Una banca vale l'altra

Molti anni fa il leggendario Altan pubblicò una vignetta in cui si vedeva Giulio Andreotti seduto sulla tazza del water, e una didascalia che diceva: Una ne fa e cento ne pensa. Adesso il divo Giulio (il primo e inimitabile, da non confondere con i successivi Di Donato e Tremonti) pare che ne abbia fatta un’altra. Commentando in tivù con Giovanni Minoli l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, avvenuto nel 1979 per mano di William Joseph Aricò, un sicario italoamericano  prezzolato da Michele Sindona (il banchiere del caffè corretto al cianuro di potassio che gli provocò la morte nel supercarcere di Voghera)  ha detto “Se l’è cercata”. Poi si è scusato. Ma intanto l’aveva già fatta. E i giornali si sono scatenati. Tra questi anche Repubblica.it che il 9 settembre ha un richiamo in home page e un articolo.
In prima il giornale di Ezio Mauro, con il Corsera leader in Italia per vendite e prestigio, scrive “Il senatore a vita aveva detto a Minoli che l'ex liquidatore del Banco Ambrosiano, ucciso nel 1979, "se l'era andata a cercare". Bene, cioè male: Ambrosoli fu nominato liquidatore della Banca Privata Italiana e non del Banco Ambrosiano. Nell’articolo, il cronista di Repubblica.it forse capisce che l'Ambrosiano non c’entra molto, e allora l’istituto al centro dell’intrigo di soldi - sangue - mafia diventa  Banco Ambrosoli, forse un risarcimento postumo per l’avvocato liquidatore assassinato.

Puccio Gamma
(*) Da www.luiss.it
 
Giulio Andreotti
Giovanni Minoli
Giorgio Ambrosoli (*)