Caltagirone, dal primo
giugno 19 licenziamenti

CON I LICENZIAMENTI, datati primo giugno, di diciotto 'poligrafici' e di un dirigente distribuiti tra il Gazzettino di Venezia, Il Messaggero e Il Mattino di Napoli, il gruppo editoriale di Francesco Gaetano Caltagirone ha completato la decimazione dei 'poligrafici' iniziata quindici mesi fa.
Risale infatti al primo aprile 2016 il passaggio dei poligrafici dalle società dei tre quotidiani dalla vita ultrasecolare alla srl Servizi Italia 15 con l’applicazione del contratto del commercio, l’uscita dalla Federazione editori e il passaggio

alla Confcommercio. Con evidenza solare il trasferimento di ramo d’azienda non era un’operazione per rilanciare l’attività produttiva ma serviva a fare più comodamente drastici tagli del personale.
Sin dai primissimi mesi dell'anno scorso lo hanno denunciato, con manifestazioni e documenti, i 'poligrafici' di Mestre, di Roma e di Napoli. E lo ha certificato con una lunga dichiarazione rilasciata nel maggio del 2016 all’agenzia Ansa non un

Alvise Zanardi

‘bolscevico’ ma Carlo De Bendetti, allora presidente del Gruppo l’Espresso oggi al vertice di Gedi, la concentrazione editoriale nata dalla fusione delle testate collegate alla Repubblica e alla Stampa. La scelta di Caltagirone senior di lasciare la Federazione editori, disse De Benedetti, “è un problema esclusivamente di soldi”, e la figlia Azzurra Caltagirone, vice presidente Fieg, punta soltanto “a non pagare i contributi al fondo Casella (la previdenza complementare dei poligrafici) e a scorporare l’attività dei poligrafici in modo da farli diventare dipendenti della categoria del commercio, andando contro la decisione unanime degli editori. Un problema di mancanza di solidarietà all’interno di una associazione a cui si partecipa liberamente ma anche con qualche impegno che caratterizza l'essere associati, ancora di più se si ricopre la carica di vice presidente”.
Le lettere di licenziamento sono state precedute il 31 maggio dall’incontro delle parti al ministero del Lavoro. Erano presenti per il ministero Roberta Postiglione; per Servizi Italia Alvise Zanardi, Claudio Di Vincenzo, Roberto Ganelli e Giovanni Santorelli; Maria Elisabetta Russo per la Confcommercio; per i sindacati nazionali Loredana Colarusso, Marco Demurtas e Paolo Proietti; per le rappresentanze aziendali Consuelo Surian, Ivan Colavitti e Silvio Sonnino. La riunione si è conclusa con un verbale di mancato accordo dal momento che, è scritto nel testo, “le parti si danno atto dell’impossibilità di addivenire a una soluzione positiva della presente vertenza”. Così la Servizi Italia, che ha un organico di 97 dipendenti di cui tre dirigenti spalmati nelle sedi di Mestre, Roma, Napoli, Lecce (Il Nuovo Quotidiano di Puglia) e Ancona (Corriere Adriatico), ufficializza il

Roberto Ganelli

taglio del 20 per cento dell’organico con il licenziamento di diciotto 'poligrafici' tra Mestre (nove), Roma (uno) e Napoli (otto: Sissi Contessa, Domenico Costagliola, Gaetano De Luca, Fabrizio Fiorenzano, Annalisa Romano, Liliana Scarpato, Silvio Sonnino e Antonio Verde) e di un dirigente a Mestre, Alessandro Stefani che era il direttore amministrativo del giornale, della tipografia e della società che gestiva gli immobili del Gazzettino.

Davanti ai 'poligrafici' c’è ora la strada del giudice del lavoro. “Impugneremo certamente i licenziamenti; – dichiara a Iustitia uno dei lavoratori del Gazzettinoriteniamo infatti che la procedura messa in piedi dai dirigenti di Caltagirone presenti molte falle. In seconda battuta contesteremo anche la cessione di ramo d’azienda perché c’è dietro un’architettura che potremmo definire ‘fraudolenta’. Basti pensare che oggi continuiamo a svolgere i compiti che abbiamo sempre svolto. Senza contare che il passaggio al settore commercio, oltre a spingere al ribasso le retribuzioni dei dipendenti, ha consentito all’editore un risparmio sui contributi da versare al Fondo Casella che su 97 dipendenti possiamo calcolare intorno ai 50mila euro al mese”.
Sul fronte della contestazione della cessione di ramo d’azienda i poligrafici napoletani Sissi Contessa, Liliana Scarpati e Antonio Verde, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Marziale, sono già a giudizio. Il 30 maggio si è tenuta la prima udienza davanti al giudice Antonella Filomena Sarracino che l’ha rinviata al 26 settembre per la trattazione.