Care colleghe e cari colleghi, non vi nascondo la mia emozione nel giorno in cui mi appresto a presentarvi le linee guida del piano editoriale della TGR Campania, del nostro piano editoriale perché sono convinto e fortemente consapevole del fatto che il prodotto giornalistico anzi i prodotti che ogni giorno vengono confezionati sono il risultato di un lavoro collegiale che non può essere avulso da un proficuo e costante confronto all’interno della redazione che coinvolga anche la produzione e la segreteria organizzativa e che si connoti nella sostanza come elemento decisivo per onorare ed interpretare secondo i canoni della corretta informazione l’insostituibile mission del servizio pubblico.
Con tutta franchezza ho sempre con orgoglio considerato l’appartenenza alla più grande azienda culturale e di comunicazione del paese il segno distintivo di un modello d’impegno realmente a servizio della comunità e scevro da logiche che non ne evidenziassero il carattere pubblico cioè di apertura ad un modo onnicomprensivo di rapportarsi alla complessa realtà territoriale nello spirito di una informazione non omissiva, trasparente e basata sul confronto tra le fonti. Non a caso ho parlato di realtà territoriale e non a caso il piano editoriale è - nell’accezione più rispondente al suo modo di essere piano editoriale territoriale - perché ha come oggetto di rappresentazione proprio il territorioed ha nella testata giornalistica regionale la sua più autentica e veritiera dimensione interpretativa. Non vi nascondo altresì che ho cercato deliberatamente di non usare quella che considero una parola fortemente abusata e che pur avendo un suo impatto emotivo mi sembra datata perché legata ad un elemento narrativo che spesso se non spiegato rischia di riproporre formule stereotipate che ricadono nella facile retorica comunicativa. Sto parlandodel concetto del Racconto del territorio. Molti di noi sono vissuti e vivono in questa dimensione che ha anche un suo fondamento e della quale non va sottaciuta una indubbia validità. Tale assunto però non contraddice quanto detto prima anzi apre una chiave di lettura per un aggiornamento del concetto narrativo che va a connotarsi nella dimensione di analitica documentazione del territorio: dalle problematiche di esso alla valorizzazione delle risorse, dalla denuncia dei mali alla indicazione degli elementi di reattività che alimentano un humus in grado di essere sinonimo di riscatto sociale e di rinascita nel segno della legalità. Vi confesso che ho sempre avuto qualche perplessità nei confronti di coloro che parlano della nostra come di una professione pedagogica e di coloro che scambiano la sacrosanta etica professionale con una professione etica. L’etica professionale deve essere il nostro spirito guida che deve sempre informarci nel lavoro quotidiano. Documentare il territorio significa viverlo realmente e vivendolo si ha la possibilità di rappresentarlo senza mistificazioni mettendo gli utenti nella condizione di farsi un’idea più aderente alla realtà e perché ciò avvenga è indispensabile il confronto tra le fonti e più sono le fonti consultate e più vi è la possibilità di offrire uno spaccato di quanto accade improntato ad una informazione corretta e non libidinosa. La realtà della Campania è una realtà complessa e questa complessità va documentata in toto ma con il rigore e il senso di responsabilità cogliendone tutti gli aspetti. E senza piaggeria devo dire di aver trovato una redazione attrezzata per questo compito, consapevole di questo ruolo e nella quale vi è un giusto mix traesperienza consolidata, freschezza e competenza giovanile. E proprio nel consolidare ulteriormente questo rapporto si manifesta ancor di più la forza redazionale per centrare ulteriormente l’obiettivo di un prodotto informativo che abbia le caratteristiche proprie del servizio pubblico e che sia ancorata ad una documentazione a tutto tondo della vita di una comunità con le sue 5 province e i suoi 550 comuni. Un lavoro che non parte da zero dal momento che la redazione (a differenza di altre regioni, pur nella consapevolezza del preponderante portato informativo di Napoli città metropolitana) non emargina e cerca di documentare correttamente la vita delle altre realtà della regione dimostrando di avere una visione più ad ampio respiro senza incorrere nella sindrome del capoluogocentrismo. In tale ottica il prodotto informativo deve sempre di più attenersi alla costruzione dell’agenda setting non come mera esercitazione didattica ma come elemento da seguire nella realizzazione di un telegiornale o di un radiogiornale che non dimentichi le pagine: dalla cronaca, alla politica, all’economia, alla sanità, alla cultura, al turismo, allo spettacolo, allo sport, all’arte non trascurando l’approfondimento. |