È SEMPRE più attivo sul fronte sociale, e non solo, il vescovo di Napoli Domenico Battaglia. Ha ripetutamente preso posizione contro la camorra proponendo una intesa contro i clan; è intervenuto con visite e dichiarazioni sulle vicende degli operai privati del lavoro causa delocalizzazione all’estero delle multinazionali, come nel caso della Whirlpool; ha scritto una lettera ai preti no vax per invitarli a fare il tampone rinofaringeo “se vogliono svolgere il loro servizio a favore del Popolo di Dio”. Il 20 dicembre ha convocato al duomo 120 associazioni, i rappresentanti di tutte le istituzioni, esponenti del mondo della scuola e della politica. A loro ha proposto un Patto educativo per i giovani che dovrebbe occuparsi dei problemi dei bambini e degli adolescenti in |
scoperto un settore delicatissimo: la pedofilia all’interno della chiesa. Una questione sulla quale papa Francesco sta intervenendo con frequenza e nettezza e con la quale si stanno misurando chiese nazionali di grande storia come la francese che ha avviato una ricognizione accurata sul fenomeno dagli anni Cinquanta a oggi (si ipotizza, con cifre forse al ribasso, di almeno tremila preti pedofili e oltre 216mila 'violati' tra ragazzi e, anche, adulti) e ha assicurato che tutte le vittime saranno risarcite, se necessario con la vendita dei beni ecclesiastici.
Dalla sede della curia a largo Donnaregina arriva soltanto il silenzio. Un silenzio che non servirà a risolvere il problema perché, anche se si è tentato di nasconderli, a Napoli ci sono stati diversi casi gravi di pedofilia. Il più noto è quello di Arturo Borrelli vittima per anni delle violenze sessuali di Silverio Mura, il sacerdote di religione della scuola media che frequentava a Ponticelli. Sul caso Mura il cardinale Crescenzio Sepe ha più volte dichiarato che era tutto chiarito e tutto risolto, ma si sbagliava perché sono arrivati e stanno per arrivare a sentenza vicende sia penali che civili.
Ne citiamo soltanto due. Nel febbraio del 2017 per smentire le notizie riportate dalle pagine nazionali di Repubblica Sepe, per dare una lezione, affida al cancelliere arcivescovile Luigi Ortaglio un comunicato di trentadue righe in cui pubblica per otto volte il nome vero del ‘violentato’ fino a quel momento nascosto per evitare problemi alla moglie e ai figli. Ma la violazione dei dati sensibili di una vittima di abusi sessuali è un reato. Con l’assistenza del penalista Gianfranco Iannone, Borrelli presenta una denuncia in procura e il 14 gennaio del 2020 il giudice Anna Laura Alfano condanna Ortaglio a quaranta giorni di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento delle spese legali e, soprattutto, rinvia la quantificazione del risarcimento danni al giudice civile. Anche per rinviare la quantificazione Ortaglio e il suo legale hanno presentato appello. Ma, dopo la sentenza di secondo grado ed, eventualmente, della Cassazione verrà il momento del risarcimento e toccherà alla curia pagare.
Passiamo al giudizio civile promosso da Borrelli, difeso dall’avvocato Carlo Grezio, contro Silverio Mura, la scuola media Borsi di Ponticelli e la curia partenopea. Il 28 ottobre scorso il giudice Alessio Forzati della decima sezione civile del tribunale di Napoli ha condannato il sacerdote ‘pedofilo’ e il ministero dell’Istruzione, perché l’adescamento è avvenuto all’interno della scuola, a risarcire la vittima delle violenze con una somma di oltre 200mila euro.
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