Mattino, una chimera
il nuovo stato di crisi

IL 2 MAGGIO scorso il presidente del Mattino spa Massimiliano Capece Minutolo del Sasso ha firmato con il comitato di redazione, il Sindacato dei giornalisti campani e la Federazione della stampa l’accordo che, nell’arco di un biennio, prevede l’uscita di otto unità, con sette prepensionati (Nicola Battista, Gino Giaculli, Chiara Graziani, Rosa Palomba, Alessandra Pacelli, Paola Perez, Marilicia Salvia) e Gigi Di

Fiore che ha raggiungo il tetto dei contributi; tre nuove assunzioni; un giorno di cassa integrazione al mese per tutti i redattori.
Sono ormai trascorsi quasi sei mesi ma è partita soltanto la cassa integrazione.
Dei giornalisti nessuno ancora è stato prepensionato; sono in stand by Nicola Battista, che ha compiuto i sessantadue anni a maggio, e Di Fiore. A loro si aggiungerà a novembre Gino Giaculli.

Massimiliano Capece

Che cosa sta succedendo? La Stampa ha chiuso il suo stato di crisi liberando tre caselle di contributi che sono andate al quotidiano Tuttosport, mentre il 22 settembre ha completato il suo biennio il Messaggero che non ha utilizzato otto posizioni e ha quindi chiesto al ministero la proroga di un anno dello stato di crisi per accaparrarsi le caselle finora non coperte.
La parola passa ora ai dirigenti del ministero del Lavoro ancora per qualche giorno guidato da Andrea Orlando cui dovrebbe subentrare, stando alle voci più accreditate, la sassarese di Bonorva Marina Elvira Calderone. Se venisse accolta per intero la richiesta dei vertici di via del Tritone (presidente Francesco Gaetano Caltagirone, direttore generale Alvise Zanardi) si creerebbe un precedente pericoloso: inspiegabilmente verrebbero scavalcati dal Messaggero i giornali che sono da tempo in lista d’attesa.
Rimane in ogni caso un passaggio poco chiaro. Con il primo stato di crisi il Messaggero ha chiesto venti prepensionamenti; sono andati via in

Alvise Zanardi

dodici e tre hanno chiesto di rimanere e l’azienda ha accettato. Questo vuol dire che cinque redattori non avevano i requisiti per il prepensionamento. Allora perché i dirigenti del ministero del Lavoro, e a seguire il cdr e Stampa Romana, ha dato il via libera a un elenco che l’editore aveva gonfiato per preparare nuove uscite? E forse non è un caso che Stampa Romana, guidata da Lazzaro Pappagallo, non ha firmato la

nuova richiesta di stato di crisi che è invece stata approvata a larga maggioranza dalla redazione con 52 favorevoli e 9 contrari. Intanto il ministero avrebbe dato il via libera per il secondo stato di crisi con cassa integrazione mentre per i prepensionamenti si aspetta il nuovo governo.