Truffa: sequestrati
16 milioni a Ruffo

IL GIP DEL tribunale di Napoli Roberta Zinno ha firmato il decreto di sequestro preventivo per “oltre sedici milioni di euro” eseguito il 22 luglio dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli comandato dal colonnello Giovanni Salerno.
Il reato per il quale si procede è truffa aggravata e al centro dell’inchiesta ci sono tre soggetti: il giornalista Alfonso Ruffo, fondatore, editore e direttore del Denaro, per tredici anni quotidiano economico locale e da venti mesi, con

pause, in abbinamento con il Sole 24Ore; la società ‘Editoriale il Denaro’ proprietaria della testata; la cooperativa ‘Edizioni del Mediterraneo’ che “ha gestito in locazione il giornale”.
Secondo le indagini condotte dalla sezione criminalità economica della procura di Napoli, guidata dall’aggiunto Fausto Zuccarelli, la Edizioni del Mediterraneo

Roberto Napoletano

era priva dei requisiti soggettivi previsti per poter beneficiare delle sovvenzioni, operando in assenza della causa mutualistica ed essendo i soci cooperatori di fatto esclusi dalla gestione della società”.
Traduzione: la ‘Edizioni’ è una cooperativa tarocca che aveva come principale obiettivo l’incasso dei fondi per l’editoria. Concetto ribadito con forza da Zuccarelli: “le azioni fraudolente di Ruffo, nell’interesse e a vantaggio delle Edizioni del Mediterraneo, hanno indotto in errore il dipartimento per l’Informazione e l’editoria presso la presidenza del consiglio dei ministri, che ha erogato per le annualità dal 2007 al 2011, contributi per complessivi 11.411.284 euro, determinando un danno patrimoniale di rilevante gravità”. A integrazione dei dati della procura va ricordato che il Denaro, dal 1997 al 2011, ha incassato poco meno di 27 milioni di euro.
In oltre venti anni di attività Ruffo non ha mai avuto molti lettori, ma sempre tanti contatti. Facciamo qualche nome. A parte presenze storiche come i docenti Massimo Lo Cicero e Clelia Mazzoni (per anni coeditore del giornale) che sono stati tra i soci fondatori della cooperativa, i rapporti spaziavano in ogni settore. Ci sono gli imprenditori, con un nome per tutti,

Paolo Scudieri

Paolo Scudieri; senza contare che Ruffo è stato per molti anni inquilino dell’Unione industriali fino a quando, nella primavera del 2011, l’allora presidente dell’Unione partenopea Paolo Graziano decise di interrompere il contratto concesso a condizioni di grande favore. Per i magistrati si può citare Arcibaldo Miller, a lungo capo degli ispettori del

ministero della Giustizia, la cui figlia Silvia era nella pattuglia di redattori licenziati da Ruffo nel gennaio 2014. Tra i giornalisti spicca il nome di Roberto Napoletano, amico di anni lontani, ex direttore del Messaggero e oggi alla guida del Sole 24Ore. Va anche ricordato che dopo il lancio Ansa che dava la notizia del sequestro ci sono stati giornali, come Repubblica Napoli che hanno ignorato il fatto, senza contare che nessun quotidiano ha pubblicato la foto di Ruffo. E fermiamoci qui.
Nei prossimi giorni il quadro delle indagini verrà meglio definito. Il primo passaggio sarà la decisione del tribunale del Riesame sul decreto di sequestro. Bisogna infatti capire su cosa hanno puntato gli uomini della Guardia di finanza perché Ruffo sapeva da anni delle indagini e non sarà stato fermo in attesa della visita dei finanzieri.