poi avviare l’azione civile per il risarcimento dei danni.