Pedofilia, Sepe + 4
in aula il 22 gennaio

IL 22 GENNAIO non sarà una giornata facile per l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Comincia infatti al tribunale di Napoli, davanti al giudice della decima sezione civile Ulisse Forziati, il processo avviato da Diego Esposito (nome di fantasia) violentato dal 1989, quando aveva tredici anni, fino al 1992 da don Silverio Mura, un sacerdote che insegnava in una scuola di un quartiere napoletano periferico, Ponticelli.
L’atto di citazione, redatto dall’avvocato Carlo Grezio che assiste Esposito e lavora per la ‘Rete L’Abuso’, l’associazione delle vittime dei

preti pedofili presieduta da Francesco Zanardi, è stato notificato alla curia partenopea il 23 febbraio scorso e la prima udienza, fissata per il 6 giugno, era stata poi rinviata da Forziati per una notifica non corretta.
Cinque le parti citate in giudizio da Esposito: oltre Silverio Mura, difeso dall’avvocato Augusto Imondi, ci sono Crescenzio Sepe, l’arcidiocesi di Napoli, il cui legale rappresentante è

Martin Baron

Sepe, il vescovo Lucio Lemmo, tutti assistiti dall’ex presidente dell’Ordine degli avvocati napoletani Francesco Caia, e il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca perché l’approccio è avvenuto all’interno della scuola.
Esposito acquista consapevolezza del suo trauma nel 2010 quando va in cura dallo psichiatra Alfonso Rossi e inizia la sua battaglia per far conoscere le violenze che ha subìto; di lui parlano tutti: nel 2013 è in prima pagina sul Washington Post, diretto da Martin Baron (‘Spotlight’) e nel febbraio del 2017 Repubblica gli dedica una pagina.
Nell’ottobre del 2016 scrive una lettera a papa Francesco per denunciare “il cardinale Crescenzio Sepe per gravi negligenze nell’esercizio del proprio ufficio”. La decisione di scrivere al papa scaturisce dall’atteggiamento sprezzante tenuto negli anni dalla curia partenopea di fronte alle richieste di Esposito di essere ascoltato o di incontrare Sepe, atteggiamento culminato nel febbraio scorso in un comunicato ‘violento’ partito da largo Donnaregina in risposta alla pagina di Repubblica: in trentatré righe, in violazione clamorosa delle norme sulla privacy, il

Francesco Zanardi

nome del ‘violentato’ viene ripetuto otto volte, una ogni quattro righe.
Nell’udienza del 22 gennaio il giudice Forziati dovrebbe dare i termini per poter articolare i mezzi istruttori e tra questi l’indicazione dei testi da ascoltare. Finora un pilastro della linea della curia è stato il fatto che le accuse contro Silverio Mura arrivavano soltanto da Diego Esposito, una tesi che in giudizio sarà difficile mantenere

dal momento che un altro ragazzo di Ponticelli, Giuseppe Scognamiglio (nome di fantasia), ha già raccontato in varie trasmissioni televisive, tra l’altro il 25 novembre scorso al programma di Federica SciarelliChi l’ha visto’, ed è pronto a confermare in tribunale le violenze subite da Silverio Mura. E altre nove vittime del sacerdote, tuttora in tonaca, hanno già dato la disponibilità a venire in aula per testimoniare.