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Mattino, licenziati
tre poligrafici Uil |
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CIRO ANATELLA, Leo Centore e Maurizio Di Bianco: questi i nomi dei primi licenziati napoletani del 2016. Il primato se l’è voluto assicurare l’editore del Mattino Francesco Gaetano Caltagirone che ha deciso di tagliare il centro di elaborazione dati del giornale. L’azienda, nella lettera di |
licenziamento, spiega che viene soppresso il “posto di lavoro cui il predetto lavoratore è adibito”.
Ed è una lettera singolare per vari motivi. Il principale è che Il Mattino spa non taglia il centro di calcolo, snodo centrale della fattura del quotidiano, ma esternalizza il lavoro e poco importa se ci sono tre ‘sistemisti’ che, dopo oltre venti anni dedicati al Mattino, vanno a casa: l’ingegnere Di Bianco, sessanta anni, due
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Albino Majore |
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figli, a via Chiatamone dal 1986; il perito informatico Anatella, cinquanta anni a marzo, tre figli, in azienda dal 1992; l’altro perito informatico, Centore, 47 anni, un figlio, al Mattino dal 1993.
La notizia del licenziamento Di Bianco, figlio di Giuseppe Di Bianco, giornalista del Roma, del Mattino, autore di teatro e di cabaret, l’ha scoperta il primo gennaio quando alle nove si è presentato al giornale, ma l’usciere gli ha impedito l’accesso al suo ufficio e l’ha accompagnato dal capo del personale Giovanni Santorelli e dal responsabile dei ‘sistemisti’, l’ingegnere Marco Vacani i quali gli hanno comunicato che poteva considerarsi un uomo libero da impegni di lavoro.
L’altra anomalia è che le lettere non sono firmate dal presidente e amministratore delegato del Mattino spa Albino Majore, né dai consiglieri d’amministrazione Azzurra Caltagirone, Alvise Zanardi e Gaetano Caltagirone. Le firma una presenza 'storica' del giornale, Massimo Garzilli, dal giugno 1982 al Mattino come direttore amministrativo, dal gennaio 2008 in pensione, eppure dopo otto anni ancora pienamente in servizio.
Ma un esterno all’azienda può firmare lettere di licenziamento? “Le può
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Alvise Zanardi |
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firmare - spiega un esperto di diritto del lavoro - se ha un contratto di collaborazione e le funzioni di procuratore. In ogni caso l’azienda non ha mano libera per i licenziamenti anche nel caso decidesse di tagliare un servizio del giornale”.
In questi otto anni Garzilli ha incassato dal tribunale di Napoli (presidente estensore Sergio Aliperti e giudici a latere Serena Corleto e Ornella Baiocco) una |
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condanna a un anno e otto mesi di reclusione
per bancarotta fraudolenta patrimoniale, con una sentenza di sessantacinque pagine depositata il 21 luglio 2011. Il giudizio di appello non è mai decollato e per il ‘condannato’ è scattata la prescrizione.
Dopo i licenziamenti non è stato proclamato immediatamente lo sciopero di poligrafici e giornalisti, ma ci sono stati riunioni, assemblee e documenti. Il 4 gennaio i rappresentanti sindacali aziendali, insieme ai dirigenti campani di Cgil, Cisl e Uil, incontrano Garzilli e Santorelli. Il regionale della Cgil Osvaldo Barba non vuole lo sciopero (forse non a caso quando un mese fa il segretario nazionale Susanna Camusso ha commissariato i vertici della Cgil campana ha parlato di un sindacato assente su molte delle vertenze regionali), ma i componenti della rappresentanza sindacale aziendale (Agostino Bisaccia e Silvio Sonnino della Uil, alla quale sono iscritti la quasi totalità dei poligrafici sindacalizzati del Mattino, e Antonio Verde della Cgil) hanno compatti proclamato tre giorni di sciopero. È arrivato poi il sostegno dei giornalisti di via Chiatamone, la solidarietà forte dei poligrafici e redattori del Messaggero, consapevoli che i tagli di Napoli riguardano l’intero Gruppo Caltagirone, e l’appoggio del Sindacato unitario dei giornalisti campani.
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Che succede ora? Il 19 gennaio è fissato l’incontro tra i lavoratori, i sindacati e l’azienda alla direzione territoriale del lavoro di Napoli, ma prima ci sarà un confronto tra le parti nella sede della Federazione editori. Infatti il 15 gennaio alla Fieg si vedranno i dirigenti nazionali e regionali (Osvaldo Barba per la Cgil, Salvatore Topo per la Cisl, Massimo Taglialatela per la Uil), la rappresentanza aziendale e i dirigenti del Mattino spa. |
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Massimo Taglialatela |
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“Non accettiamo colpi di mano; – dichiara Silvio Sonnino – contiamo sull’immediato ritiro dei licenziamenti e siamo pienamente disponibili a discutere di una riduzione dei costi, come del resto abbiamo sempre fatto; basti pensare che l’organico di oggi, quarantatre poligrafici, è meno di un quarto di quanti eravamo quindici anni fa”. |
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