Non riconosco il Mattino

DARIO DEL PORTO. Napoletano, trentanove anni, laurea in Giurisprudenza, è professionista dal ’96. Ha cominciato a Ateneapoli e Canale 21, poi Canale 10 e Campania press. Nel ’91 è al Giornale di Napoli; nel '94 è corrispondente da Napoli della Voce, il quotidiano dalla breve vita fondato da Indro Montanelli. Nel ’96 è assunto a Videocomunicazioni, nel giugno ’97 nella squadra che dà vita al Corriere del Mezzogiorno; nel 2001 il passaggio al Mattino e nel gennaio 2006 l’assunzione a Repubblica (Napoli).


Dario Del Porto



"E io ti seguo" è un buon film. La figura di Giancarlo Siani mi sembra descritta con efficacia e la sua parte è ben recitata dal protagonista. Mi sembra apprezzabile la scelta di riproporre alcuni fra i passaggi più significativi dell’inchiesta sull’omicidio, come le confessioni del pentito Ferdinando Cataldo e la scena del brindisi dei boss che festeggiarono il delitto nella tenuta


Francesco Dominedò che interpreta il pentito Ferdinando Cataldo

di Poggio Vallesana. Altre ricostruzioni sono invece libere, come quella che immagina la presenza, all’interno del giornale, di un presunto "traditore" che avrebbe portato via dalla scrivania di Siani un dossier sui

rapporti tra i clan di Torre Annunziata e la politica. Ho lavorato al Mattino tra il 2001 e il 2005, in un’epoca dunque molto successiva all’omicidio, e devo dire con franchezza che non riconosco nella redazione centrale descritta dal film quella nella quale ho prestato servizio per quasi cinque anni. Non ho conosciuto Siani, ma come tanti della mia generazione ho iniziato ad amare questa professione anche grazie al suo esempio. Tutti noi, divenuti giornalisti dopo il suo barbaro assassinio, gli dobbiamo qualcosa.

Dario Del Porto