Voto nazionale, il Tar
dopo 33 giorni dice no

DOPO L'UDIENZA DEL 18 maggio hanno impiegato trentatré giorni i giudici della seconda sezione del Tar della Campania (presidente Paolo Corciulo, estensore Maria Laura Maddalena e primo referendario Daria Valletta) per decidere se far votare i giornalisti campani non soltanto per gli organismi regionali ma anche per i consiglieri nazionali (i professionisti Antonio Sasso e Carlo Verna e il pubblicista Alessandro Sansoni) eletti con il voto ‘irregolare’ dell’ottobre 2021. E con la sentenza resa nota il 20 giugno, esattamente tra il primo e il secondo turno del voto per il consiglio regionale, hanno deciso che i tre possono rimanere al loro posto.
All’apparenza la questione è semplice. La settima sezione civile del

tribunale di Napoli in composizione mista (presidente Gian Piero Scoppa, giudici Francesco Paolo Feo e Loredana Ferrara con l’integrazione del giornalista professionista

Maria Laura Maddalena, Gian Piero Scoppa e Daria Valletta

Vincenzo la Penna e del pubblicista Riccardo Stravino) nell’ordinanza pubblicata il 30 novembre 2022 scrive che “la tornata elettorale va ripetuta”. Parole nette con quattro pagine di motivazioni e con la condanna per l’Ordine nazionale a pagare 9mila euro di spese legali.
Il 12 dicembre scorso il comitato esecutivo dell’Ordine nazionale, guidato dal presidente Carlo Bartoli, decide all’unanimità di non presentare appello contro l’ordinanza che il 30 dicembre diventa definitiva e rende quindi indispensabile la nomina di un commissario all’Ordine campano.
La questione, dicevamo, è all’apparenza semplice. Ma soltanto all’apparenza perché i giudici del Tar hanno deciso diversamente.
Il cittadino digiuno di diritto che utilizza soltanto gli strumenti della logica si può domandare: se in una regione le elezioni politiche vengono condizionate in maniera illegittima si può rivotare per la Camera e lasciare ai loro seggi gli eletti al Senato?
Il perimetro del giudicato, - scrive Maria Laura Maddalena – del quale si chiede l’ottemperanza, non può che essere ricostruito alla luce della domanda”. Una argomentazione che desta perplessità perché concentra l’attenzione sulla domanda, nella quale non si sarebbe chiesto in maniera esplicita di rivotare anche per il consiglio nazionale, e non guarda alla decisione adottata dal presidente Scoppa autore di un’ordinanza che non si presta a interpretazioni: “la tornata elettorale va ripetuta”.