Caltagirone punta ora
la tipografia del Mattino

PROCEDONO COME bulldozer i dirigenti dell’editore Caltagirone: il primo giugno hanno consegnato diciannove lettere di licenziamento ai dipendenti di Servizi Italia, con dieci esuberi al Gazzettino di Venezia (tra questi un dirigente, Alessandro Stefani), uno al Messaggero e otto al Mattino; il 16 giugno sono stati ufficializzati quattro tagli a Stampa Napoli, la società che si occupa della stampa del giornale nella tipografia di Caivano-Pascarola, a nord di Napoli, e il trasferimento del ‘superproto’ che coordinava i quattro, Gianni Renzuto, a Stampa Roma, anche se ha

conservato come sede Napoli.
I tagli del 16 giugno riguardano Giovanna Manna, Domenico Mazza, Adriano Piscitelli e Angela Riccio, tecnici altamente

Giovanna Manna e Angela Riccio

professionali che erano addetti alla prestampa del giornale. Ma che lavoro svolgevano i quattro proti? Si occupavano della stesura del timone con la distribuzione della pubblicità nelle varie pagine e dell’integrazione con i testi giornalistici, del controllo delle inserzioni trasmesse dalla concessionaria, della creazione quotidiana di settantacinque locandine, venticinque per ogni settore del quotidiano, da distribuire agli edicolanti, del controllo di qualità delle pagine prima dell’invio al centro stampa in un rapporto continuo con i redattori per risolvere ogni problema che riguardasse foto, testi e pagine. Dal 19 giugno al posto dei quattro c’è un numero di telefono di Stampa Roma che i giornalisti del Mattino possono chiamare.
Il 15 giugno – dice Giovanna Manna - ho lavorato fino alle due di notte e la mattina dopo trovo una raccomandata con la quale mi si dice che il lavoro che faccio non c’è più e perciò mi devono licenziare. Non è vero. Lo so io, lo sanno i miei colleghi, lo sanno tutti i giornalisti, lo sa Garzilli (direttore amministrativo di fatto del Mattino, ndr), lo sa Zanardi (titolare di vari incarichi tra cui amministratore delegato di Stampa Napoli, ndr), lo sa Caltagirone. Fino a poco tempo fa se c’era una crisi si parlava con i lavoratori. Si cercavano soluzioni come la cassa integrazione, la solidarietà, il part time, un’uscita agevolata, il prepensionamento, per attenuare la tragedia di un dipendente di cinquanta anni che, dopo ventisette di lavoro al Mattino, si ritrova disperato davanti al vuoto. C’è modo e modo di far morire le persone. Anche un imprenditore bastardo

Domenico Mazza

conserva tracce di umanità. Nella strategie del gruppo c’è invece una logica inumana. In tante testate sono in corso ristrutturazioni pesanti, ma in nessuna ci sono le modalità ‘selvagge’ di Caltagirone e dei suoi uomini”.
Contro i tagli i poligrafici hanno proclamato uno sciopero per il 17 giugno, primo giorno di un

pacchetto di sei, al quale hanno aderito i giornalisti dopo un’assemblea conclusa da un documento che ha espresso solidarietà ai lavoratori licenziati e condannato le scelte dell’azienda. Il 23 giugno i quattro poligrafici sospesi dal lavoro incontreranno gli avvocati e si preparano a impugnare i licenziamenti dopo che verranno esaurite le procedure previste dalla legge come il passaggio rituale davanti alla Commissione territoriale di conciliazione.
L’eliminazione fisica di tutti i poligrafici dalle stanze di via Chiatamone segna un’altra tappa significativa dello smantellamento scientifico del Mattino. La prossima dovrebbe riguardare la tipografia di Pascarola dove attualmente lavorano quattordici persone, compresi il direttore Gennaro Melone e il responsabile della rotativa Paolo Taglialatela.
Battezzato il 6 dicembre del 2000 dal direttore Paolo Gambescia il centro stampa di Pascarola, presentato allora come struttura d’avanguardia, rischia di non arrivare a compiere i venti anni. Da anni lavora soltanto per il Mattino con un numero di copie in costante riduzione e evidenti problemi di equilibrio dei costi. L’alternativa è già pronta: il centro stampa di Torre Maura nella periferia orientale di Roma che stampa il Messaggero, il Corriere Adriatico e il free press Leggo ridotto ormai a due sole edizioni. Anche nella tipografia della capitale il calo delle copie è vistoso e con adeguati aggiustamenti c’è spazio per il quotidiano napoletano. Sistemati i poligrafici si passerà ai giornalisti e a Torre Francesco al Centro direzionale, di proprietà del costruttore romano, ci sono molti piani vuoti.
Mentre i suoi dirigenti vanno avanti con il drastico sfoltimento degli organici

delle varie società editoriali, Francesco Gaetano Caltagirone vola alto. Insieme ai figli si è dimesso dalle cariche occupate alla Caltagirone Editore; il nuovo presidente è Francesco Gianni, l’amministratore delegato Albino Majore, tra l’altro presidente e ad del Mattino, e completano il consiglio di amministrazione Giancarlo Cremonesi,

Adriano Piscitelli

Massimo Lapucci e Valeria Ninfadoro. Collegata a questa operazione è il lancio di un’offerta pubblica di acquisto delle azioni della Caltagirone Editore nel portafoglio di soggetti esterni alla famiglia, operazione propedeutica al ritiro dell’intero settore editoriale dalla Borsa.
Ci sono infine le manovre in corso intorno al boccone pregiato ma gonfio di debiti del Sole 24Ore, con voci insistenti (vedi l’inchiesta di Giuseppe Oddo su businessinsider.it) che danno Caltagirone tra i favoriti  per l’acquisto.