A Nanni Loy le Belle Arti

Egregio Nello Cozzolino,
facendo seguito all’articolo “Intitolare lo scalone al marinaio fucilato”, a firma di Norberto Pirro, pubblicato da Iustitia il 24 settembre 2018, gradirei puntualizzare alcune cose.
Vorrei entrare sommessamente in questa discussione sull’intitolazione di una strada o luogo della città di Napoli al grande regista Nanni Loy, lanciata da Dario Scalabrini, rifacendomi anche alle parole che lo stesso figlio del regista, Tommaso Loy, ha pronunciato: “Adorava Napoli, mio padre, Nanni Loy. Sono contento di questa iniziativa, ma non intitolategli una strada di periferia, che il viavai della folla che lui tanto amava non vedrebbe mai. A Roma hanno chiamato col suo nome una strada dove non passa nessuno e noi siamo profondamente dispiaciuti.”
Vorrei entrare in discussione, solo perché quel video originale, che molti citano, in cui si vede il momento preciso dell’uccisione del Marinaio fucilato dalle soldataglie naziste, l’ho scovato io, qualche mese fa, dopo anni di studi e ricerche mirate e perché, oramai, sono anni che sto studiando, da ricercatore storico indipendente, il periodo che va dal 28 marzo 1943 (esplosione della Motonave “Caterina Costa”) al 14 maggio 1944 (ultimo bombardamento tedesco su Napoli) per la zona di Napoli, esplorando i vari episodi in profondità, ricercando documentazione originale, e mettendo in contraddizioni sinotticamente le varie versioni, cercando dei riscontri storici ed oggettivi tali da rendere la narrazione il più possibile verosimile a ciò che accadde realmente in quei concitati e confusi momenti storici. Un lavoro certosino, che lascia molti punti interrogativi e che può in molti casi descrivere solo delle versioni con più probabilità di altre. Purtroppo la verità storica è molto diversa da una vulgata, che si autoalimenta di copia, incolla, ed ad ogni passaggio si cambia qualcosa o si inventa di sana pianta, colmando, a proprio piacere, i vuoti!
Vorrei precisare, come se ce ne fosse bisogno, che il set della famosissima scena della fucilazione del Marinaio da parte dei nazisti, che il grande Nanni Loy gira nel 1962, nel suo epico film “Le Quattro Giornate di Napoli”, è in via Vincenzo Bellini 36, lo scalone d’ingresso dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, come facilmente riscontrabile guardando semplicemente quella sequenza.
Vorrei anche precisare che il Marinaio fucilato sullo scalone d’ingresso dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” su  corso Umberto, domenica 12 settembre 1943 verso le 17, allo stato attuale, con gli studi ed i materiali storici a disposizione, purtroppo non può avere ancora un nome!
Il nome di Andrea Mansi, che si vuole sia il Marinaio Martire  non è avvalorato, finora, da alcun riscontro storico!
Il nome di Andrea Mansi viene, solo da pochi anni, da alcuni, indicato, sceneggiando una storytelling, che già non reggeva prima della mia scoperta del video di 2,11 secondi e 59 fotogrammi, ma che adesso, alla luce di quelle immagini, viene smentito in più punti (di seguito alcune mie considerazioni)! Lacune, incongruenze, falsità!
Immagini che smentiscono tutta una “letteratura” sia di “testimoni oculari” che di “poeti”, che hanno fatto diventare i propri sogni e/o desiderata, purtroppo, realtà, mancando dei riscontri storici verificati e verificabili!
Le mie ricerche, purtroppo, cozzano contro, da una parte, l’ignoranza storica (non posso che definirla tale!) di enti, uffici ed organizzazioni (tra cui non ultima la stessa Curia che impone dei divieti assurdi su ricerche storiche su documentazioni in loro possesso!), dall’altra, dall’impossibilità di poter accedere alla massa documentale di quello che è stata definita l’“Armadio della Vergogna”:
- Mia petizione “Rendere fruibili i Fascicoli su Napoli dell’Armadio della Vergogna”, con 1.109 firme;
- comunicato stampa del Consiglio del 10/10/2017 – L’”armadio della vergogna” nelle commissioni Cultura e Scuola;
- comunicato stampa del Consiglio del 13/11/2017 – Nelle commissioni Cultura e Scuola riprende la discussione su “l’Armadio della vergogna”.
