'Ripristino' Di Micco,
sentenza il 3 giugno

L’UDIENZA PER LA discussione e per la lettura del dispositivo della causa promossa dal giornalista del Mattino Gregorio Di Micco contro l’azienda era fissata per l’undici novembre, ma il giudice del lavoro del tribunale di Salerno Diego Cavaliero l’ha rinviata al 3 giugno 2014.
Di Micco, assistito dal professore dell'università la Sapienza Emilio Paolo Salvia e dall’avvocato Marco Siviero, ha chiesto 'il ripristino' nel posto di lavoro perché nell’autunno 2009, durante lo stato di crisi, era stato forzato a

presentare le dimissioni dai dirigenti del giornale. Gli avevano infatti detto che, in caso di resistenza, dopo un periodo di cassa integrazione sarebbe stato licenziato, notizia non vera perché l’adesione al prepensionamento è solo su base volontaria.
La questione complessa e


Fabio Morabito e Marco Siviero

delicata è stata esaminata a fondo dal giudice Cavaliero che, forse memore della sua lunga esperienza nel settore penale, ha fissato diverse udienze e ascoltato numerosi testimoni.
Il Mattino, rappresentato in aula dal procuratore speciale Raffaele Del Noce (fino all’agosto 2012 capo del personale) e difeso dagli avvocati Marcello De Luca Tamajo e Gianfranco Petraglia, ha schierato come testi il responsabile dell’ufficio legale Giovanni Santorelli e i giornalisti Nicola Battista della redazione di Avellino all'epoca fiduciario delle distaccate, Mariano Ragusa, ex responsabile della sede di Salerno, e Pietro Treccagnoli che nel giugno del 2009, come componente del cdr era stato tra i firmatari dell’accordo al ministero del Lavoro per il varo dello stato di crisi fortemente contestato dalla Federazione della stampa e dall’Assostampa napoletana e approvato dalla redazione con un solo voto di scarto.
Per Di Micco hanno testimoniato il segretario aggiunto della Fnsi Luigi Ronsisvalle; Fabio Morabito, ex presidente di Stampa romana e nel 2009 componente del comitato di redazione del Messaggero, quotidiano capofila della Caltagirone editore, gruppo di cui fa parte anche il Mattino; il presidente dell’Associazione napoletana della stampa Enzo Colimoro; l’inviato Enzo Ciaccio, dal settembre 2009 in pensione. In udienza Ciaccio ha confermato che Del Noce e il direttore amministrativo di fatto del Mattino Massimo Garzilli, ufficialmente in pensione dal gennaio 2008, gli avevano


Enzo Ciaccio e Mariano Ragusa

parlato di licenziamento in caso di mancata accettazione delle dimissioni.
“C’è da aggiungere - dichiara l’avvocato Siviero - che, stando al  decreto approvato nel 2009 dal ministero del Lavoro, la cassa integrazione non è stata concessa al

quotidiano di via Chiatamone per stato di crisi, ma per riorganizzazione aziendale. Per l’allegato D del contratto di lavoro giornalistico i nomi dei redattori da collocare in cassa integrazione devono essere decisi dal direttore e l’allora numero uno del Mattino Mario Orfeo, come risulta dall’ordine di servizio firmato dieci giorni dopo la sottoscrizione dell’accordo in sede ministeriale, inserì Di Micco nell’organico della redazione di Salerno. Sono fatti questi che svuotano le 46 pagine di memoria presentate dal Mattino”.