 |
 |
"Si chiude il contenzioso,
poi si parla della Casina" |
 |
SULLA QUESTIONE DELLA Casina del boschetto, che periodicamente agita i sonni (e i sogni) dei rappresentanti dei giornalisti napoletani, Marcello D’Aponte, assessore al Patrimonio del comune di Napoli, è cortese, disponibile, chiaro.
“Qualunque discorso sull’affidamento di una parte della Casina agli organismi rappresentativi dei giornalisti – spiega l’assessore – non può prescindere da una preventiva chiusura del contenzioso con l’Associazione napoletana della stampa”. E aggiunge che Palazzo San Giacomo ha anche attivato un mutuo, |

|
La Casina del boschetto prima dello sfratto del novembre 1999 e oggi |
|
per ora in stand by, di 570mila euro, nell’eventualità che il comune dovesse perdere la causa; precisa però che si tratta di un’ipotesi remota.
Un’ipotesi davvero remota se si pensa che, in attesa della parola definitiva della Corte di cassazione, c’è la sentenza della corte d’appello di Napoli (firmata dal presidente Domenico Balletta, con giudici a latere l’estensore Alessandro Cocchiara e Umberto Di Mauro), tra l’altro provvisoriamente esecutiva, che ha condannato il sindacato regionale dei giornalisti a pagare oltre tre milioni di euro al comune di Napoli per differenza canoni, dal 1985 quando è scaduto il contratto di locazione, al novembre 1999, quando si è arrivati allo sgombero forzoso.
Dopo quasi dieci anni di sostanziale e colpevole immobilismo delle giunte guidate da Antonio Bassolino e, dal 2001, da Rosa Russo Iervolino, la macchina dei lavori sembra si stia per rimettere in moto. Sul completamento della Casina l’assessore al Patrimonio, in carica da cinque mesi, è ottimista. “Entro giugno – assicura D’Aponte, quarant’anni da compiere a novembre, avvocato e docente universitario – ripartiranno i lavori per gli spazi coperti perché è in fase avanzata un accordo con la società che li stava eseguendo, poi fallita. E anche i 600mila euro necessari per completarli sono già in bilancio tra i fondi dell’assessore al Patrimonio storico Nicola Oddati. Per i lavori esterni è stato chiesto un finanziamento alla Regione Campania nell’ambito del Parco progetti. Contiamo di avere il via libera entro dicembre in modo da partire subito dopo con i lavori per chiuderli entro l’estate 2010”.
Soltanto a quel punto si potrà discutere concretamente della destinazione della Casina. “Credo sia giusto – osserva D’Aponte - ragionare con i giornalisti per
|

Ottavio Lucarelli e Nicola Oddati |
un loro ritorno in Villa comunale che è stata per più di ottanta anni la loro casa. Ma questa scelta dovrà avvenire in un quadro ben definito e trasparente. Si potrà eventualmente discutere delle modalità di pagamento del debito dell’Assostampa nei |
|
confronti dell’amministrazione comunale, ma non consentirò sconti e non metterò la mia firma su delibere regalo. E questa linea è dettata da tre motivi: lo stato delle finanze di Palazzo San Giacomo, l’occhio giustamente arcigno della Corte dei conti, la necessità di avere un rapporto corretto e imparziale con tutti gli interlocutori dell’amministrazione comunale”. E D’Aponte ricorda che quando si è insediato ha trovato un credito di dodici milioni di euro nei confronti di carabinieri e polizia che dormiva da anni. Ora è stato firmato un verbale d’accordo con i carabinieri ed è vicina la firma con la polizia.
“Il presidente dell’Ordine dei giornalisti campani Ottavio Lucarelli – dichiara l’assessore – ha chiesto un incontro per comunicarmi la disponibilità a diventare inquilino del comune. In attesa che maturino i tempi per discuterne, gli ho ribadito tre pregiudiziali: l’ovvio, e già citato, azzeramento del contenzioso; un affidamento limitato a una parte dei locali; il divieto di subaffitto e di promozione di attività lucrative”.
E al subaffitto e all’attività lucrative dedica diversi passaggi la corte d’appello con il giudice Cocchiara che scrive, per il periodo che va dalla seconda metà degli anni ottanta alla fine dei novanta, di dieci milioni di lire al mese di subaffitto e mezzo milione per ogni manifestazione organizzata alla Casina incassati dal sindacato dei giornalisti, ai quali vanno aggiunti duecento milioni chiesti in prestito, per i quali “non v’è prova della restituzione così come non v’è di quanto, nell’intero rapporto sia stato corrisposto per l’uso giornaliero dei locali”. Un fiume di molte centinaia di milioni di lire che è impensabile sia stato gestito in solitudine dai presidenti dell’Assostampa Lello Barbuto, scomparso nel marzo del ’94, e da Franco Maresca, in carica fino al 2002.
È perciò sorprendente la dichiarazione sulla Casina rilasciata a Iustitia dalla Iervolino. Nella prima parte è in sostanza allineata sulle posizioni di D'Aponte. “Il problema della Casina del Boschetto – dice il sindaco - esiste e va affrontato, e risolto, perché è davvero un peccato lasciare inutilizzato (oltre |
che con lavori di ristrutturazione non completati) un edificio di particolare pregio al centro della Villa Comunale. Il Consigliere Ciro Signoriello ha chiesto una seduta specifica di Consiglio Comunale sulla questione. L’Assessore al Patrimonio |

Franco Maresca e Modestino Villani |
|
Marcello D’Aponte, sta approfondendo i vari aspetti del problema che non è affatto semplice. Vi è infatti un vecchio contenzioso per debiti pregressi con l’Assostampa che è stata condannata dalla Corte d’Appello a pagare al Comune di Napoli un’ingente somma di denaro. Naturalmente si è in attesa della decisione della Corte di Cassazione”.
Poi la virata che di sicuro non scaturisce dal fatto che il presidente dell’Ordine segue il sindaco per la cronaca locale del quotidiano diretto da Ezio Mauro, né da altri rapporti con l’Ordine, ma è forse dettata dalla volontà apprezzabile di ridurre, dove possibile, i contenziosi o è imputabile a una scarsa conoscenza e memoria della querelle, con il comune citato in giudizio dall’Ordine che rivendicava il diritto a rimanere alla Casina, anche dopo lo sfratto dell’Assostampa, perché aveva occupato i locali in Villa comunale dal 1970 al 1999. Il giudizio è stato poi vinto da Palazzo San Giacomo, difeso dagli avvocati Edoardo Barone, Paolo Emilio Pagano e Stefano Cianci, con la sentenza emessa nel giugno 2002 dal giudice Modestino Villani, che aveva anche condannato l’Ordine a pagare quattromila euro di spese legali.
“Contemporaneamente però, - dichiara infatti Rosa Russo Iervolino - non si può negare che il soggetto richiedente è diverso, in quanto oggi si tratta dell’Ordine dei Giornalisti, il quale è disposto a garantire il Comune e la Municipalità nelle richieste formulate (divieto di subaffitto dei locali, possibilità di uso delle sale da parte delle istituzioni pubbliche ecc.). Sono convinta che la città possa avere solo da guadagnarci se riusciremo ad esaminare la questione tutti insieme (Giunta e Consiglio Comunale), con tranquillità ed equilibrio, evitando di farne un ulteriore argomento di scontro”. |
 |
|