Caltagirone, linea dura
E c'è un nuovo sciopero

IL 20 GENNAIO i lettori del Mattino tifosi del Napoli non hanno potuto leggere le cronache e le analisi sulla sorprendente sconfitta degli azzurri contro l’Inter nei quarti di finale di Coppa Italia. Il quotidiano infatti non era in edicola per uno sciopero dei poligrafici contro il licenziamento improvviso e immotivato (nella lettera l’azienda scrive di “giustificato motivo oggettivo consistente nella soppressione del posto di lavoro cui il lavoratore è

adibito”) di tre informatici (Ciro Anatella, Leopoldo Centore e Maurizio Di Bianco) addetti al centro di elaborazione dati del quotidiano. E i tifosi lettori del Mattino dovranno forse abituarsi a leggere le cronache di altri giornali perché se va avanti la linea della scimitarra decisa dal Gruppo Caltagirone è probabile che ci saranno altri scioperi.
Mettiamo da parte il calcio e torniamo alla “soppressione del posto di lavoro”. Dal

Marcello De Luca Tamajo

primo gennaio, il giorno in cui sono scattati i licenziamenti, ci sono stati tre incontri tra le parti, di cui due in sede sindacale, legati da un filo rosso: la chiusura totale portata avanti dal settantenne Massimo Garzilli, direttore amministrativo di fatto anche se è in pensione dal gennaio 2008.
Il 4 gennaio il confronto alla sede del Mattino con i sindacati aziendali (gli Uil Agostino Bisaccia e Silvio Sonnino e il Cgil Antonio Verde) e i segretari regionali Massimo Taglialatela, Uil, Osvaldo Barba, Cgil, e Salvatore Topo, Cisl, si è chiuso con la proclamazione di tre giorni di sciopero; il primo effettuato il 9 gennaio, il secondo il 18 e l’eventuale terzo ancora da definire.
Il 15 gennaio c’è stato un nuovo incontro in sede Fieg con i segretari nazionali e regionali dei poligrafi, i delegati aziendali, i rappresentanti della Federazione editori silenti e un Garzilli determinato a incassare i licenziamenti senza stare

Silvio Sonnino

troppo a discutere.
Il terzo faccia a faccia si è svolto il 19 gennaio davanti alla Commissione provinciale di conciliazione, presieduta da Amina Laganara. Tra i presenti anche Marcello De Luca Tamajo, legale del Mattino, e l’avvocato Leopoldo Spedaliere che ha già impugnato i licenziamenti dei tre informatici. Imbarazzanti, e forse offensive non soltanto per i lavoratori ma anche per la

Commissione, le parole di Garzilli che ha offerto, “in caso di accettazione del licenziamento, un percorso di qualificazione professionale onde consentire al lavoratore una eventuale nuova possibilità lavorativa presso altre aziende”. Parole che hanno spinto il presidente Laganara a chiudere il verbale per “mancata conciliazione”.
La vertenza va ora avanti su due piani. Del fronte giudiziario si occuperanno gli avvocati Leopoldo e Luciano Spedaliere, ma la battaglia più importante si combatterà sul versante sindacale dove saranno determinanti le iniziative e l’impegno dei segretari nazionali di categoria: Massimo Cestaro della Slc Cgil, Vito Vitale della Fistel Cisl e Roberto Di Francesco della Uilcom.
Nella vicenda del licenziamento di tre poligrafici del Mattino – dichiara a Iustitia Roberto Di Francesco, segretario nazionale della Uilcom – va segnalata la posizione poco chiara scelta dai rappresentanti della Fieg che nell’incontro tenuto il 15 gennaio nella sede della Federazione editori hanno optato per un silenzio imbarazzante. Due le possibili spiegazioni: le colombe ci sono, ma sono pavide e non si espongono; il falco Caltagirone fa da bulldozer per una strategia di rottura nella

sostanza condivisa dagli altri editori”.
Di Francesco passa poi ad analizzare la situazione napoletana: “vista la chiusura inaccettabile dei dirigenti del Mattino penso che la vertenza deve diventare nazionale coinvolgendo tutti i quotidiani del Gruppo Caltagirone, a cominciare dal Messaggero, arrivando, se necessario, a uno sciopero al quale aderiscano i poligrafici di tutte le cinque testate (oltre al Messaggero e al Mattino,

Salvatore Topo
ci sono il Gazzettino di Venezia, il Corriere Adriatico di Ancona e il Nuovo Quotidiano di Puglia di Lecce, ndr)”.  
Una spinta forte a far diventare nazionale la vertenza napoletana arriva dai manager del Gruppo Caltagirone che al Messaggero stanno attuando ‘deportazioni’ al centro stampa di Torre Maura alla periferia di Roma e spostamenti tra gli uffici della sede centrale. Approfittando del vuoto che si è creato tra le dimissioni della vecchia rsu e la ratifica della nuova rappresentanza sindacale unitaria dei poligrafici, formata da Luigi Borgiani, Flavio Malizia, Andrea Mataldi, Claudio Rossetti, Marco Rubini, Alessio Sergnese, è stata svuotata l’area servizi tecnici: due poligrafici sono stati spediti da via del Tritone a Torre Maura, al reparto spedizioni dove si confezionano i pacchi da mandare alle edicole; altri due più difficilmente ‘trasferibili’ (uno è sindacalista e l’altro usufruisce della legge 104) sono stati
Luigi Roano

spostati all’area di preparazione del giornale. Intanto ai servizi tecnici sono approdate, “in via sperimentale” assicurano i dirigenti del Messaggero, nuove presenze esterne al quotidiano.
Per chiedere conto dei colpi di mano la rappresentanza sindacale incontrerà i vertici amministrativi del giornale (il direttore generale Alvise Zanardi, il responsabile dell’area tecnica Silvio Biella e il capo del personale Claudio Di

Vincenzo) e poi convocherà assemblee dei poligrafici nelle due sedi del quotidiano per decidere come replicare all’azienda.
E un’assemblea si svolgerà il 22 gennaio alle 15,30 a via Chiatamone convocata dai poligrafici e aperta al cdr (Gerardo Ausiello, Marisa La Penna e Luigi Roano) e a tutti i redattori del Mattino.