Pedofilia, per la
curia caso chiuso

NEL 2013 LA sua storia arriva sulla prima pagina del Washington Post, il quotidiano diretto da Martin Baron che nel 2001, quando guidava il Boston Globe, fece scoppiare con ‘Spotlight’ il bubbone dei settanta preti pedofili della città coperti dai vertici dell’arcidiocesi bostoniana. In Italia invece la vicenda di Diego Esposito (nome di fantasia), violentato nel 1989, quando aveva tredici anni, da un sacerdote di Ponticelli, non trova ascolto.
Ha cominciato la sua battaglia nel 2010 e con tenacia va avanti. L'11 ottobre scorso ha inviato una lettera a papa Francesco per denunciare il cardinale Crescenzio Sepe per gravi negligenze nell’esercizio del proprio ufficio”. L’iniziativa nasce anche dal provvedimento varato da papa Bergoglio nel

giugno 2016 che prevede la rimozione dall’ufficio per i vescovi colpevoli di gravi negligenze.
La notizia viene pubblicata con grande rilievo da Repubblica il 6 febbraio con una pagina firmata da Elena Affinito e Giorgio Ragnoli. A Napoli Sepe gode da sempre di ottima stampa grazie a rapporti assidui con i direttori dei quotidiani che aveva l’abitudine di

Martin Baron

invitare a pranzo in curia nel mese di novembre. E non è inutile ricordare che gli articoli sulle iniziative del cardinale vengono affidati dal Mattino a Rosanna Borzillo e dal Corriere del Mezzogiorno a Elena Scarici, redattrici del settimanale della curia Nuova Stagione.
Vediamo allora come i media napoletani hanno affrontato la notizia e gestito il comunicato di replica subito diffuso dalla curia e firmato dal ‘cancelliere arcivescovile’ padre Luigi Ortaglio. Alla redazione Rai di via Marconi, voce fedele e assidua del cardinale, è arrivato un ordine dall’alto e quindi il 6 febbraio ai tg delle 14 e delle 19,35 è andato in onda un servizio. Passiamo al giorno successivo.
Nelle pagine nazionali Repubblica riserva ampio spazio alla nota di Sepe che sostiene “non abbiamo trovato riscontri, il caso è chiuso” e riporta la posizione di Esposito: “mentono, andrò avanti”. C’è anche una pagina nell’edizione campana con due articoli di Stella Cervasio. Completa e oggettiva, quindi piuttosto negativa per la curia, la cronaca del Mattino. Un titolo a tre colonne in taglio basso di prima e per intero la pagina nove, con l’apertura affidata a Francesco Lo Dico e l’intervista alla vittima delle violenze scritta da Mariagiovanna Capone.
Il quotidiano di Castellammare Metropolis apre la prima con un titolo a tutta pagina: Pedofilia, la curia nega; all’interno ci sono poi tre servizi di Giuliana Covella. Minimizza invece Cronache di Napoli con un articolo collocato di piede a pagina sette siglato gp. Stessa collocazione sceglie il Corriere del Mezzogiorno che non avendo redattori disponibili affida

Papa Francesco

l'articolo a una collaboratrice (es. vi.) e opta per una titolazione che spegne ancora di più la notizia: “Presunti abusi da un prete, ecco le indagini” / La curia replica con una relazione alla denuncia. “Su caso verifiche dal 2010”; e nella dida alla foto c’è un’altra secchiata d’acqua: “Dalla curia dossier sul presunto caso di violenza sessuale avvenuto 28

anni fa”. C’è da aggiungere che due terzi del testo di Cronache e del Cormezz sono occupati dal comunicato della curia. Chiudiamo con il Roma che accentua il basso profilo: piede di pagina, servizio senza firma e titolo incomprensibile: La lettera / Dall’inchiesta non sono mai emersi elementi per avviare un processo / Presunti abusi, indagini della Curia dal 2010.
Che succederà ora? Per rispondere utilizziamo le parole con cui si chiude il servizio di Repubblica. “Qualora il papa giudicasse verosimili le prove presentate, – scrivono Affinito e Ragnoli – nominerà una commissione per svolgere l’indagine. E, poiché si tratta di un procedimento a carico di un cardinale, sarà Bergoglio stesso a pronunciarsi dopo la conclusione delle indagini. Sepe rischia la rimozione dall’ufficio di arcivescovo, mentre la vittima potrà chiedere alla diocesi e alla Santa sede un risarcimento per i danni materiali e psicologici subiti”.