Fra un po’ sarà un anno dalla discussione nelle Commissioni Consiliari Comunali congiunte Cultura e Scuola sulla mia richiesta di acquisire quella massa documentale e poterla tenere ed averla fruibile agli studiosi, ma purtroppo ancora non ne so nulla!!!
Ma arriviamo all’incipit: decidere di intitolare lo scalone dell’Università in corso Umberto a Nanni Loy non mi pare una illuminata soluzione. quello è un luogo di Martirio, vero, reale, non della sua trasposizione filmica, seppur con una enormità di pathos ed una serie di errori per non conoscenza dei fatti!
Decidere di chiamare quello scalone “Nanni Loy” non fa onore né alla Resistenza di Napoli, né al Marinaio Martire (citato anonimamente nelle 2 lapidi che ne serbano memoria: sullo scalone dell’Università e nella Stazione Marittima), né allo stesso Regista, né tantomeno alle Organizzazioni ed Istituzioni che lo faranno.
Dedicare a Nanni Loy, invece, lo scalone, o meglio quel tratto di strada, oggi pedonalizzato ed invaso di ragazze e ragazzi frequentanti l’Accademia di Belle Arti, che ne è l’ingresso in via Vincenzo Bellini davanti al civico 36, mi sembrerebbe molto più adatto: quello fu il suo set cinematografico, quella Istituzione forma ragazze e ragazzi alle Arti di cui Nanni Loy fu Maestro, quel tratto di strada è vivo e sempre affollato di gente così come lui amava!
Vorrei ritornare con alcune puntualizzazioni sulla figura di Andrea Mansi:
1) il fatto che egli passeggiasse tranquillamente in zona è una cosa che non può avere alcuna logica! Ma bisognerebbe conoscere quello che quel giorno avvenne in zona. Ovvio che, se non si conosce, il Marinaio stava tranquillamente passeggiando!
Tutta la zona era in combattimento dal 9 settembre 1943 (per la difesa del Palazzo dei Telefoni in via Agostino Depretis), e fu messa d’assedio, dalle ore 14 del 12 settembre 1943, dai tedeschi con un enorme spiegamento di forze, circa 600 uomini. Ci furono scontri a fuoco tra i nazisti e militari italiani (guardie di finanza, marinai, fanti, carabinieri) tutt’intorno a piazza della Borsa. Poche ore prima altri 4 Militari italiani furono fucilati sulle scale del Palazzo della Borsa ed altri 18 italiani furono fatti esplodere in un palazzo della piazza, così come ci riferisce il Tenente della Guardia di Finanza Renato Di Domenico durante il processo al suo Comandante Tenente Colonnello Giovanni Mario Maglio. Chi avrebbe, in uniforme, passeggiato tranquillamente in quelle zone???
Quel marinaio, poi fucilato sulle scale dell’Università, verosimilmente aveva partecipato agli scontri a fuoco contro i tedeschi!
2) Andrea Mansi non sa dell’8 settembre??? Pietà, per favore! Scrivere una cosa del genere offende prima che la nostra intelligenza la memoria di quel Marinaio, che, come molti altri suoi commilitoni, prese le armi per la difesa della Città! Come si fa ad affermare una [censura] del genere? Su che base storica? Su quali fonti?? Su quale conoscenza storica???
3) Antonio Ghirelli come tanti “testimoni oculari”, che iniziarono ad essere pubblicati già nel 1944, parlano del Marinaio con la sua bella uniforme bianca che si inzuppa del rosso del sangue. Peccato che le immagini smentiscano queste “testimonianze oculari”! Ma non è solo una questione di “daltonismo” collettivo; siamo al 12 settembre, ancora periodo “estivo”. Se il Marinaio fosse stato in licenza avrebbe dovuto indossare l’uniforme bianca. Ma lui indossa, d’estate, una uniforme blu. Ossia una uniforme di “servizio”. Cosa che esclude che era in licenza o che stava ritornando dalla licenza.
