IL 10 GENNAIO il giudice monocratico Marzia Castaldi della sesta sezione penale del tribunale di Napoli ha letto in aula il dispositivo della sentenza con la quale ha assolto Arnaldo Capezzuto e Enzo Cirillo dall’accusa di avere diffamato l’imprenditore Vincenzo Buondonno.
La querela nasce da un articolo pubblicato nel luglio del 2009 dal cronista Capezzuto sul quotidiano gratuito E Polis, diretto da Cirillo, quotidiano che l’anno successivo chiude con seguito di fallimento della società editrice, con richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Henry John |
Del resto Buondonno negli anni Ottanta e Novanta era stato un personaggio noto, proprietario di night frequentati dai calciatori del Napoli vincente di Diego Armando Maradona e aveva avuto vari problemi con la giustizia, sfociati in un arresto nel gennaio del 1995, ma, sostiene l'imprenditore, non è mai stato indagato per truffa.
I media scrivono di “un atto intimidatorio nei confronti dell’inquilino, noto alle forze dell’ordine per il reato di truffa, in Brasile da tempo” (agenzia Italia), mettono in prima il nome dell’imprenditore (Roma), dedicano due pagine alla storia dell’incendio e titolano sul “palazzo delle vendette” (Repubblica Napoli). Capezzuto invece nell’articolo si occupa a lungo dell’incendio e riserva poche righe a Buondonno, “un personaggio noto alle forze dell’ordine per il reato di truffa”.
E di “truffatore” si parla anche nel titolo dell’articolo confezionato dal desk del giornale, ma si tratta di semplice ripresa del testo dell’agenzia di stampa. Allora perché Buondonno, assistito dall’avvocato Mario Raffaele Dell’Aglio, presenta querela soltanto contro E Polis?
Era una querela ‘anomala’ e, accogliendo le tesi dell’avvocato Cesare Amodio, che assisteva Capezzuto e Cirillo, se ne è convinta anche il giudice Castaldi che sentenzia: “il fatto non sussiste”.
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