'Il Casalese' batte
i Cosentino per kot

DOPO CENTO GIORNI e due giudici (Anna Giorgia Carbone e Luigia Stravino) è arrivato finalmente a conclusione il giudizio con rito d’urgenza (ex articolo 700) avviato il 28 febbraio da Giovanni Cosentino per ottenere il sequestro e la distruzione del libro ‘il Casalese’, biografia non autorizzata del fratello Nicola Cosentino, ancora oggi uomo forte del Pdl campano, edito dalla Cento Autori e stampato dalla Dataprint. La decisione del magistrato è secca: “la domanda cautelare va dichiarata inammissibile”. E nelle cinque pagine dell’ordinanza non si racconta una sconfitta, ma un ko tecnico per l’amministratore della Aversana Petroli e della IP Service e per il suo staff

formato dai legali Sergio Carlino, Mario De Bellis e Carlo Ciaccia.
È un ko tecnico e ne spieghiamo il motivo: il primo giudice si è dichiarato incompetente e ha restituito il fascicolo al presidente del tribunale di Napoli Carlo Alemi perché, sbagliando,


Nicola Cosentino e Marino Maffei

Cosentino aveva indirizzato il 700, centrato su una presunta diffamazione, alla “sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale”.
Anche il secondo magistrato non ha nemmeno aperto il confronto sulla libertà di stampa e sui confini tra il “manifestare liberamente il proprio pensiero” e la garanzia dei “diritti inviolabili della persona” (articoli 21 e 2 della Costituzione); suonano perciò particolarmente stonate le parole di chi, come Ottavio Lucarelli, ha commentato il rigetto dell’istanza di sequestro come decisione “che riafferma il principio della libertà di informazione”. Il giudice Stravino invece si limita a osservare che “requisito essenziale della domanda posta ante causam (il 700, ndr)” è “l’indicazione della causa di merito”. Un passaggio chiaro che comunque il giudice vuole ribadire: “nel procedimento cautelare proposta ante causam (articolo 700, ndr) è necessario che il soggetto che invoca la tutela espliciti la causa petendi (ovvero il fondamento della sua domanda, ndr) e il petitum (l’oggetto della domanda, ndr), che formeranno oggetto del giudizio di merito conseguente”. Arriva quindi una conclusione imbarazzante per Giovanni Cosentino e per i suoi avvocati: “nel


Sergio Carlino e Pietro Valente

caso di specie non si evince in alcun modo il contenuto della futura domanda di merito. La proponenda domanda di merito non solo non è espressamente indicata, ma non è neppure desumibile dal contesto del ricorso”.
Particolarmente

soddisfatto dell’ordinanza è l’avvocato Marino Maffei, che assiste il patron della Cento autori Pietro Valente e il titolare della tipografia Dataprint. “Prima ancora di discutere dell’insussistenza della portata diffamatoria delle affermazioni contenute nel libro, – dichiara Maffei a Iustitia – avevamo sollevato tre questioni. La prima: il ricorso era stato presentato dinanzi a un giudice funzionalmente incompetente, tesi accolta dal giudice Anna Giorgia Carbone. La seconda: l’assenza nel ricorso di un coordinamento funzionale e di scopo tra i provvedimenti chiesti con urgenza e l’oggetto del futuro giudizio di merito, che è il nodo centrale della decisione del giudice Stravino. Alla terza questione (la mancata indicazione dei danni gravi e irreparabili tali da giustificare un provvedimento d’urgenza) non siamo neanche arrivati. Si è trattato quindi di una battaglia tutta in diritto nella quale non è stato necessario prendere in esame le legittime istanze dei sostenitori della libertà di stampa”.
È soddisfatto l’avvocato Maffei, non pare particolarmente preoccupato l’avvocato Carlino. “Nell’ordinanza –osserva il legale di Giovanni Cosentino – il giudice Stravino fa riferimento soltanto al ricorso, ma non cita in alcun punto

le memorie che abbiamo prodotto nelle due udienze tenute davanti al giudice Carbone. Stiamo ora preparando il reclamo che depositeremo nei prossimi giorni e che verrà deciso da un collegio di magistrati. Intanto va però sottolineato che abbiamo già ottenuto risultati


Carlo Alemi e Massimiliano Amato

importanti: c’è stata la lettera di scuse a Palmiro Cosentino da parte di uno degli autori (Massimiliano Amato, ndr); è stato stampato un segnalibro, allegato alla seconda edizione, con la rettifica di una delle notizie sbagliate; la Cento Autori ha poi dato alle stampe la terza edizione del Casalese correggendo diverse inesattezze contenute nelle prime due edizioni. Ora ci interessa che le rettifiche vengano adeguatamente pubblicizzate; se non lo farà l’editore del libro, lo faremo noi con una conferenza stampa”.