Il 23 dicembre scorso sono trascorsi quaranta anni dalla strage del rapido 904 Napoli-Milano che, nella galleria che porta alla stazione di San Benedetto Val di Sambro, causò 15 morti e 267 feriti. All’anniversario della tragedia e alle nuove indagini condotte dalla procura di Firenze, guidata da Filippo Spiezia, il 21 dicembre l’Ansa dedica un lungo lancio (55 righe) firmato da Antonio Giovannini.
Nel servizio viene ricostruita la storia giudiziaria dell’attentato, definito dalla Cassazione di “matrice terroristica mafiosa”, e le condanne passate ingiudicato di Pippo Calò all’ergastolo, e del tedesco Friedrich Schaudinn, a 22 anni di carcere, per avere costruito il congegno utilizzato per l’esplosione.
Il cronista ricorda anche la “pista napoletana” che portò all’arresto del parlamentare del Movimento sociale Massimo Abbatangelo e di Giuseppe Misso, detto 'o Nasone, in un primo tempo condanati all’ergastolo e poi assolti dall’accusa di strage.
Giovannini definisce Misso “presunto boss della camorra del Rione Sanità”.Ma come “presunto”? Evidentemente il giornalista conosce poco la storia di Giuseppe Misso. Ecco allora qualche flash. In carcere per la prima volta a quattordici anni appena compiuti, poi fondatore del clan che ha preso il suo nome per decenni egemone al rione Sanità, Misso nel 2007 diventa collaboratore di giustizia e nel 2011 avrà la scorta, nel 2013 viene condannato in via definitiva a venti anni per omicidio. Nel 2006 per la Direzione investigativa antimafia con i clan Mazzarella e Sarno costituisce il cartello dominante a Napoli. |