"C'è una maledizione su chi
si azzarda a raccontare Siani"

“C’È UNA MALEDIZIONE che si abbatte su chi si azzarda a raccontare la vicenda di Giancarlo Siani, senza filtri e senza censure, senza santini e senza tabernacoli. È successo a ‘E io ti seguo’ il film diretto da Maurizio Fiume, che ha incontrato difficoltà di distribuzione insuperabili, tant’è che non sono riuscito a vederlo. È successo a noi che abbiamo completato la sceneggiatura e ci siamo fermati perché non ci sono i soldi per girare il film”.

Romano, cinquantadue anni,
un'intensa attività prima da giornalista (per oltre venti anni al Corriere della sera, sulle cui pagine ha firmato una memorabile indagine sulla strage di Ustica, raccontata dal regista Marco Risi con il film ‘Il muro di gomma’), poi da autore di testi per cinema, teatro e tv, Andrea Purgatori tre anni fa ha avuto l’incarico dal


Maurizio Fiume e Antonio Franchini

produttore Gianfranco De Rosa di scrivere la sceneggiatura sulla vicenda di Giancarlo Siani, l’abusivo del Mattino ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985. Il 6 maggio 2004 è stata registrata alla Siae la sceneggiatura di ‘fort apasc, vita e morte di Giancarlo Siani, cronista a Torre Annunziata’ , firmata da Jim Carrington, Risi e Purgatori, ma da allora il film non ha più fatto passi in avanti.
“Servono quattro milioni di euro; – dice l’ex giornalista del Corsera – una cifra media per il cinema italiano. Ma di milioni ne abbiamo meno di tre: due li garantisce Rai Cinema, che ha anche l’opzione sul libro di Antonio Franchini, ‘l’abusivo’; tra i 250 e i 300 mila euro potrebbero arrivare dalla Regione Campania che assicurerebbe una serie di servizi necessari alle riprese; altri 400-500 mila euro verrebbero da una cordata di imprenditori campani messa insieme da Paolo Siani, il fratello di Giancarlo. Nella primavera dell’anno scorso sembrava ci fosse la quadratura del cerchio con la scelta di affidare il ruolo di Giancarlo a Stefano Accorsi, un nome di richiamo che avrebbe consentito di avere garanzie e acconti sulla distribuzione. Quando


Stefano Accorsi e Diego Armando Maradona

Accorsi si è defilato, siamo tornati in alto mare”.
Purgatori però è convinto che il progetto Siani va realizzato, anche se ora Risi è impegnato a girare il film su Maradona. “Sulla vicenda di Giancarlo –spiega – c’è un tappo paradossale. In Italia siamo abituati ai misteri: piazza Fontana, la bomba di Bologna, la strage di Ustica, e l’elenco potrebbe

continuare. Siamo abituati ad avere pezzi, brandelli di verità. Nel caso dell’omicidio del giornalista del Mattino il paradosso è nel fatto che sappiamo tutto, o almeno così sembra, su esecutori e mandanti, ma non sappiamo niente su quello che c’era dietro, sull’humus nel quale è maturata la decisione di ucciderlo. E la verità delle carte processuali non può accontentarci; è una verità con sorprendenti incongruenze e largamente incompleta per tre motivi. Il primo. Nella storia della camorra è la prima e unica volta che viene ucciso un giornalista, eppure sia prima che dopo il 1985 sono state scritte sulla camorra cose ben più gravi. Il secondo motivo è nei tempi. Tra la decisione di uccidere, presa a fine giugno, e l’omicidio, a fine settembre, trascorrono tre mesi, un tempo lungo non giustificato da motivi tecnici: Siani non ha la scorta, fa la vita di sempre, gira sulla sua Mehari che può essere affiancata da killer in moto a qualsiasi ora e in qualsiasi punto della città. Avevano deciso di ucciderlo per dimostrare che i Nuvoletta non avevano venduto Valentino Gionta, ma evidentemente non c’era fretta. E veniamo al terzo punto. Improvvisamente l’esecuzione diventa urgente, va ucciso in giornata, sotto la

casa di piazza Leonardo, in una strada senza via d’uscita, con rischi evidenti e inutili. Perché?”.
E Purgatori dà la sua risposta: ”Subito dopo il 23 settembre le indagini sono state condotte in maniera approssimativa, senza nessuna attenzione al quadro generale. Un quadro generale che forse neanche Giancarlo aveva capito fino in fondo perchè quando


Giancarlo e Paolo Siani

sei un giovane cronista spesso presti attenzione al dettaglio, ma non hai l’esperienza per fare subito tutti i collegamenti necessari. E non so neanche se Giancarlo era del tutto consapevole del fatto che con il suo lavoro era due passi avanti agli altri nel capire i meccanismi criminali di aggiudicazione e spartizione degli appalti e che quindi rappresentava un pericolo reale perché in qualsiasi momento avrebbe potuto fare due + due. Allora l’urgenza dell’omicidio non la decidono i boss di Marano o di Torre Annunziata, ma i colletti bianchi. La macchina della camorra viene rimessa in moto dalla politica in senso lato, da politici locali o da chi (magistrato, giornalista, avvocato o altro) era in affari o in competizione con amministratori pubblici per controllare, d’intesa con imprenditori legati alla camorra, i finanziamenti della ricostruzione”.