'Rivolta' alla Rai
con doc secretato

PRIMA LE DIMISSIONI dei componenti del comitato di redazione, poi un documento di protesta sottoscritto da 27 giornalisti su 47 in organico: erano due i segnali di protesta forte contro il soliloquio di Berlusconi mandato in onda dal tg della Campania nell’edizione serale del 12 maggio e sembrava di vedere acque finalmente un po’ agitate nello stagno di via Marconi. Il momento della ‘rivolta’ era già fissato: l’assemblea di redazione convocata per mercoledì 18 maggio. E parte bene l'assemblea, coordinata da Silvio Luise: nello stanzone al terzo piano di via Marconi si ritrovano trenta

persone, “una folla – nota un sindacalista – che non si è presentata neanche quando abbiamo discusso della chiusura della terza edizione del tg”.
In apertura ci sono gli interventi dei componenti del cdr, con una imbarazzante difesa d’ufficio dell’informazione


Rino Genovese, Silvio Luise e Vincenzo Perone

politica del tg campano fornita da Rino Genovese, che ha citato a sostegno i dati dell’Osservatorio di Pavia, beccandosi una replica puntuta. Vincenzo Perone gli ha fatto notare che era fuori luogo citare i dati dell’Osservatorio perché si occupa esclusivamente del minutaggio delle presenze politiche, mentre sul merito dell’informazione messa in onda possono pronunciarsi la Commissione parlamentare di vigilanza, presieduta da Sergio Zavoli, e l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, guidata da Corrado Calabrò, che sui principi da seguire per i tg durante la campagna elettorale ha approvato il 28 aprile una delibera. E basta leggere la pagina conclusiva della delibera per trarre le conclusioni sulla qualità dell'informazione messa in onda dalla sede partenopea diretta dal redattore capo Massimo Milone.
In assemblea sono in tanti a parlare. Qualche militante ultrà del Pdl (in attesa di promozione), un paio di cerchiobottisti e molte voci critiche: Antonella


Corrado Calabrò e e Sergio Zavoli

Fracchiolla, Gianni Occhiello, Marialaura Massa, Geo Nocchetti, Ettore De Lorenzo e Anna Teresa Damiano. Infine il lungo rimprovero aspro di Milone nei confronti dei suoi redattori, una intemerata che non potrebbe permettersi in

un’assemblea di telespettatori del tg campano perché rischierebbe reazioni violente, ma che passa quasi senza repliche nel chiuso delle stanze di Fuorigrotta. Eccone un florilegio: “ho sempre dato del lei alla politica e l’ho tenuta fuori dalla porta della redazione”; “ho in ogni occasione tutelato la libertà dei giornalisti Rai”, e, col dito alzato, ha chiuso con un incredibile “sfido chiunque a fare un solo esempio di notizia censurata nel nostro tg”. Sfida piuttosto semplice da vincere perché basterebbe prendere una copia di un quotidiano napoletano e confrontarla con l’edizione del tg della stesso giorno. Milone ha anche fatto sapere di avere preparato personalmente, insieme al vicario Procolo Mirabella, l’intervista a Berlusconi, che “parlava – ha spiegato - nelle vesti di presidente del consiglio e non di leader del Popolo della Libertà”. Ma non ha saputo replicare a Sandro Compagnone che gli chiedeva: “allora quando Berlusconi ha detto ‘dobbiamo vincere’ si riferiva

all’Italia e non a Lettieri a palazzo San Giacomo?”
Le affermazioni sorprendenti di Milone sono comunque un altro elemento del caso Rai Napoli. Consuetudine vuole che, in qualsiasi giornale d'Italia, il


Anna Teresa Damiano, Antonella Fracchiolla e Marialaura Massa

direttore non partecipi alle assemblee della redazione; a Fuorigrotta invece il responsabile dei servizi giornalistici partecipa e punta anche a orientare la discussione. Più volte interpellato sulla questione, il direttore della Fnsi Giancarlo Tartaglia ha chiarito che sul nodo della presenza del direttore alle assemblee non c’è un divieto esplicito, ma si tratta unicamente di una questione di stile. E se lo stile non c’è, sarebbe opportuno che qualcuno, cdr o singolo redattore o pronunciamento dell’assemblea, lo ricordasse a Milone, anche in maniera ruvida.
Pur notevole, l’intervento di Milone non è stato il punto di maggior interesse dell’assemblea raggiunto subito dopo la lettura del documento di attacco all’informazione prodotta dal tg campano. Anna Teresa Damiano ha letto le quindici righe (ma non i nomi dei firmatari) e, partendo dalla “brutta pagina” dell’intervista a Berlusconi, ha segnalato che questi episodi minano la


Massimo Milone e Procolo Mirabella

credibilità professionale dei redattori e ricordato le indicazioni dell’Agcom sull’imparzialità, sulla completezza dell’informazione e sulla parità di trattamento tra i candidati.
A questo punto scatta il colpo di teatro: Milone chiede che il documento

non diventi occasione per attaccare il suo tg e dai ‘rivoltosi’ arriva una proposta impensabile: strappiamo il documento, come si fa in conclave dopo l’elezione del papa per non lasciare traccia dell’orientamento di voto. È strano che qualcuno non abbia proposto di andare tutti insieme sul terrazzo per bruciare il foglietto o di farlo in piccoli pezzi da distribuire ai redattori per farglieli ingoiare. Poi viene deciso di non distruggere il prezioso testo ma di affidarlo in custodia a Luise, che alla prossima assemblea fissata per venerdì 28 maggio dovrà presentare una proposta di mediazione tra le varie anime.
La proposta di strappare il documento e poi la decisione di secretarlo dimostrano che le speranze di trovare tracce di giornalismo a via Marconi si vanno ormai spegnendo. La melassa che ogni giorno inonda il tg sembra avere ormai quasi del tutto cancellato la nozione di notizia. Perché un gruppo di

giornalisti, dopo avere stilato un documento per chiedere un’informazione meno schiacciata sui partiti e più attenta ai cittadini, decide di nasconderlo in cassaforte? Temono che la durezza della denuncia possa far tremare le case dei napoletani? La secretazione è una scelta illogica e poco attenta alle dinamiche degli altri media. La stima nei confronti dell’informazione Rai in Campania è a livelli minimi, come ha confermato nello scorso giungo la conferenza stampa aperta alla


L'espresso del 17 febbraio 2011

città organizzata dal comitato di redazione e dall’Assostampa che andò praticamente deserta. Quindi un consiglio: se il 27 maggio l’assemblea voterà e approverà un documento, varrà la pena di impegnarsi per fare uscire la notizia almeno su qualcuno dei giornali cittadini.