Siani, esposto in procura
per le foto raccapriccianti

PER LE OTTO foto raccapriccianti scattate dalla polizia scientifica al cadavere di Giancarlo Siani la sera del 23 settembre 1985 e pubblicate da Bruno De Stefano in chiusura del libro ‘Passione e morte di un giornalista scomodo’, edito da Giulio Perrone, è stato presentato un esposto alla procura della Repubblica di Napoli.
L’esposto è firmato da Mario Simeone, nato a San Martino Valle Caudina, settantacinque anni, da cinquantuno giornalista professionista, con il quale

Giancarlo Siani scrisse i primi articoli alla fine degli anni Settanta al periodico Scuola Informazione che aveva la redazione alla Riviera di Chiaia. Nell’aprile del 2002 Simeone è stato anche il primo firmatario della mozione, approvata all’unanimità

Armando D'Alterio e Mario Simeone

dall’assemblea dei giornalisti della Campania, per l’istituzione di un premio per la legalità intitolato a Giancarlo Siani da coprire con i fondi dell’Ordine.
Com’è chiaramente visibile – scrive nella denuncia Simeone – alcune foto sono gratuitamente raccapriccianti in spregio a quanto previsto dalla legge sulla stampa”. E, a ventinove anni dall’esecuzione “non c’è nessuna esigenza di cronaca che possa giustificarla. In una in particolare si può osservare la testa del giornalista, evidentemente sollevata da un agente per consentire al fotografo di inquadrarla meglio, con la maglietta e il volto tumefatto rigati di sangue e gli occhi fuori dalle orbite”.
Aggiunge poi che la pubblicazione di foto raccapriccianti, reato perseguibile d’ufficio, ha precedenti “in casi di cronaca clamorosi (Alberica Filo Della Torre, Aldo Moro, Alfredino Rampi) nei quali la magistratura ha ritenuto impubblicabili le foto dei cadaveri e condannato i responsabili della loro utilizzazione. E le sentenze hanno ottenuto il suggello della Corte di cassazione e, nel luglio del 2000, della Corte costituzionale”.
E Simeone conclude ricordando che “nella vicenda del libro di De Stefano un’ulteriore, autorevole conferma che si tratti di ‘foto raccapriccianti’ arriva dalla stessa giuria del premio Siani, nell’edizione del 2012 presieduta dal procuratore di Campobasso Armando D’Alterio: prima

Francesco Caia e Aldo Moro

dell’erogazione dell’assegno del premio, la giuria ha approvato all’unanimità una lettera indirizzata all’autore e all’editore del libro facendo rilevare in particolare che l’ultima foto, non allegata all’opera quando la stessa fu esaminata ai

fini della valutazione dello scritto, è ritenuta particolarmente scioccante e desta impressione e raccapriccio in un osservatore di normale emotività e ancora di più quindi nei familiari e negli amici di Giancarlo”. L’esposto è stato assegnato al sostituto Raffaello Falcone che ha cominciato a occuparsene, ma si è accorto che l’ipotetico reato è stato commesso a Roma, dove hanno sede la casa editrice Giulio Perrone e la tipografia Cimer che ha stampato il volume, e ha quindi trasmesso gli atti a Roma; toccherà quindi a uno dei sostituti della procura guidata da Giuseppe Pignatone occuparsi delle foto raccapriccianti.  
Va certamente apprezzata l’iniziativa di Simeone a tutela dell’immagine di Giancarlo Siani, ma della pubblicazione delle foto e della loro eventuale rilevanza penale avrebbero dovuto occuparsi i componenti della giuria del premio Siani edizione 2012 (il presidente Armando D’Alterio, Enzo Calise, Enzo Colimoro, Gianfranco Coppola, Virman Cusenza, Lucio D’Alessandro, Geppino Fiorenza, Daniela Limoncelli, Ottavio Lucarelli, Adriana Maestro, Guido Pocobelli Ragosta, Paolo Siani,

Cristiano Tarsia).
Invece nella lettera votata all’unanimità nell’aprile del 2013, sette mesi dopo l’assegnazione del premio, e indirizzata a De Stefano e Perrone i giurati ammettono “che il libro ricevuto a giugno è diverso da quello poi messo in vendita” e

Gianfranco Coppola e Paolo Siani

quindi non poteva concorrere al premio. Aggiungono poi che nella seconda versione del volume cisono foto di Giancarlo Siani immediatamente successive al delitto che la giuria all’unanimità ritiene raccapriccianti”. Ma con un colpo di teatro confermano il premio e danno l’assegno all’autore del libro. A questo punto viene da pensare che c’è un grumo oscuro dietro una scelta che è contro la logica.
Vanno ricordati anche due episodi dell’autunno 2012. Quando, una decina di giorni dopo la consegna del premio, alcuni giurati (D’Alterio, Coppola, Cusenza, Lucarelli e Siani) vengono informati che nell’edizione in libreria ci sono a sorpresa foto raccapriccianti dell’omicidio, dichiarano di essere all’oscuro dell’iniziativa e chiedono di avere copia delle immagini via mail, con l’eccezione di Armando D’Alterio che dice di non essere interessato a vederle. Dei cinque l’unico che si attiva subito è Coppola, allora segretario dell’Ordine campano, che invia a tutti i giurati e a tutti i consiglieri dell’Ordine la foto più raccapricciante chiedendo cosa intendessero fare.
Diversa la scelta del magistrato Armando D’Alterio e di Paolo Siani che ai

Una delle foto pubblicate nel libro vincitore del premio Siani 2012

primi di ottobre 2012 fanno sapere di essersi rivolti per un parere sulla questione, che per la verità appare già chiara, al presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli Francesco Caia. Ma del parere di Caia non si saprà più niente. Insomma i giurati, ma

soprattutto D’Alterio e Siani, pur avendone avuto più volte la possibilità non hanno chiarito i perché di un riconoscimento a un libro ‘impremiabile’.
Allora, e siamo tornati a oggi, può suonare forse sorprendente che D’Alterio e Siani vengano inseriti, nell’ambito dei corsi di aggiornamento organizzati dall’Ordine dei giornalisti, tra i relatori della lezione tenuta il 22 settembre all’hotel Continental su ‘Giancarlo Siani e la deontologia del giornalista’.