4) La licenza. Andrea Mansi il 21.08.1943 aveva preso servizio presso l’Ospedale Militare della Marina Militare a Piedigrotta, a Napoli-Mergellina! Ed aveva avuto una licenza di 24 ore il solo giorno 20 agosto 1943 in concomitanza col suo trasferimento dal Comando Distrettuale Infermieristico di Mirano Veneto (VE).
In quelle concitate giornate, dove si combatteva, sia in città tra italiani e tedeschi, sia sul fronte salernitano tra tedeschi ed alleati appena sbarcati e conoscendo il Colonnello medico Ermanno Laterza, Direttore dell’Ospedale di Piedigrotta, è del tutto improbabile che avesse potuto rilasciare licenze! Visto anche che i Marinai di Napoli erano presenti in primissima linea in tutti gli scontri a fuoco contro i nazisti! A partire dalla sera dell’08.09.1943 fino al 12.09.1943!
5) Il piagnucolìo del Marinaio è ricostruzione postuma. È soltanto una poesia di Aldo De Gioia! Ed anche quelle parole non fanno che offuscare la Memoria del Marinaio fucilato, ingabbiandola e cristallizzandola in una crosta sdolcinata.
6) Il Marinaio fucilato chi era? Era Andrea Mansi? non ci sono riscontri oggettivi e/o storici che fosse effettivamente lui quel Marinaio fucilato.
Oramai i documenti sono pochissimi, molte istituzioni fanno ostruzionismo nel poterli visionare (Curia compresa!!!), i testimoni “oculari” erano inattendibili subito dopo i fatti, figurarsi oggi dopo 75 anni, e, comunque, non sono più vivi!
Esisterebbe un solo modo per poter riuscire ad affermare che quel Marinaio fucilato possa essere Andrea Mansi: l’autopsia! I resti dovrebbero avere traccia di un colpo di fucile al torace (che probabilmente avrebbe potuto scalfire qualche costola) ed un colpo alla testa (anche qui ci sono delle discrasie: un colpo di fucile alla nuca o un colpo di pistola all’orecchio, secondo vari “testimoni oculari”) eppure questi riscontri non darebbero la certezza assoluta, perché quelle ferite mortali le avrebbero potute avute avere anche altri Martiri delle brutalità naziste in quel giorno!
Qualsiasi affermazione che quel Marinaio sia con certezza Andrea Mansi, si poggia sul nulla! Perché affibbiare quel nome e non altri (che pure possono essere possibili)? Forse per le mire di qualcuno che ambisce ad avere un beato, poi santo, in famiglia???
Mansi fu sicuramente una vittima della barbarie nazifascista in quei giorni che vengono relegati in un caotico ed omnicomprensivo “8 settembre” e che, invece, vide a Napoli, come in altre numerosi parti d’Italia, atti di estremo sacrificio ed eroismo, momenti in cui la coscienza popolare diviene collettiva e lo scontro tra militari, studenti, attivisti politici, antifascisti, operai, semplici cittadini da una parte e occupanti nazisti supportati dai fascisti ancora in giro dall’altra, come la prima scintilla della Resistenza che poi si prolungò per altri 2 lunghissimi anni.
La storia non si studia così. Non la si manipola per propri usi e fini! La revisione della Storia, in qualsiasi forma o modo non può essere tollerata, neppure se fatta “a fin di bene”!
Cercare di ricostruire una corretta visione dei fatti, aiuta la Storia, ed aiuta l’Oggi, la nostra Memoria, la Memoria del sacrificio di quelle Persone!
Già sto consegnando agli Organi Competenti inquirenti quanto da me ricercato e trovato.
Questi i miei due centesimi alla discussione, sperando che la scelta sia rispettosa della Storia!
Cordiali saluti

Vincenzo Delehaye

 
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Andrea Mansi
Antonio Ghirelli
Vincenzo Delehaye