Non fa notizia l'arresto
di Vincenzo M. Greco

LA MATTINA del 15 giugno l’Ansa e l’Adn Kronos lanciano la notizia di dieci arresti, sei in carcere e quattro ai domiciliari, firmati dal gip di Roma Donatella Pavone per un buco da 700 milioni alla Impresa spa, una delle principali società italiane del settore costruzioni, specializzata nella progettazione e realizzazione di grandi infrastrutture, con un fatturato di 380 milioni, crediti per mezzo miliardo e un portafoglio lavori di un miliardo e 700 milioni, dal 2013 ammessa alla procedura di amministrazione controllata.
Dopo le indagini condotte dal procuratore aggiunto della procura di Roma Rodolfo Maria Sabelli e dalla Guardia di finanza, sono finiti in carcere, con

accuse che spaziano dalla bancarotta ai reati fiscali alla ricettazione al riciclaggio, gli imprenditori napoletani Vincenzo Maria Greco e Raffaele Raiola che controllano l’85 per cento di Impresa attraverso la ‘Liguria costruzioni’, società che fa capo con quote paritarie a Raiola e ai figli di Greco, Ludovico e Maria Grazia, nella sostanza prestanome del padre, per i quali sono scattati gli arresti domiciliari. 
Raiola è un costruttore molto noto, il cui

Rodolfo Maria Sabelli

nome è comparso lo scorso aprile nei file dei ‘Panama Papers’; Greco è stato sin dai primi anni Ottanta il braccio di Paolo Cirino Pomicino che, prima come presidente della commissione Bilancio e poi come ministro, riuscì a indirizzare e a controllare il fiume di decine di migliaia di miliardi di lire che da Roma arrivava in Campania per la ricostruzione post terremoto. Negli ultimi venticinque anni Greco è stato anche un protagonista delle cronache giudiziarie: prima impigliato nelle indagini su Tangentopoli, con una lunga latitanza all’estero, seguita da arresto e scarcerazione; è poi molto attivo nel settore editoria (tra l’altro, socio occulto del Roma di Italo Bocchino) e nella primavera del 2014 va agli arresti domiciliari per decisione dei giudici di Cagliari a causa della bancarotta fraudolenta di PubliEPolis, la concessionaria pubblicitaria dei quotidiani gratuiti E Polis.
Grande società, grandissimo buco e protagonisti molto noti: la notizia può essere una piccola bomba, ma per la gran parte dei giornali non è così. Sui quotidiani cartacei nazionali troviamo una notizia breve sulla Stampa e una fascia alta sul Fatto Quotidiano; gli arresti ricevono invece più attenzione sui fogli locali, Cronache e Gazzetta di Caserta, mentre l’edizione partenopea di Metropolis (il responsabile è Raffaele Schettino) riserva a Vincenzo Maria Greco l’apertura del giornale e per intero la seconda e la terza pagina.
I big dell’informazione relegano la notizia nelle cronache locali dell’on line: Repubblica la piazza nelle pagine di Napoli e di Roma, il Corriere della sera

Raffaele Raiola (*)

nell’edizione capitolina. Il servizio esce anche sulle edizioni web di Fanpage, del Tempo e del Fatto Quotidiano che pubblica l’intercettazione di una telefonata tra Maria Grazia Greco e il padre che merita un breve digressione.
Vincenzo Maria Greco ha piazzato alla società Impresa i suoi rampolli, nati nel ’72 lui e nel ’78 lei, che in anni lontani era all’ufficio stampa dell’Agcom e per poi diventare stipendiata di una società di

servizi giornalistici collegata al quotidiano Roma gestione Bocchino, con dentro alcuni degli arrestati di Impresa. E ha fatto avere ai ‘ragazzi’ uno stipendio sostanzioso: “210mila euro per Ludovico precisa l’Ansa - e 150mila per Maria Grazia (più bonus mensili tra gli 8mila e i 5mila euro); fino al 2013 i due hanno accumulato 1,3 milioni di euro e 966mila euro. Senza fare alcunché, come ha rivelato lo stesso Raiola ai pm: ‘i figli di Greco con Impresa non c'entrano niente e non se ne sono mai occupati. Hanno avuto la retribuzione senza effettuare alcuna prestazione’. ‘Ludovico Greco - scrive il Gip - non ha svolto alcuna attività professionale..e anzi ha curato unicamente i propri interessi quali varie compravendite immobiliari e l’organizzazione di serate mondane presso la propria abitazione, con degustazione di vini e sigari di pregio’. Maria Grazia, invece, pensava ‘alla cucina e alla pasticceria’.”
Una scelta esistenziale confermata dall’interessata in una conversazione con il padre in cui, dimentica del milioncino di euro incassato senza lavorare, è

preoccupata per l’avviso di garanzia appena ricevuto. Lasciamole la parola: “Marco (il marito, ndr) me l’aveva detto che questa cosa non si può fare … l’importante è che non mi condannino e che posso andare avanti con le mie cose del ristorante … no papà, non è che ce l’ho con te, ti devo dire la verità … non è che mi fai passare un guaio … perché io sono una che nella vita deve fare i dolci, quindi capisci che per me questa

Raffaele Schettino

cosa è tanto di più lontana da me possa esistere, un concorso in bancarotta, non so manco che significa in italiano”.
Chiudiamo con i quotidiani della Caltagirone Editore. Arrivano le agenzie e sulle versioni on line la notizia va in rete. Dopo un paio di giorni qualcuno interviene e la pagina scompare dal sito del Messaggero e del Mattino, rimane invece sul free press Leggo perché nessuno se ne accorge o perché considerato ininfluente. 


(*) Da www.dagospia.com