Al Mattino in pensione
Esposito e De Simone

L’ORGANICO DEL MATTINO perde altre due unità: nel 2007 tagliano il traguardo dei sessantacinque anni e vanno in pensione Michele De Simone e Pasquale Esposito. Per Esposito l’uscita ufficiale dal giornale è fissata per il primo marzo; per De Simone addirittura per il 3 novembre; entrambi sono però già fuori dalla produzione, lasciati a casa a smaltire le ferie accumulate:

qualche settimana per Esposito, diversi mesi per De Simone che ha lasciato la scrivania della redazione di Caserta il 22 gennaio.
“Mi spiace perdere il ritmo del quotidiano; – è il commento di Pasquale Esposito –


Roberto Ciuni, Giacomo Ghirardo(*) e Pasquale Nonno

mi fa piacere riacquistare la libertà. Il lavoro del giornalista è oggi molto cambiato, ci sono spazi sempre più ridotti di autonomia e tempi sempre più stretti per l’approfondimento. Conto comunque di collaborare ancora con il Mattino e di fare un’esperienza in televisione; in più avrò tempo per coltivare interessi vecchi e nuovi e dedicarmi ad altre attività, a cominciare dall’organizzazione di un torneo di tennis per i giornalisti della Campania”.
“Al Mattino – continua Esposito – comincio a lavorare nel ’73 con un contratto di sei mesi. Il direttore è Giacomo Ghirardo, che mi assegna agli Interni: il capo è Renato Caserta; tra i redattori Vittorio Ricciuti, Angelo Manna, Ernesto Filoso e Luigi Campili, il padre di Gianni. L’assunzione arriva l’anno successivo: lavoro alle Province, poi all’Economia con Franco Grassi e Dino De Lorenzo; Ciuni, il direttore che nel ’78 prende il posto di Mazzoni, mi sposta in cronaca, dove rimango fino al ’90, anno in cui Pasquale Nonno mi promuove capo servizio; poco dopo vado in esilio per


Giuseppe Calise, Dino De Lorenzo, Ernesto Filoso e Luisa Russo

un paio di anni per attriti con Calise, l’uomo di fiducia di Nonno, e in cronaca torno nel ’93 con l’arrivo a via Chiatamone di Sergio Zavoli. Nel gennaio ’95 il direttore Graldi mi sposta in Cultura,

un settore nel quale rimango dodici anni. Me ne vado da veterano del giornale; soltanto Pietro Gargano ha una maggiore anzianità aziendale, perché Luisa Russo e Lino Zaccaria, assunti prima di me, nei primi anni lavoravano al Corriere di Napoli”.
Ha davanti ancora otto mesi per pianificare la vita da pensionato Michele De Simone, casertano di Maddaloni, dal 1993 presidente dell’Associazione stampa di Terra di lavoro. “Ho iniziato a collaborare al Mattino nel 1966, – ricorda De Simone – occupandomi di sport e cronaca, e ho impiegato dieci anni per avere il contratto di praticante. Alla sede casertana del Mattino sono stato redattore, capo servizio e, dal 1992, vice redattore capo; nella seconda metà degli anni ottanta vengo promosso vice del responsabile dell’edizione di Caserta, Andrea D’Errico, al quale subentro nel ’91, incarico che mantengo fino al ’98 quando vengo spostato a Napoli come numero due della redazione sportiva capitanata da Armando Borriello. Nel 2004 il rientro a Caserta,

come articolista”.
Con il pensionamento di De Simone ed Esposito l’organico del Mattino scende sotto le 120 unità, per la precisione arriva a 119, se si calcola anche Teresa Armato da


Teresa Armato, Armando Borriello, Pietro Gargano e Lino Zaccaria

anni in aspettativa. Per discutere dei rimpiazzi il comitato di redazione (Ambrosino, Ciaccio, Romanetti) ha incontrato il direttore Mario Orfeo, che si è impegnato a discutere in tempi brevi con l’azienda di nuove assunzioni.
Dall’azienda però continuano ad arrivare segnali di ostilità, tanto più gravi dopo il decreto del giudice Amendola che ha condannato il Mattino spa per attività antisindacale.
Il 14 febbraio il direttore generale Massimo Garzilli ha inviato una lettera al cdr per ricordare che il patto integrativo sottoscritto il 12 novembre del 2002 è scaduto il 31 dicembrescorso. “La decadenza dell’integrativo – fa notare uno dei redattori anziani - comporterebbe una serie di conseguenze alcune paradossali, altre autolesionistiche, come la restituzione dei telefonini aziendali. Sarebbe una scelta autolesionistica per l’azienda perché interlocutori e fonti dei giornalisti si ritroverebbero all’improvviso a tentare di dare notizie a cellulari muti. Ma è soprattutto uno sguardo alle date che fa emergere un dato allarmante, una permanente voglia di conflitto da parte dei dirigenti del gruppo Caltagirone: la disdetta non è arrivata otto giorni dopo la scadenza dell’integrativo, ma otto giorni dopo la condanna in tribunale per attività antisindacale”.

(*) Da 'Il Mattino 1892-1992'